domenica 8 settembre 2019

La caduta della Repubblica Partigiana di Pigna (IM)

Pigna (IM) vista da Castelvittorio

Ecco una sua intervista [di Lorenzo Musso, "Sumi", che, poco dopo gli avvenimenti qui narrati, divenne Commissario Politico al Comando Operativo della I^ Zona Operativa Liguria ]: «Ero al comando della Divisione Cascione, ero il Vice Commissario Politico. Il Curto [Nino Siccardi] mi disse: "Bisogna che andiamo a Pigna. È stata occupata dai nostri e bisogna andare a vedere come vanno le cose". Siamo partiti col Curto e giungemmo a Pigna e trovammo per primo Zoroddu con Carabalona e con Pagasempre [Arnolfo Ravetti] e lì sono venute le presentazioni. Anzi, devo rettificare. Pagasempre l'ho incontrato dopo. Dopo il primo contatto sono rimasto con l'incarico di organizzare una amministrazione politica comunale [...] In Pigna ho trovato forte collaborazione da parte di Carabalona [Stefano "Leo" Carabalona], che aveva in quel tempo il comando locale. Ho cercato di organizzare, anche politicamente, una piccola repubblica. Memore del mio lavoro fatto nella Repubblica Catalana, in Spagna, mi impegnai subito [...] Abbiamo infatti avuto il caso di un processo a carico di marito e moglie, che facevano la spia ai tedeschi [...]». [...] I tedeschi, come vedemmo, si pentirono presto di aver abbandonato Pigna. I partigiani avevano occupato il luogo.
don Ermando Micheletto *, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
* ... Don Micheletto per tutta la guerra si adoperò per i partigiani, generalmente in contatto con i gruppi di Vitò, che accompagnò spesso nei loro spostamenti. Esplicherà la sua attività specialmente nell'assistenza e per captare messaggi radio. Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
 
Sintomi di un ritorno offensivo tedesco non mancavano e il nostro SIM riceveva continuamente segnalazioni di spostamenti nemici intesi a preparare un vasto movimento contro di noi.
A fine settembre i presidi tedeschi di Isolabona e di Dolceacqua furono notevolmente rafforzati.
Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, già combattente nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola, organizzatore di una delle prime bande partigiane in provincia di Imperia, poi comandante di un Distaccamento della IX^ Brigata "Felice Cascione", dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione] allo scopo di prevenire il nemico che sentivamo avrebbe presto scatenato un attacco in forze contro le nostre posizioni per tentare di ricacciarci verso l'alta montagna e disperderci, studiò un piano di operazioni che avrebbe dovuto sorprendere il tedesco nella fase preparatoria e ne avrebbe minacciato tutto lo schieramento sul fronte francese.
Venne dato ordine di rafforzare la zona. 
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. Alis, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
 
Pilota
Carabalona Stefano ["Leo"], comandante in Pigna, memore dell'attacco per l'avviso di Pagasempre [Arnolfo Ravetti], aveva dislocato un distaccamento a presidio di Passo Muratone e lo aveva collegato a Pigna con una linea telefonica. Abile prudenza perché Pigna non fosse attaccata di sorpresa. A comandante commissario del gruppo aveva mandato un ex sottufficiale di aviazione, che per questo aveva assunto come nome di battaglia Pilota. Il gruppo, purtroppo, cederà alla pressione tedesca e provocherà l'inizio della perdita di Pigna.
Myria
La novella repubblica abbisognava di un intendente agli approvvigionamenti. Fu designato il maggiore Zoroddu, col nome di battaglia Myria. Già in diretto contatto con il C.L.N. della Riviera si dimostrò l'uomo più capace di provvedere tutto il necessario per le truppe e la popolazione. Lo troveremo più avanti e ne narreremo l'avventura.
Il Colonnello Marziano
Il comando di Pigna si arricchì anche di un consulente militare nella persona del Colonnello Marziano, senza incarichi precisi. Fu, veramente, un personaggio più decorativo che di attività. Celebrava le sue nozze in Pigna durante un attacco tedesco. Durante il rastrellamento finale sparì e non fu più visto tra le formazioni partigiane.
don Ermando Micheletto, Op. cit.

Nei primi giorni di ottobre del 1944 i tedeschi, puntando ad annientare la I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano" (più avanti questa Brigata venne accorpata nella Divisione "Silvio Bonfante") e la V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", entrambe della II^ Divisione "Felice Cascione", comandata da Nino Curto Siccardi, profusero uno dei maggiori, per numero di uomini e vastità di azione, rastrellamenti nei territori dell'estremo ponente ligure, che prese il nome di "Pigna-Piaggia-Upega" dai nomi delle località interessate.
L'attacco aveva come principale obiettivo Pigna (IM), che dal 18 settembre, grazie all'iniziale vittoria delle formazioni partigiane conseguita in seguito ad azioni che avevano avuto il loro culmine in data 29 agosto, si reggeva come Libera Repubblica Democratica.
I tedeschi provenivano in gran parte da Isolabona (IM). Erano fronteggiati dalle scarse armi pesanti a disposizione dei patrioti. Gli attaccanti intrapresero presto un intenso bombardamento. Dalle ore 17 del 5 alle ore 13 del 6 ottobre 1944 due batterie tedesche da 105/17, piazzate ad Isolabona, vomitarono nella zona oltre 500 proiettili... Nei due giorni successivi il bombardamento continuò.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999


Doria [Fragola Doria, Armando Izzo, capo di Stato Maggiore della V^ Brigata, da dicembre 1944 comandante della V^ Brigata] venne inviato a Pigna (IM) con la squadra di mortai da 81 e da 45, comandata da Leo il mortaista [Vittorio Curlo, comandante del IX° Distaccamento della V^ Brigata, in seguito capo di Stato Maggiore della II^ Divisione], in modo che il centro della nostra linea formasse un baluardo formidabile e desse la possibilità alle ali di agire senza la preoccupazione di essere tagliati in due tronconi.
Rinforzata così la difesa di Pigna, iniziammo le nostre azioni offensive condotte contro la media e bassa Valle del Nervia e contro la Valle del Roia, che, con la grande rotabile che l'attraversa, rappresentava l'unica via di rifornimento per le truppe tedesche attestate nel versante della valle stessa...
Durante tutto il 7 ottobre [1944] la calma regnò assoluta...
Durante la stessa notte il nemico si pose in movimento.
Una massa imponente di nazifascisti veniva scagliata contro le nostre posizioni con l'evidente  intenzione di disperderci e annientarci con un vasto e ben congegnato movimento concentrico su Pigna.
Gli informatori giungevano uno dopo l'altro in rapida successione con notizie sempre più gravi. Il nemico muoveva le sue colonne da tutte le direzioni. Da Rio Bonda, da Isolabona, da Monte Olivastro, da Monte Altomoro, da Saorge salivano i soldati di Hitler, ebbri di stragi, avidi di bottino.
Ben presto  le armi entrarono in azione. Mortai,  mitragliatrici,  mitragliatori, ta-pum, era  un  coro infernale  di gniaulii, sibili, scoppi.
Pigna sembrava essere diventata una bolgia infernale. Gli abitanti terrorizzati cercavano rifugio nelle cantine o fuggivano fra i boschi. La morte era ovunque: su di noi, intorno a noi.
Si resisteva. Al fuoco rispondemmo col fuoco, alle urla degli assalitori facevano eco le nostre libere, entusiasmanti canzoni.
A mezzogiorno una colonna nemica superando una nostra posizione avanzata s'infiltrava fra le nostre linee principali tentando di spezzarle, isolarle e infrangerle.
Si combatteva da ore con disperato furore; mancava il cibo, l'acqua  scarseggiava, le munizioni erano quasi esaurite.
I comandanti, cupi in volto, passano di postazione in postazione per rincuorare gli uomini sotto il grandinare dei proiettili.
Ma era evidente, ormai, che la posizione si rendeva insostenibile.
Poco dopo le dodici si iniziò il lento ripiega mento sulla  linea Carmo Langan - Grai - Cima Marta.
A Pigna restava ancora il centro dello schieramento che continuava a combattere con incrollabile fermezza trattenendo il nemico, in modo da permettere al grosso lo sganciamento.
Verso le 15 il distaccamento Doria con dodici uomini scarica un'ultima volta le armi contro il nemico ormai irrompente e lascia il paese ritirandosi lungo la mulattiera che da Croce di Campo Agostino conduce a Prealba ed a Breggio.
Il grosso dei nostri era ormai in salvo, mentre i tedeschi avevano occupato Monte Vetta, San Sebastiano, Gola di Gouta e Passo Muratone.
Il comandante Doria col suo distaccamento giunse a Croce di Campo Agosti­no mentre la sera, una triste, cupa sera, scendeva. Piovigginava. Strati di nebbia velavano a tratti la china dei monti avvolgendo i nostri uomini. Il silenzio, dopo il fragore della battaglia, sembrava più profondo e v'era in esso qualcosa di terribile e pauroso...
Mario Mascia, Op. cit.

Dopo l'arrivo di ulteriori forze nemiche dalla Francia, i garibaldini si sganciarono verso Carmo Langan [località di Castelvittorio (IM)] e Cima Marta.
Fino al 18 ottobre si protrasse il rastrellamento, che costrinse gli uomini della I^ e della V^ Brigata a riparare in Piemonte.


I partigiani riuscirono, non senza subire pesanti perdite, a sganciarsi attraverso il Passo del Bocchin d'Aseo, oltrepassando il Mongioie, trasferendosi a Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN), in Piemonte.
Pigna (IM) venne così persa dai partigiani. I tedeschi procedettero all'ormai consueto e tristo rito di incendiare e razziare.
I tedeschi, ritenendo fondata l'ipotesi di un imminente sfondamento anglo-americano sulla frontiera italo-francese, intrapresero anche la costruzione di una seconda linea difensiva, per realizzare la quale fu reclutata parte della popolazione, che malvolentieri assolse a questo onere, al punto che "i tedeschi decisero di inviare 300 persone a Verona con l'intento di internarli in Germania".
Rocco Fava, Op. cit.

[...] Cima di Marta, con l'incarico di stare di vedetta per controllare che non arrivassero tedeschi dalla Val Roia. Là rimasi fino al rastrellamento dell'8 ottobre [1944], quando Langan fu di nuovo occupata e noi dovemmo ritirarci a Piaggia (CN), poi alle falde del Mongioie, in Piemonte. Alla fine di ottobre attraversammo il Mongioie con tre metri di neve e raggiungemmo Fontane di Frabosa [Soprana (CN)], dove restammo per circa un mese; poi il 22 novembre il distaccamento si sciolse e il comandante Mosconi [Basilio Moscone Mosconi, comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata] ci disse di tornare a casa: eravamo poche decine di combattenti, l'inverno era alle porte, faticavamo a trovare da mangiare e non saremmo stati in grado di sostenere uno scontro con truppe regolari...
Stefano Rodi Millo [più conosciuto come Mario] in Marco Cassioli, Ai confini occidentali della Liguria. Castel Vittorio dal medioevo alla Resistenza, Comune di Castel Vittorio, Grafiche Amadeo, Chiusanico (IM), 2006

Mi rivedo sotto U baussu de Paulin in folto gruppo di fuggitivi... c'è il vecchio Parroco, là in un angolo, che prega col suo breviario in mano... vedo mia madre che, con un filo di voce misto a pianto, mi raccomanda: Per nessun motivo non venire a casa; i tedeschi ti cercano; anche se gli altri tornano, tu non venire finché non vengo io a chiamarti - sei stato notato sulla piazza di Pigna in un gruppo di partigiani. Dettandomi questo messaggio, si era portata la mano alla bocca come nei momenti solenni di giuramento... Attorno le orde nazifasciste stanno portando ancora fame e morte... Voci confuse e contradditorie ci parlano di sbarchi vicini, di fuga e di liberazione... La voce di Radio Londra, sentita ormai a pieno volume, ci conferma che siamo liberi... Con la seduta del 6 maggio 1945 praticamente cessava il Consiglio della Repubblica di Pigna anche se a pochi giorni di distanza abbiamo dovuto ribadire che la nostra libertà si chiama Italia...
Don Guido Pastor in Osvaldo Contestabile, La Libera Repubblica di Pigna, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1985

Luigi mi ha raccontato l'avventura di Nikolaj, prigioniero guerra russo [...] «[...] Poi sono arrivati i tedeschi a occupare Rocchetta.[...] Non c'era più nessuno in paese, quelli erano rimasti perché c'era il ragazzo ferito. Credevano fosse un partigiano ferito. In paese i tedeschi dicevano di comportarsi bene che loro avrebbero fatto altrettanto. C'erano dei prigionieri russi, i tedeschi se li portavano dietro. Loro avevano sempre intenzione di andare in montagna con i partigiani. Noi eravamo un po' titubanti a credergli, perché non sapevamo se lo dicevano per scoprire qualche spia; poi invece ho capito che erano veramente decisi di andare via. E difatti una sera vado lì, perché erano in casa mia, in una camera lì di mio padre, e m'han dato un po' di sigarette e han detto: “Stanotte noi partire con i partigiani”. E difatti il mattino erano partiti. Ce n'era una dozzina di prigionieri russi. Erano andati per il sentiero dopo la chiesa di San Bernardo e lì alla chiesa i tedeschi ne hanno ucciso uno. Alla chiesa c'era una sentinella dei tedeschi; uno dei russi è morto, ma gli altri ce l'han fatta. Sono andati su e si sono incontrati a Pigna con i partigiani, perché allora i tedeschi non c'erano a Pigna. Poi i tedeschi sono tornati con i rinforzi e hanno cacciato i partigiani da Pigna [...] C'era anche la canzone: “Addio Pigna bella / mia dolce cara e pia / i partigiani scacciati dai tedeschi / i partigiani van via”, ma la canzone diceva che i partigiani sarebbero tornati ancora. Dopo un periodo ero sul sentiero per Gouta a far della legna e ho incontrato uno di quei russi scappati quella notte. Lo conoscevo perché andavo da lui tutti  i giorni: voleva che gli spiegassi un po' come si chiamavano le cose in italiano. Ho visto un uomo lontano trecento metri, aveva un fucile sulle spalle, e mi sono detto: “Mi sembra Nikolaj”. Come lo incontro mi dice: “Ciao Luigi, ciao, adesso hai capito che era vero: sono fra  i partigiani”, parlava un po' italiano. Poi in un'imboscata i tedeschi lo hanno fatto fuori. Ventidue anni aveva». L'incendio dei nazisti, i ribelli sulle montagne, la repubblica partigiana di Pigna: i ricordi sembrano ombre cinesi turbinose, un tramestio di voci appena udibili su un palco in penombra. Desidero assistere allo spettacolo del ricordo nell'attimo che precede l'intervento dell'intelligenza storica, ordinatrice. La figura del russo, morto da settant'anni, è pallida ma viva: mi chiedo se qualcun altro - altrove, lontano - conservi ancora l'immagine di Nikolaj.
Francesco Migliaccio, Ombre e passaggi fra Nervia e Roja (Prodotto nell'ambito del progetto "Sulle tracce di Francesco Biamonti: percorsi creativi tra San Biagio della Cima e le cinque valli del Ponente Ligure". A cura del Centro di Cooperazione Culturale. In collaborazione con l'Unione Culturale Franco Antonicelli, la Fondazione Dravelli, e gli Amici di Francesco Biamonti. Con il contributo di Compagnia di San Paolo e Fondazione Carige) in L'Indice dei Libri del Mese