venerdì 24 luglio 2020

Operavo di continuo tra la Francia e la costa italiana



L'8 o il 9 febbraio 1945, a seconda delle fonti, venne ferito in un agguato a Vallecrosia Stefano Leo Carabalona, già comandante dell'8° Distaccamento della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", poi comandante di un Distaccamento della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", in quel momento responsabile della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato  ]
[...]
All'interno del C.L.N. il fatto [il ferimento di Leo] suscitò scalpore e innestò una approfondita discussione che evidenziò la urgente necessità di cautelarsi con le forze alleate della vicina Francia per una maggior collaborazione e soprattutto coordinamento. 
[...]
Giungemmo [il gruppo composto da Renzo Rossi, di cui al presente racconto, Renzo "Gianni" Biancheri e Luciano "Rosina" Mannini, gruppo che in barca a remi aveva scortato sin lì Leo] nel porto di Monaco [nella notte tra il 5 e il 6 marzo 1945], dove fummo subito presi in consegna dalle sentinelle algerine e portati all'hotel de Paris, sede del comando francese.
Riuscimmo a far ricoverare Leo a Nizza, ma per il resto insistetti non poco per contattare il comando
inglese o quello americano che erano gli autori della missione in Italia di "Leo".
[...]
Iniziò ufficialmente una più stretta collaborazione tra la Resistenza italiana e le forze alleate.
Al Belgrano, antico palazzo-maniero di Nizza ove risiedeva il comando interalleato, presentai le mie credenziali e fummo accolti e considerati a tutti gli effetti come "collaboratori", anche se non ancora "alleati".
Facemmo presente anche che il nostro impegno alla lotta della liberazione dell'Italia era dettato da motivi ideali e non da convenienze personali.
Chiarimmo anche con gli altri agenti italiani che già operavano con i servizi alleati, in gran parte contrabbandieri ed avventurieri, che non era nostra intenzione rischiare la pelle per fare le spie prezzolate, ancorché dalla parte giusta.
Tutti si dichiararono entusiasti di partecipare alla lotta per la liberazione dell'Italia dai nazifascisti.
Il contributo dei contrabbandieri alla Resistenza fu enorme ed è bene che venga reso pubblico e riconosciuto.
Quando necessario partecipavamo alle riunioni dei comandi alleati.
Compito della Resistenza era quello di raccogliere quante più informazioni possibili sul dislocamento e sui movimenti delle forze nazifasciste e sul posizionamento dei campi minati lungo la costa.
I viaggi tra la Francia e Vallecrosia si intensificarono, con l'invio di armi ed equipaggiamenti per i partigiani. 
L'invio di armi era sempre stato un problema. 
I lanci con i paracadute quasi un disastro, e, quando andavano a buon fine, le armi si rivelavano inadeguate.
Su indicazione del commissario Mascia di Sanremo rappresentai con insistenza la necessità che ci venissero fomite armi e munizioni compatibili con la preda bellica tedesca che riuscivamo a sottrarre ai nazifascisti.
Per quanto possibile cercammo di evitare i bombardamenti per abbattere i ponti e gli altri obiettivi
militari, perché creavano troppi danni alla popolazione civile.  
Venimmo incaricati di far saltare ponti e rendere inagibili altre strutture.
Da Vallecrosia verso la Francia furono trasportati prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi di prigionia dopo l'8 settembre '43 e partigiani italiani ricercati dai fascisti.
La base operativa per le operazioni era a St. Jean Cap Ferrat nella villa Le Petit Rocher.
Ricordo il motoscafista francese Cesar. Un pregiudicato francese arruolato per la sua profonda conoscenza della costa e delle correnti. Fregava la benzina e quant'altro, ma insieme a Pedretti [Giulio "Corsaro" Pedretti] non sbagliò mai una missione e fu sempre fedele.
Ricordo il pilota Fernand Guyot, ferito con due costole fratturate e trasportato in salvo in barca da Achille Andrea Lamberti assieme al colonnello Ross [solo capitano, invero] ed altri tre, un inglese e due piloti americani.
Il Guyot si sdebitò con Achille a fine guerra.
[...]
Operavo di continuo tra la Francia e la costa italiana. 
Renzo Stienca Rossi in Gruppo Sbarchi Vallecrosia di Giuseppe Mac Fiorucci  < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM) >, 2007
 
Mentone

Renzo Rossi
(Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… 
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
 
Nizza

Renzo [Renzo Stienca/Gianni Rossi] si accreditò presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]... Renzo propose una nuova procedura con la quale si potevano avvisare i partigiani in attesa sulla costa italiana. Procedura che consisteva nello sparare due razzi da Cap Martin di modo che fossero visibili dall'area di Bordighera. Un compito che fu affidato al comando francese di Mentone. Il 17 marzo un battello, che portava due pacchi di armi e di munizioni per i partigiani, partiva da Villefranche con a bordo Renzo ed altri 2 uomini. Ma nessun razzo venne sparato, non ci fu nessuno ad accogliere in Italia quella piccola spedizione ed il battello tornò indietro. L'operazione venne ritentata con successo due notti più tardi, quella del 19 marzo... Renzo tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo…  
Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013 
 
Ai primi di aprile [1945] ero a Sanremo. Con il partigiano Salvatore Marchesi (fratello di Concetto, famoso latinista) partecipai alla missione di spionaggio più significativa. In Via Corradi, nei locali della drogheria Bronda, molto discretamente comandanti fascisti e tedeschi pianificarono la ritirata in previsione dell'imminente avanzata degli alleati. In una stanza attigua io e il Marchesi ascoltammo tutto. I capi fascisti chiesero insistentemente ai tedeschi di potersi ritirare per primi, così in caso fossero stati attaccati, i tedeschi avrebbero potuto scatenare la rappresaglia. Scopo della operazione era di indurre i partigiani a non ostacolare la ritirata dei fascisti per paura dei tedeschi.
Per l'ennesima volta mi imbarcai a Vallecrosia per Le Petit Rocher, per mettere al corrente il comando alleato.
L'ultima mia missione è forse la più bella, perché in essa le forze alleate ci riconobbero pari dignità e demandarono i destini dei nostri paesi e delle nostre genti ai risultati della nostra missione. [...]
Renzo Stienca Rossi in Op. cit. 

10 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 410, al CLN di Bordighera - ... Segnalava che il Comando Operativo della I^ Zona Liguria desiderava inviare alcuni documenti in Francia tramite "Leo" [Stefano Carabalona, che, ferito, dal 5 marzo era già stato portato in salvo in Costa Azzurra] e di conseguenza chiedeva la data in cui fosse stato disponibile "Leo". Comunicava che 6 uomini dovevano varcare il confine.
12 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 424, al "Capitano Roberta" [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] - Comunicava che...  quel giorno stesso il CLN di Bordighera aveva avvertito che "Leo" e "Rosina" [Luciano Mannini], accompagnati da altri due partigiani [Renzo Biancheri e Renzo Rossi], erano, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo partiti per la Francia; che "Leo" era sempre ferito; che il suo passaggio in Francia era stato affrettato...
14 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 436, a "R.C.B." [Robert Bentley] - Comunicava che ... i garibaldini partiti tra il 5 ed il 6 marzo per la Francia non erano ancora rientrati.
19 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] , prot. n° 467/SIM, a "Brunero" [Francesco Bianchi], responsabile S.I.M. della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che ... "Renzo" [Renzo "Stienca" Rossi] era ancora trattenuto in Francia...
13 aprile 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto" Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria ad "Orsini" [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata] - Si sollecitava maggiore attenzione nell’individuare per tempo e nell’avvertire di movimenti del nemico rispetto alla tematica sbarchi, in quanto il motoscafo di "Renzo" [Renzo "Stienca" Rossi], ricevuta una segnalazione sospetta dalla costa, era appena tornato indietro.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

sabato 11 luglio 2020

La sera del venticinque aprile 1945 un uomo giace colpito alla testa, accasciato presso un paracarro

Isolabona (IM)

Era uno scapolo di buona età. Viveva nella sua Isolabona [(IM)], figlio di zia Caterina. Saliva ogni anno in Andagna [Frazione di Molini di Triora (IM)], patria dei genitori che in Isola avevano avviato una bottega di stoffe. La guerra e la lotta partigiana non lo distolsero dall'innata abitudine di trascorrere alcuni mesi nella casa dei vecchi genitori. In Andagna aveva una sorella ed ogni anno vi trascorreva le meritate vacanze, spesso in compagnia del fratello e dello zio maristi. Nella casa spaziosa e patriarcale si respirava aria di serenità, e di pace campestre.
L'anno 1945 fu per il Rodini l'anno delle molte incertezze, dubbioso di ritrovare la vissuta serenità. Una notte arrivò in compagnia del partigiano Silla [Ferdinando Peitavino, vice commissario, in precedenza responsabile stampa e propaganda, della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"] di Isolabona.
Il paese piangeva ancora i suoi morti e frequenti erano i rastrellamenti. Comprese che vivere in Andagna era assai pericoloso. Volle tuttavia restare. Non poteva lasciare incustodita la casa dei vecchi né che la campagna divenisse un roveto.
Restò. Viveva solo; a sera un salto e un bicchiere con i parenti. La casa di papà Francesco era meta più ambita. Diceva di rinascere al vedersi attorniato dai bambini spensierati e ciarlieri. Una leccornia, una caramella usciva sempre dalle sue tasche.
Con papà Francesco discuteva dei vecchi tempi; erano incontri prolungati specie nel trovarsi alla Borea: qui papà Francesco accudiva galline e conigli, il Rodini verdura e alberi da frutta.
La sera del 23 aprile 1945, proveniente da Isolabona e da Castelvittorio [(IM)] via Langan, giungeva una colonna di tedeschi.
Era l'inizio dell'esodo delle truppe verso il Piemonte. 
Andagna fu sosta notturna di prudenza a scanso di eventuali attacchi partigiani.
Il paese vide ripetersi la provata e sofferta invasione, furono divelte porte, violate abitazioni, sottratti viveri. Nella notte, nei carruggi, urla di avvinazzati e imprecazioni.
Ero in casa di nonna Filomena, ormai attempata e sola alla Case Sottane. 
Un ufficiale sfonda la porta di casa, si introduce, sale le scale, oltrepassa la sala e, armi alla mano, impone a me e alla nonna di lasciare il letto.
Ha con sé una giovane dai biondi cappelli che mi implora nel suo dialetto - è un parlare delle nostre parti -.
La ferma opposizione ed il diniego di cedere il letto ottiene il suo effetto.
Nonna Filomena uscirà semplice donna, in una espressione troppo materna: "vedi com'è stato gentile quel soldato. Mi ha visto vecchia e ammalata e se ne è uscito".
Cambiò giudizio la mattina al risveglio. Cercò l'involucro contenente l'anello, gli orecchini e i pochi risparmi. Erano stati rubati.
Trovai la stoffa che li avvolgeva a pochi passi dall'uscio.
Povera nonna Filomena che ti avrà detto il buon Padre Eterno quando, non trascorsi undici giorni da quella deprecata visita notturna, ci lasciasti?
Alla Costa, in Casa Emmanueli e in Casa Melagrano, la notte fu una notte di bagordi: suoni canti e danze...
Erano le sette del 23 aprile. Ordini precisi e alcuni spari: la colonna si forma e, preceduta da alcune autoblinde, si avvia sulla rotabile San Bernardo-Drego.

Andagna - Fonte: Pro Loco Andagna
 
Rodini osserva. Scorge, mista fra i soldati, la ragazza bionda. Ha il braccio destro anchilosato. Riconosce che è di Castelvittorio, sorella di un suo amico sposato in Isolabona. Ragazza dal carattere strano, dai più saputa innamorata di un soldato tedesco di stanza ad Isolabona. Rodini intuisce il dramma e ne prevede tristi conseguenze. La chiama, la consiglia, promette di ricondurla a casa. Contro la ragazza viene sparato un colpo di pistola. La situazione si aggrava ancora: Rodini scende in strada per fermarla, lei fugge e si incolonna agli ultimi militari.
Papà Francesco richiama il cugino e lo esorta a lasciare la testarda al suo destino. Alla distanza di circa cinquanta metri si accoda ai ritardatari. È determinato. Non lascia ogni possibile tentativo. 
Spera in una sosta o che la ragazza si ravveda.
Trascorre l'intera giornata in attesa e in apprensione. Per due volte da papà Francesco sono inviato a casa del cugino a sentire di un suo arrivo. La notte è un'attesa inutile. La sera del venticinque aprile 1945 un tale che si diceva in cerca di un parente porta la nuova che a un duecento metri da Passo Pizzo un uomo giace colpito alla testa, accasciato presso un paracarro.
È il Rodini: papà Francesco e due amici lo trasporteranno in paese servendosi di una carretta. Verrà sepolto il giorno dopo.
Don Nino Allaria Olivieri, Memorie. Diari 1940-1945. Seconda parte: Andagna - Fatti e Misfatti (1944-1945), Alzani Editore, 2011
 
Don Antonio Allaria Olivieri "Poggio", nato ad Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM), il 19.11.1923
Nel 1943, ventenne, studente di teologia presso il Seminario di Bordighera.
Nel mese di ottobre, rifiutato l'arruolamento nella Repubblica di Salò, in montagna.
Con lo pseudonimo di "Poggio", nella formazione di Guglielmo Vittorio "Vitò" presso Loreto di Triora.
Incorporato nelle formazioni garibaldine con prevalenti compiti di staffetta e servizio informazioni.
Il 25 maggio 1944 arrestato ad Andagna nel corso di un rastrellamento.
Riuscito a fuggire grazie alla complicità di un soldato austriaco, tornato al Distaccamento.
Il 18.6.1944 partecipe della battaglia di Carpenosa che vide la liquidazione del presidio tedesco.
Il 25 Aprile 1945 a Sanremo con il I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" comandato da Vincenzo Orengo "Figaro".  
Vittorio Detassis