sabato 6 aprile 2024

Isolabona diede al movimento diciotto partigiani che combatterono incorporati nei vari Distaccamenti della V Brigata

Isolabona (IM): uno scorcio del paese

Come a Dolceacqua, anche a Isolabona nei giorni della lotta un CLN non fu mai formalmente costituto. Agivano solamente gruppi spontanei di cittadini che, però, qui erano bene organizzati ed in stretto contatto tra di loro, quasi come un vero CLN, decisi cioè a combattere insieme il nemico con costanza e determinazione onde riconquistare la libertà. Alla Liberazione, quando si costituì il CLN come in ogni altro Comune, vi entrarono a far parte anche alcuni esponenti dei gruppi suddetti, per cui il CLN risultò così formato: Armando Gazzano (indipendente), Aldo Moro (PSIUP), Celeste Pastor (PCI), Romualdo Pastor (ind.) e Menotti Verrando (ind.).
I primi reparti tedeschi giunsero a Isolabona agli inizi di giugno 1944 e dopo una ventina di giorni vennero sostituiti da altri contingenti di truppa. Nel mese di luglio giunsero altre truppe costituendovi pure un Comando e vi rimasero fino al 23 aprile 1945, vigilia della Liberazione. Durante tale periodo, dopo aver sloggiato gli inquilini dalle migliori abitazioni, le occupavano senza mancare di impossessarsi di tutto ciò che faceva loro comodo, specialmente apparecchi radio, biciclette, coperte ed oggetti di valore. Inoltre settimanalmente erano presi a turno degli ostaggi, che venivano reclusi e guardati a vista da sentinelle tedesche, sotto la minaccia di fucilazione al primo tentativo di sabotaggio od offesa ai soldati occupanti. Con l'aiuto del podestà fascista il Comando nemico riusciva a compilare la lista dei familiari dei partigiani del paese, costringendo i familiari stessi a rifugiarsi nel Comune di Pigna. Denunciati sempre dai fascisti del luogo, il 16.2.1944 la GNR arrestava Lindo Cane, Tarquinio Ferrari e Alfredo Gavino, che furono deportati in Germania nel campo di Mauthausen, ove morirono Ferrari e Gavino, mentre Lindo Cane, riuscito a tornare, morì di TBC nel sanatorio di San Lorenzo il 5 maggio 1946.
Già il 13 settembre 1943 il cittadino Gildo Pianeta, mentre tentava di fuggire dalla tradotta che lo portava in Germania, era stato ucciso.
Sebbene nessuna unità partigiana vi si formò mai, il Comune di Isolabona diede al movimento diciotto partigiani che combatterono incorporati nei vari Distaccamenti della V Brigata "Luigi Nuvoloni". Fra questi Emilio Veziano (Spartaco), il quale, catturato e condotto su monte Morgia, vi fu bruciato vivo il 16 settembre 1944. L'allora podestà non volle interessarsi della sepoltura.
I tedeschi, come abbiamo già visto, con l'ausilio dell'allora podestà, avevano compilato una lista di tutti i partigiani di Isolabona, comprensiva di nominativi e indirizzo delle famiglie e dei simpatizzanti. Tale lista il 18 settembre 1944 fu inviata dal Comando tedesco di Isolabona al Comando della V Brigata "L. Nuvoloni", con l'esplicita minaccia che se i partigiani avessero sparato un solo colpo di fucile sul territorio del Comune di Isolabona, sarebbero stati uccisi i loro familiari e distrutte le loro case. Ma vediamo da vicino cosa dice il documento compilato dal Comando tedesco: "Al Commando dei terroristi in Pigna, elenco dei ribelli e disertori di Isolabona:  Moro Nello di Giobatta, Orrao Adolfo di Adolfo, Pianeta Roberto di Giuseppe, Cane Alfonso di Giuseppe, Anfosso Leo di Giacomo, Moro Aldo di Pietro, Cane Sigifredo di Cesare, Veziano Osvaldo di Enrico, Martini Aldo di Vincenzo, Martini Nando di Ferdinando, Boero Flavio di Luigi, Novaro Lino di Annibale, Balestra Giulio, Peitavino Ferdinando. Famiglie che risulta rendano servizi ai ribelli: di Piombo Eugenio (figlio e figlia), di Verrando Menotti, di Pastore in Via Molino; nonché tutti i familiari dei ribelli succitati e quasi tutte le famiglie che abitano nella regione Gonté..." [...]
Francesco Biga in Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria) - vol. V, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016,  pp. 234-236

Mio padre era un appassionato cacciatore. Poco prima o poco dopo la dichiarazione di guerra alla Francia, al ritorno da una battuta di caccia nei boschi della Val Nervia, come al solito si fermò con gli amici nel bar Piombo di Isolabona per una bevuta e poi un’altra e ancora un’altra. Sotto l’effetto dell’alcool gettò un calice di vino sulla foto del Duce allora immancabile in ogni esercizio pubblico, proferendo la frase: “Che beva anche quel porco!”. Gli immancabili delatori fecero il loro lavoro e da quel giorno cominciarono i guai. Non conto le volte che una macchina nera con le tendine nei vetri posteriori giunse alla nostra casa per prelevare mio padre e portarlo in commissariato “per controlli”. Mio fratello Nino accompagnava già nostro padre nei viaggi in Francia per contrabbando, quando venne arruolato, ironia della sorte, nella Guardia Confinaria e inviato proprio a Beausoleil. Spesse volte, anche senza permesso, ritornava a casa in bicicletta per brevi visite. L’8 settembre 1943 lo colse a Beausoleil. Tutto il reparto come tutto il Corpo d’Armata Italiano si sfaldò.
[...] A causa delle continue visite della Polizia che avrebbe potuto scoprire il disertore, Nino si rifugiò in località Marcora sopra Isolabona, in un casone di campagna adibito a ricovero degli attrezzi agricoli di una vigna di un nostro conoscente. Per qualche settimana periodicamente andavo in Marcora a portare generi alimentari e biancheria a mio fratello. Credo che altri si fossero uniti a lui perché una volta mi chiese di portare più pane. Un giorno, lasciata la bicicletta ai margini della carrozzabile, mi inoltrai a piedi per il sentiero che conduceva al rifugio di mio fratello. Mi accorsi di essere seguita e allora cambiai strada ritornando verso il paese. Un uomo mi si avvicinò; era un signore nostro vicino di casa che conoscevo bene, perché frequentava anche la nostra casa; chiedeva sempre di mio fratello. Capii allora la sua insistente curiosità. Era armato e mi puntò la pistola alla faccia chiedendomi di condurlo da mio fratello. Ebbi la forza di mentire dicendo che non sapevo dove fosse. Mi credette ma mio fratello dovette fuggire di nuovo. Con mio padre ci trasferimmo a Vallecrosia Alta, perché la costa era sovente bombardata dal mare, dai cannoni di monte Agel e mitragliata dagli aerei. Nel gennaio del 1944 morì mia madre e Nino non fu presente al funerale. Sparito. Abitavamo in quella che allora era Via dei Metri, nell’ultima casa del vicolo. Una casa all’antica con stanze comunicanti una con l’altra, senza corridoio. Dalla primavera del ’44 mio fratello iniziò a fare qualche furtiva visita nottetempo. Confabulava con mio padre, poi spariva di nuovo. Spesse volte con mio padre ritornavamo alla casa al mare [a Camporosso] e a volte papà partiva per raggiungere la Francia con la barca. La cantina a volte era piena di merci le più varie, una volta persino dei datteri. Credo nel settembre del ’44, Nino una notte portò a casa a Vallecrosia Alta una radio e la nascose nell’armadio a muro nell’ultima stanza.
Emilia Guglielmi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, IsrecIm, 2007

2.9.1944 - "Una squadra del Distaccamento Comando della V^ Brigata, dopo aver fatto un'azione di cannoneggiamento sulle posizioni tedesche di Dolceacqua, attaccava sulla rotabile Pigna-Isolabona un'ottantina di tedeschi, che tentavano di passare il ponte rotto per entrare in Pigna. Dopo parecchie ore la squadra ripiegava perché i tedeschi abbandonavano la zona. Da parte tedesca tre morti e diversi feriti. Per quanto riguarda i partigiani, veniva preso prigioniero il Vice Comandante "Fuoco" [Marco Dino Rossi] e si registravano due feriti".
Da un documento ufficiale della II^ Divisione Garibaldi "Felice Cascione" edito in Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, ed. A.L.I.S, 1946, ristampa del 1975 a cura di IsrecIm

«Doria Fragola» e sei garibaldini armati di mitragliatore [il 26 settembre 1944] si appostano, in località Cartiera, tra gli alberi soprastanti la strada Isolabona-Dolceacqua, per tendere un agguato ai Tedeschi di cui è segnalato il transito. «Doria» seguito da due suoi compagni scende fin quasi sul ciglio della strada e mitraglia un camion tedesco di passaggio, il quale, benché colpito, prosegue la corsa finché, ancora mitragliato dai partigiani rimasti nascosti, sbanda e si ferma. I garibaldini partono quindi all'attacco dei Tedeschi superstiti con lancio di bombe a mano, ma lo strepitio dello scontro nasconde il rumore di altri due camion che stanno arrivando. Occorre ritirarsi.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Il 25 settembre 1944, intorno alle 8 di mattina, due colonne tedesche provenienti da Isolabona attaccarono in forze Pigna: la prima riuscì a superare l'ostacolo rappresentato dal ponte degli Erici distrutto e avanzò lungo la strada, raggiungendo località Casermette dove si fermò e sparò numerosi colpi di mortaio, che distrussero una casa nel paese e arrecarono gravi danni ad altri fabbricati.
[...] In ottobre la situazione sulla frontiera italo-francese si era ormai stabilizzata: i due schieramenti si fronteggiavano su una linea che andava da ponte San Luigi al Grammondo, per proseguire verso il col de Tourini, l'Authion, il Monte Bego e le cime che spesso superano i 3.000 metri sulla frontiera franco-piemontese. Della pratica Pigna se ne sarebbe occupata una compagnia del “Hochgebirgs-Jager Btg 4” del capitano Andreas Schönleben e reparti della 34a Divisione di fanteria, che aveva già stabilito il proprio Quartier Generale a Saorge. Le truppe da montagna dovevano partire da Isolabona per proseguire lungo la valle dai due lati del fiume Nervia e da Bajardo; si sarebbero, poi, divise in due colonne: una avrebbe preso per la mulattiera di Veduno, l'altra doveva scendere da San Sebastiano, passare per Castelvittorio ed entrare in Pigna dal ponte di Lago Pigo. I reparti della 34a dovevano salire lungo la vallata della Bendola, guadagnare il Passo Muratone e da lì scendere lungo due direttrici: Ouri e Prealba. Forse, per evitare combattimenti troppo aspri, che avrebbero potuto causare molte perdite agli stessi tedeschi, veniva lasciata libera una via di fuga ai partigiani lungo la strada del Passo Langan. Il 5 ottobre alle ore 17, le due batterie da 105 piazzate a Isolabona iniziano a martellare il paese con un fuoco incessante, che terminò solo a notte inoltrata. Il giorno seguente, all'alba, le salme di artiglieria ripresero a scuotere le campagne circostanti, molte ogive vennero caricate con shrapnel.
[...] A Isolabona si stabilì il comando del 253° reggimento di granatieri comandato dal colonello Ferdinand Hippel, il 1° battaglione del reggimento (major Klingemann) venne posizionato a Rocchetta Nervina, il 2° battaglione (major Hans Geiger) a Bevera. Le compagnie del 1° battaglione si alterneranno tra il fronte e le prime retrovie che si formeranno sulla riva sinistra del fiume Roia tra Gouta, Testa d'Alpe e Briga.
Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016

[ altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano con Paolo Veziano, Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020 ; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016  ]

Durante un improvviso rastrellamento dei tedeschi riuscii a fuggire dai partigiani [...] Quando i tedeschi, al termine dell'operazione, tornarono al loro quartiere di Isolabona, chiesi di poter rientrare alla settima compagnia [bersaglieri della RSI]. Il tenente tedesco mi rispose cbe avrebbe deciso lui quando rimandarmi: per il momento gli servivo a Isolabona. Mi affidò al soldato che si occupava delle mucche, in dotazione (!) alla sua compagnia.
Franco Scarpini in I nostri giorni cremisi (1943-1995), Diario raccolto e coordinato da Umbertomaria Bottino per gli amici del II (XX) Battaglione, 3° Reggimento Bersaglieri Volontari R.S.I., edito in Milano nel maggio 1995

27.9.1944 - "In seguito all'attacco del giorno prima fatto dai tedeschi la V^ Brigata ["Luigi Nuvoloni" dell'appena costituita Divisione "Felice Cascione", trasformazione della precedente IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"] lanciava un contrattacco su Isolabona con mortaio da 45. Una squadra mortai del Distaccamento Comando effettuava un'azione di disturbo sulle posizioni tedesche dell'anzidetto paese. Le perdite nemiche non sono state precisate".     
Da un documento ufficiale della II^ Divisione Garibaldi "Felice Cascione" edito in Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, ed. A.L.I.S, 1946, ristampa del 1975 a cura di IsrecIm

Alcuni garibaldini della V Brigata catturati in precedenza, più numerosi nelle zone di Pigna e di Buggio vengono raggruppati dal nemico a Isolabona e il 2 marzo fucilati presso il cimitero per rappresaglia in risposta alle sconfitte subite.
Cadono così, coraggiosamente, gettando disprezzo in faccia al nemico: Domenico Aimo, Giulio Grassi, Vito Massa, Antonio Pallanca, Attilio Pastor, Umberto Sciutto e Benedetto Vivaldi.
Sabina Giribaldi, Episodio di Isolabona, 02.03.1945, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

15 marzo 1945 - Dal comando della V^ Brigata della II^ Divisione, prot. n° 342, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria ed al comando della II^ Divisione - Comunicava che... ad Isolabona si trovavano 500 tedeschi...
22 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [responsabile Brunero, Francesco Bianchi] della V^ Brigata, prot. n° 352, alla Sezione SIM della II^ Divisione - Comunicava che... a Pigna ed a Isolabona erano stanziati 100 tedeschi per presidio...
20 aprile 1945 - Dalla sezione SIM della V^ Brigata al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Segnalava che Pigna (IM) era presidiata da 40 soldati di nazionalità russa e tedesca, che ad Isolabona vi erano 50 tedeschi... che sul fronte italo-francese tra la Località Marcora [nel comune di Isolabona (IM)] e la regione Fontana Povera [nel comune di Rocchetta Nervina (IM)] si notava la presenza di alcune artiglierie di medio calibro.
24 aprile 1945 - Da "Mina" al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che ... ad Isolabona vi erano 80 nemici con 50 cavalli e 2 batterie da 75/27 in postazione...
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Era uno scapolo di buona età. Viveva nella sua Isolabona, figlio di zia Caterina. Saliva ogni anno in Andagna, patria dei genitori che in Isola avevano avviato una bottega di stoffe. La guerra e la lotta partigiana non lo distolsero dall'innata abitudine di trascorrere alcuni mesi nella casa dei vecchi genitori. In Andagna aveva una sorella ed ogni anno vi trascorreva le meritate vacanze, spesso in compagnia del fratello e dello zio maristi. Nella casa spaziosa e patriarcale si respirava aria di serenità, e di pace campestre.
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

lunedì 12 febbraio 2024

Patrioti di Ventimiglia, martiri della furia nazifascista e deportati

Ventimiglia (IM): la lapide che davanti ai binari della stazione ricorda i ferrovieri caduti per la Libertà

Si pubblica qui di seguito uno stralcio di un documento, voluto nel 1971 dall'Amministrazione Comunale di Ventimiglia, facendo in modo non lineare alcune integrazioni e fornendo qualche spiegazione. Negli elenchi che seguono ci possono essere delle ripetizioni, come nel caso di Giuseppe Palmero. O si può trovare l'opportuna inclusione di cittadini non ventimigliesi. A titolo indicativo si rimarca che nella lontana lodevole iniziativa per la necessaria schematicità sono rimasti sotto traccia approfondimenti riferiti sia alle deportazioni di militari conseguenti all'armistizio dell'8 settembre 1943 sia a chi cadde opponendosi in quei giorni ai tedeschi; al duro colpo inferto ai patrioti - ferrovieri e non - della Giovane Italia che intorno al capitano Silvio Tomasi e ad Elio Riello tentavano nella primavera del 1944 di ricostituire il CLN nella città di confine; alla strage di partigiani avvenuta a Sospel, nel corso della quale furono uccisi garibaldini di diverse provenienze ed anche alcuni maquisard francesi; agli eccidi di Torri e di Grimaldi.
Adriano Maini

Ventimigliesi deceduti per causa delle SS, delle forze armate tedesche e nei campi di concentramento
1 ALBINI Bartolomeo fucilato da forze armate tedesche 28-3-1945
2 ALLAVENA Ida 3-12-1944
3 BALBO Paolo 21-3-1945
4 BALLESTRA Agostino 14-12-1944
5 BALLESTRA Caterina 14-12-1944
6 BALLESTRA Emanuela 14-12-1944
7 BALLESTRA Francesco 16-12-1944
8 BALLESTRA Gio Batta 16-12-1944
9 BIANCHERI Bartolomeo 21-3-1945
10 BIANCHERI Ettore 21-3-1945
11 BIANCHERI Paolo 21-3-1945
12 BOETTO Gio Batta 14-12-1944
13 BORDERO Luigi 28-3-1945
14 BORFIGA Luigi 28-3-1945
15 BERRO Dionisio 14-12-1944
16 CAVALLERO Giuseppe 28-3-1945
17 CHIODIN Angela 7-12-1944
18 CHIODIN Maria 7-12-1944
19 CRAVI Carlo 5-9-1944
20 CROVESI Aurelio 28-3-1945
21 DARDANO Sauro ferite arma da fuoco 9-8-1944
22 DE FRANCESCHI Ivone fucilato f.ze Arm. Tedesche 28-10-1943
23 Dl FEDERICO Giuseppe 28-3-1945
24 GASTALDI Costantino 12-11-1944
25 GIAUNA Gio Battista 28-3-1945
26 GIUNTI Renato 8-1-1945
27 GUGLIELMI Carlo 18-10-1944
28 GUGLIELMI Caterina 18-10-1944
29 GUGLIELMI Giovanni 18-10-1944
30 GUGLIELMI Eleonora 15-1-1945
31 GUGLIELMI Maria 18-10-1944
32 LORENZI Alberto 7-12-1944
33 LORENZI Battistina 7-12-1944
34 LORENZI Giovanni 9-1-1945
35 LORENZI Maria Teresa 9-1-1945
36 LORENZI Secondo 9-1-1945
37 MONTANARI Cesare 8-1-1945
38 MURATORE Elio ferite arma da fuoco 30-7-1944
39 PALLANCA Sergio fucilato f.ze arm. tedesche 28-10-1943
40 PALLANCA Vincenzo fucilato f.ze arm. tedesche 28-10-1943
41 PALMERO Enrichetta 17-12-1944
42 PASTOR Antonio 28-3-1945
43 PASTORINO Giovanni 7-12-1944
44 PEGLIASCO Battistino ferite arma da fuoco 18-10-1944
45 PEVERELLO Maggiorino fucilato f.ze arm. tedesche 28-3-1945
46 MACCARIO Domenico 16-12-1944
47 MACCARIO Mario 16-12-1944
48 MURATORE Ramberti 6-3-1945
49 PITTALUGA Rinaldo 7-12-1944
50 PIURI Adolfo 31-3-1945
51 PIZZOL Emilio ferite arma da fuoco 11-8-1944
52 PLANK Antonia fucilata f.ze arm. tedesche 7-12-1944
53 REBAUDO Primolino 28-3-1945
54 ROSSO Giuseppe 21-3-1945
55 SASSO Emilio 21-3-1945
56 SCARELLA Eugenio 28-3-1945
57 SISMONDINI Faustina 15-1-1945
58 SISMONDINI Teresa 9-1-1945
59 TACCHINI Gino ferite arma da fuoco 4-12-1944
60 TARABELLA Alvaro fucilato f.ze arm. tedesche 28-3-1945
61 TORTA Gianfranco 28-3-1945
62 TROVATO Giovanna 7-12-1944
63 TROVATO Salvatore 7-12-1944
64 VALIA Anna 3-12-1944
65 VERRANDO Giuseppe 21-3-1945
66 VERRANDO Pietro 28-3-1945
67 ZUNINO Giovanni 14-12-1944
Cittadini ventimigliesi deceduti nei lager di sterminio (politici)
1 BASSI  Ettore              disperso
2 BASSI  Marco               disperso
3 BERRINO  Giovanni          Buchenwald
4 LERZO  Ernesto             Mauthausen
5 MURATORE  Olimpio          Mauthausen
6 PALMERO  Giuseppe          Fossoli
7 RUBINI  Alessandro         Mauthausen
8 SPATARO  Francesco         Buchenwald
9 TOMASI  Silvio             Mauthausen
10 TRUCCHI  Pietro           Mauthausen
11 VIALE  Edoardo            Mauthausen
Cittadini ventimigliesi deceduti nei lager militari
1 Ten.     ANFOSSO  Silvano         Rodi
2 Sold.    ANSALDI  Delmo           per malattia contr. in prigionia
3 Cap.no.  ASCHERI  Renato          per malattia contr. in prigionia
4 Sold.    BERLUCCHI  Cesare        Duisburg
5 Sold.    BORGHINO  Oreste         Kòln -Vesselin
6 Sold.    COLTELLI  Giovanni       morto presunto
7 Carab.   SERVADEI  Ennio          per malattia contr. in prigionia
8 Sold.    VECCHIÈ  Werter           morto presunto
9 M.llo    VENTURA  Battista        Rodi
10 Carab.  ZANELLATO  Giovanni      Gelsenkirchen
Partigiani di Grammondo catturati e fucilati a Sospel
1 BADINO  Michele                                             
2 BAZZOCCO  Antonio                                             
3 FANTI  Oreste                                                        
4 FRANCESCHI  Sergio                                             
5 GAVINO  Pietro                                                      
6 LAROSA  Bruno                                                      
7 LORENZI  Osvaldo                                                 
8 MARTINI  Luigi Dante                                              
9 PISTONE  Bruno                                                     
10 QUADRETTI  Alberto                                              
11 TOLOSANO  Giovanni                                             
12 FERRARO  Armand
Partigiani ventimigliesi caduti in comuni limitrofi
1 CIANETTI  Bruno
2 MARCENARO  Riccardo
3 PALLANCA  Antonio
4 PALLANCA  Giacomo
5 PALMERO  Giuseppe
6 PIGNONE  Attilio [n.d.r.: comandante della scorta di Enrico Martini "Mauri", deceduto in Piemonte il 26 aprile 1945 a causa di un incidente d'auto - il veicolo precipitò a causa della mancata segnalazione di un ponte distrutto -]
7 VICARI  Fulvio
8 BARATTO  Arnaldo
Redazione, Martirio e Resistenza della Città di Ventimiglia nel corso della 2^ Guerra Mondiale. Relazione per il conferimento di una Medaglia d’Oro al Valor Militare, Comune di Ventimiglia (IM),  1971

sabato 30 dicembre 2023

Dopo lo sbarco alleato in Provenza erano giunte a Camporosso altre truppe tedesche

Il torrente Nervia all'altezza di Camporosso, il centro urbano di Camporosso, le colline che separano Camporosso dalla Val Roia, visti dalle alture di Dolceacqua

Dolceacqua (IM): una vista sino alle colline della zona di Bevera, Frazione di Ventimiglia

La V brigata «L. Nuvoloni», ormai conscia dei prossimi drammatici giorni, aveva ritirato tutte quelle squadre garibaldine che si erano recate in missione e sospeso le azioni di guerriglia ad eccezione di quelle condotte dall'ufficiale alle operazioni «Doria-Fragola» [n.d.r.: Armando Izzo] che con una squadra del distaccamento «Leo» il 2 di ottobre [1944] aveva combattuto nei pressi di Saorge e di Camporosso, e delle quali abbiamo già parlato.
Quattro brigatisti neri vengono catturati e giustiziati perché sorpresi con le armi alla mano.
Durante una puntata a Torri (Ventimiglia), il nemico uccide i civili Ballestra Francesco e Ballestra Carolina.
Intanto si decide uno scambio di prigionieri; per questo motivo il 2 di ottobre da San Remo giunge a Pigna l'agente S.I.M. «Germano» per trattare lo scambio di quattro Tedeschi fatti prigionieri dal distaccamento di «Gino», contro quattro garibaldini condannati a morte, in mano nemica. L'incontro definitivo avviene ad Apricale tra i garibaldini «Nuccia» [Eugenio Kahnemann] e «Demetrio» da una parte e i Tedeschi dall'altra. L'appuntamento viene fissato per il giorno 9 (da una relazione di «Nuccia» e «Ormea» inviata il 6.10.1944 al Comando della V brigata).
Parte per la Francia il partigiano Pedretti Giulio (Corsaro) <7, come corriere staffetta presso la Missione Alleata (Leo) [Stefano Carabalona] <8, con lo scopo di organizzare i rifornimenti di armi alla V brigata e alla divisione «F. Cascione».
Viene respinta dal Comando partigiano la richiesta di trattative avanzata dai nazifascisti, conoscendo quanto valga la loro parola d'onore. I nazifascisti avevano, d'altronde, provveduto al piazzamento di batterie e di cannoni a San Giacomo (tra Camporosso e Ventimiglia), a Camporosso in val Roja a quattro chilometri da Ventimiglia, nei canneti presso Bevera e a Roverino (Casa Colli), con osservatorio a quota 475 di monte delle Fontane.
Per mezzo di un maresciallo i Tedeschi, alle 19 del primo ottobre, avevano invitato la popolazione di Isolabona ad abbandonare la campagna e far ritorno nel proprio paese con tutto il bestiame e le masserizie perché i giorni seguenti sarebbero iniziati gli attacchi contro Pigna, Castelvittorio, Buggio, ecc. con cannoneggiamenti di artiglieria pesante. Immediatamente la V brigata entrava in stato d'allarme e ordinava al primo distaccamento di trasferirsi nella zona prefissata di passo Muratone per prendere contatto col 4° [distaccamento] di stanza a Pigna. Il nemico stabiliva pure un presidio di venti uomini a Baiardo in casa Vighi che, a novembre, verrà sostituito da una compagnia di bersaglieri. Vi resterà fino alla liberazione (circa 150 uomini).
Dopo lo sbarco [degli Alleati] in Francia (15 agosto) erano giunte a Camporosso altre truppe tedesche oltre a quelle già presenti, ed il 15 di ottobre vi si insediava l'Ortskommandantur. Il Comando aveva ordinato in quei giorni la evacuazione forzata della popolazione delle frazioni di Brunetti, Balloi, Trinità, Ciaixe, che vennero occupate da truppe che costituirono una seconda linea in previsione di una avanzata delle forze alleate ormai giunte alla frontiera italiana.
Era stato minato tutto il letto del torrente Nervia e piazzate batterie costiere e antiaeree su tutte le alture: centinaia di mitragliere e cannoni. Per i lavori di fortificazione i Tedeschi rastrellano molti civili, tra questi Basso Giuseppe che muore il 20 di ottobre in un incidente. Il giorno 18 i Tedeschi fucilano per rappresaglia a Ventimiglia, in frazione Sant'Antonio, i civili in ostaggio Guglielmi Maria, Guglielmi Caterina, Guglielmi Carlo, Guglielmi Giovanni, Pegliasco Battistina e Tracchini Gino.
Il 26 attaccano per la terza volta il paese di Rocchetta Nervina seminando rovine; con questi metodi cercano di salvaguardare la nuova linea di difesa in assestamento. Per lo stesso motivo il 28 rastrellano senza pietà Olivetta San Michele e il 29, durante una giornata piovosa, la popolazione di Airole al completo è costretta alla deportazione. Deve andare a piedi fino a Tenda. Si verificano scene pietose di ammalati e di persone maltrattate; mamme lattanti sono costrette a camminare di corsa sotto la minaccia della frusta tedesca e così vecchiette cariche di fardelli e nipotini. Alcune persone riescono a fuggire e a nascondersi a Briga e Tenda. Muore la civile De Franceschi Ivone.
Colla popolazione di Airole ci sono anche quelle di Collabassa, di Olivetta, di Piena e di Fanghetto: vengono portate in treno fino a Torino e alloggiate alle casermette di Borgo San Paolo. I profughi non trovano nulla di preparato perché le autorità civili non erano state messe al corrente del loro arrivo. Poco cibo e nessun riscaldamento.
Morirono a Torino dieci abitanti di Airole e quattro di Collabassa. Molte famiglie della città pietosamente avevano ospitato nelle loro abitazioni i bambini dei profughi. I parroci avevano seguito la popolazione.
Dopo qualche giorno i Tedeschi decidono d'inviare i profughi, circa trecento persone, a Verona, con l'intento di internarli in Germania.
Intanto avevano bruciato completamente Airole e gli altri paesi di frontiera e fucilato i civili Boetto Giobatta e Pallanca Pietro.
[NOTE]
7 L'attività di Pedretti Giulio («Corsaro» o «Caronte») conta ben 27 traversate con motoscafo e barche a remi per il trasporto di materiale sulla costa italiana. Le armi che giunsero al Comando della V brigata furono trasportate in gran parte da lui. Inoltre, abitando egli a Ventimiglia, diede alloggio e ricovero a tutti coloro che erano di passaggio in missione, diretti o di ritorno dalla Francia e in conseguenza di ciò ebbe la casa distrutta per rappresaglia.
8 La missione «Leo» era composta da Luciano Mannini (Rosina), Pedretti Giulio, «Pascalin» [Pasquale Corradi] e da alcuni altri già menzionati precedentemente. Però la sua piena attività ebbe inizio nel dicembre del 1944 con la messa a punto di apparecchi trasmittenti. La missione continuò la sua opera anche per mezzo della cospiratrice «Irene» che, però, catturata dalle SS tedesche, fu motivo di pericolo per l'organizzazione. Inseguito dal nemico «Leo» riuscì a portarsi presso la clinica «Moro» per farsi medicare, di lì a Bordighera presso la Maternità e Infanzia ove venne curato e assistito. Poi, con la protezione di «Renzo il Rosso» [Renzo Rossi] e «Renzo il Lungo» [Renzo Biancheri], fu portato a casa del Rosso» [n.d.r.: nella testimonianza di Renzo Biancheri, invece, in casa sua] con a disposizione il dottor De Paoli. Deciso il suo trasferimento in Francia e imbarcato presso la postazione [a Vallecrosia] dei bersaglieri a contatto coi partigiani, dopo lo scambio della parola d'ordine «Lupo», in compagnia di «Rosina» e di «Renzo» [n.d.r.: dei due  Rossi e Biancheri] raggiunse la Francia in cinque ore di navigazione alla cieca. Ricoverato in un ospedale francese «Leo» poté essere strappato alla morte. (In modo più esteso i dettagli saranno narrati nel capitolo LIV).
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa, 1977

mercoledì 22 novembre 2023

Pajetta indicava ai partigiani imperiesi i collegamenti di frontiera

Nizza

W. Walter Orebaugh nasce nel 1910 negli Stati Uniti, a Wichita Sedgwick in Kansas. Nel 1932 entra nel servizio estero degli Stati Uniti. Dal 1937 al 1941 svolge la funzione di Viceconsole a Trieste dove incontra Manfred Metzger, rampollo di una famiglia agiata austriaca che lo aiuterà negli anni avvenire. Promosso al ruolo di Console nel 1941, l'anno successivo è inviato a Nizza con il compito di proteggere gli interessi statunitensi nella Francia occupata e di promuovere il rimpatrio dei cittadini americani. In questo ambito, prende contatto e dà assistenza finanziaria ai movimenti della Resistenza attivi nella Francia meridionale in cambio di informazioni: riguardanti l’esercito tedesco e la sua avanzata e i progetti della Resistenza in merito all’attacco e al sabotaggio delle linee ferroviarie e dei porti. Ai primi del novembre 1942, per motivi di sicurezza, trasferisce la sede del Consolato Americano da Nizza al Principato di Monaco, qui nello stesso mese viene arrestato dall'esercito italiano nel corso di un'operazione militare effettuata nel Principato. Le autorità italiane lo internano in Italia, insieme a due delle sue assistenti: Nancy Charrier e Amy Houlden. Dapprima lo trasferiscono a Gubbio, quindi a Perugia, presso l’hotel Brufani. Dopo l’8 settembre, per non cadere in mano ai tedeschi, con l’aiuto di una cameriera dell’albergo, Vittoria Vechiet, i tre scappano e si rifugiano presso l’abitazione di Margherita Bonucci. Dopo alcuni mesi, con l’aiuto della figlia di Margherita, Valentina, il console riesce a prendere contatti con Bonuccio Bonucci, uno dei fondatori della Brigata Proletaria d’Urto - San Faustino. Unitosi con i partigiani lascia la casa di Margherita.
Orsola Mazzocchi, W. Walter Orebaugh, Dizionario Biografico Umbro dell'Antifascismo e della Resistenza  

Una ventina di membri del réseaux de renseignements arrestati nelle Alpes-Maritimes (nello specifico il colonnello Bernis, responsabile della rete Alliance, il comandante Guetta, responsabile della rete Gallia, Maurice Blanchard, responsabile della rete Jove che aveva partecipato ai negoziati con l’ammiraglio Tur, Léon Sliwinski, responsabile della rete F2, il comandante Vallet, responsabile della rete Mithridate, il capitano Lévy, animatore della Resistenza Antibes e membro della rete SOE, furono internati, tra febbraio e settembre 1943, nella prigione di Imperia, mentre i mentonesi Vincent Delbecco et Louis Ghersi (rete Mithridate) furono reclusi a Chiavari senza essere stati giudicati.
I 43 responsabili dell’Armée secrète des Alpes-Maritimes, arrestati nel maggio-giugno del 1943 a Nizza, all’uscita dal centro d’interrogatorio e di tortura di Villa Lynwood, furono messi nelle prigioni di Ventimiglia, Sanremo e Imperia in stato di detenzione provvisoria, in attesa del loro processo davanti al tribunale militare di Breil.
Jean-Louis Panicacci, Le ripercussioni dell’occupazione italiana in Francia nella provincia di Imperia, Intemelion, n° 18 (2012)
 
Con l’8 settembre e la caduta del fascismo la situazione evolvette: lo sbandamento della IV Armata nei territori occupati rafforzò notevolmente la posizione degli antifascisti, che disponevano di una maggiore libertà di manovra e di nuove reclute, che disertavano e si univano alla Resistenza portando con sé armi ed esperienza di guerra.
Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista in Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015
 
Dal 25 luglio all'8 settembre 1943, con la caduta di Mussolini e la formazione del governo del generale Pietro Badoglio, una catena di evasioni e di protezioni veniva assicurata dai gruppi della Resistenza francese del comandante Giuseppe Manzoni, detto «Joseph le Fou», della «F.T.P.» e dalle popolazioni di St. Raphael, di Cannes, di Nizza e di Monaco, a favore dei soldati italiani che abbandonavano le formazioni e si rifugiavano nelle montagne costiere e interne della zona di frontiera. Anche marinai di Villafranca e di Monaco effettuarono imbarchi clandestini di militari verso la costa ligure.
Un tenente italiano P.M. e quattro militari dell’ex IV armata italiana si erano messi a disposizione del gruppo «Joseph le Fou» per sabotare i pezzi di artiglieria che dovevano essere consegnati in perfetto stato di efficienza alle truppe tedesche. Furono distrutti ventotto pezzi di artiglieria e recuperato un enorme quantitativo di armi individuali che, dal novembre 1943 al gennaio 1945, permise uno scambio di armi provenienti dalla IV armata e in possesso di partigiani italiani. Su ordine del B.C.R.A. di Londra e di Algeri, venivano rinforzate le zone di frontiera delle Alpi Marittime presidiate da alpini italiani e dalle prime formazioni garibaldine della Resistenza. (Da una testimonianza scritta del comandante partigiano francese Joseph Manzone detto "Joseph le Fou"). 
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con patrocinio Isrecim, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977

Joseph Manzone, detto le fou (il pazzo), era una figura di spicco della Resistenza di Nizza. In particolare collaborò attivamente con il capitano Geoffrey M.T. Jones, capo del servizio di informazione americano, nelle missioni facenti capo ai servizi segreti alleati presso il maniero Belgrano di Nizza. Portò a termine importanti missioni in territorio nemico, cioé italiano, per la raccolta di informazioni sul dislocamento delle truppe nemiche. Di rilievo la collaborazione del Manzone con i Partigiani italiani della Divisione del comandante Rocca in Piemonte. Note preparatorie, non pubblicate, di Giuseppe Mac Fiorucci per Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM)>, 2007

La situazione organizzativa migliora, si estendono i collegamenti e i quadri sembrano pieni di buona volontà.
[...] Le possibilità di lavoro sono grandi per l'ambiente favorevole e per le forze di partito che già possiamo mobilitare.
[...] Appena sarà possibile penso sia utile mandare un compagno per il controllo dell'organizzazione anche nei centri minori. Uno dei compiti sarebbe di studiare le possibilità che aprono i nuovi collegamenti nella regione di frontiera.
Luca [Giancarlo Pajetta], Appunti sull'organizzazione di I. [Imperia], 1° dicembre 1943. Fonte: Fondazione Gramsci  

Quasi contemporaneamente Giansandro Menghi della nostra missione Youngstown, approdata alla costa ligure in marzo [1944] con una delle missioni marittime che il Capitano Bonfiglio guidava da Bastia, riuscì a sottrarsi al SD che lo aveva catturato. Attraverso la Riviera raggiunse la Francia, e durante la fuga fu capace di registrare con precisione le posizioni difensive del nemico da Rapallo fino a Ventimiglia. Nascose la mappa, insieme ad altre informazioni di vitale importanza, in una casa sicura, a Nizza, e fu quindi mandato a recuperarla insieme a Bonfiglio, cosa che fecero affrontando un viaggio non poco rischioso. Le informazioni furono trasmesse al G-2 della 7^ Armata che lodò la precisione con cui la mappa era stata redatta.  Max Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani 1942-1945, Libreria Editrice Goriziana, 2006

giovedì 19 ottobre 2023

La base alleata in Francia era a Saint Jean Cap Ferrat, nella baia di Villafranca, nella villa Le Petit Rocher

Villefranche-sur-Mer: la Villa Petit Rocher. Foto: Enrico Ferrero

Pedretti e Corradi, intendendo continuare questa loro attività, passano in forza al Comando Americano dell’O.S.S. di Nizza. Inizia così la missione che dal nome di guerra del Pedretti sarà conosciuta come «Missione Corsaro»
[...] Tornati a Ventimiglia col materiale necessario, fra cui due radio ricetrasmittenti, iniziarono la loro attività negli appartamenti delle famiglie Pedretti e Corradi e di Renato Sibono, tenente di artiglieria. I collegamenti con le forze partigiane erano assicurati dal maggiore degli alpini Raimondo e dal figlio, che si prodigarono, anche assieme ai sigg. Efisio Loi e Albino Machnich nella raccolta delle informazioni militari.
Numerose missioni alleate vennero facilitate ospitando i componenti, fornendoli di carte di identità e tessere annonarie procurate dall’impiegato comunale Arturo Viale, ed aiutandoli a raggiungere Imperia dove arrivava la ferrovia.
[...] Dopo 15 giorni di permanenza resa necessaria dall’accresciuta sorveglianza, vengono portati in Francia dove anche i componenti del Gruppo "Corsaro" trasferiscono la loro base, nella villa Petit Rocher, sita nella baia di Villafranca [Villefranche-sur-Mer].
Di qui le missioni continuano quasi giornalmente sino alla fine delle ostilità, e viene istituito un regolare servizio di rifornimenti di armi, medicinali e viveri per i partigiani italiani tramite le S.A.P. di Vallecrosia.
Al Petit Rocher il Comando alleato aveva anche creato una scuola sabotatori, frequentata da numerosi Ventimigliesi fra cui Paolo Loi, Giuseppe Stroppelli, Giovanni Leuzzi, Ampelio "Elio" Bregliano [n.d.r.: invero, di Vallecrosia] e Renato Dorgia [n.d.r.: invero, di Vallecrosia], che furono parecchie volte condotti nel territorio italiano occupato dai tedeschi per azioni di sabotaggio.
La Missione "Corsaro" si concludeva il 25 aprile 1945 col trasporto da Nizza a Genova in motoscafo di una missione di ufficiali alleati, che doveva organizzare il trapasso dei poteri nel capoluogo ligure.
Redazione, Martirio e Resistenza della Città di Ventimiglia nel corso della 2^ Guerra Mondiale. Relazione per il conferimento di una Medaglia d’Oro al Valor Militare, Comune di Ventimiglia (IM), 1971 

La Villa Petit Rocher divenne il nostro nuovo indirizzo: aveva un porto sotterraneo con saracinesca, con molo privato, con due cabinati ormeggiati e due marinai della Royal Navy, che provvedevano alla manutenzione dei due battelli battenti bandiera britannica; c’era una costruzione di legno, tinteggiata di verde; qui noi ci esercitammo alla scuola di sabotaggio e altre cose concernenti la nostra nuova attività. Il tenente Burton provvedeva varie volte alla settimana ad impartirci lezioni riguardanti lo svolgimento del nostro impegno.
[…] Giunsero da Bordighera Elio [Ampelio Bregliano], Luciano [Luciano Rosina Mannini] e Mimmo [Domenico Dònesi] [n.d.r.: Mannini e Dònesi erano già passati una prima volta in Francia con la Missione Kahnemann, salpata da Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944. Bregliano non viene indicato come membro di tale Missione, ma in una sua testimonianza egli colloca in ogni caso il suo primo arrivo in Costa Azzurra a dicembre 1944]. Elio si fermò con noi e gli altri proseguirono per Nizza.
[…] Ogni tanto ispezione del comandante a Nizza, quale responsabile del settore: si chiamava magg. Bettes [invero, Betts], corpulento nella sua uniforme della RAF; con il suo seguito veniva a far visita alla piccola base.
[...] Il 3 Aprile 1945 improvvisi movimenti al Petit Rocher fecero supporre che qualcosa stava per accadere; di fatto un paio di jeep cariche di sacchi vennero sca­ricate nel cortile. La sera del 4 due vallecrosini: Renato [Dorgia] e Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] si uniscono a noi, indossando (loro!) uniformi inglesi; arriva anche lo stato maggiore: il Maggiore Betters della RAF ne è il capo; con lui il cap. Lamb e il ten. Burton; da Nizza, intanto giungeva il Chris Craft, un motoscafo molto veloce: era condotto da Jean di Monaco.
Caricammo il materiale e i battelli di gomma e, venuta la notte, con Pippo mi accomodai sui sedili poppieri; un coro di saluti, strette di mani e in bocca al lupo.
Lasciammo Elio [Ampelio Bregliano] e Gianni a guardia della “proprietà“. Con veloce navigazione, superati il Cap Ferrat e la punta di Mortola, si giunse in quel di Vallecrosia, nei paraggi del Seminario di Bordighera. Nessun segnale da terra. Motori al minimo, gonfiati i battelli e calati in mare, caricammo tutto il materiale e lentamente remammo verso riva. Approdammo e messi i battelli in secca ci coricammo sulla spiaggia; Renato [Dorgia] e un collega [Pietro Gerolamo Marcenaro] andarono alla ricerca di quelli che dovevano aspettarci e raggiuntili ci allontanammo dalla spiaggia; sentimmo il motoscafo che si portava verso il largo. Ci nascondemmo fuori Vallecrosia e il giorno dopo, 6 aprile [1945], si riprese la montagna: [passando per] Negi [Frazione di Perinaldo (IM)], sino a San Faustino [Molini di Triora (IM)] in valle Argentina. Nuova vita partigiana!
Paolo Loi, testimonianza - da note scritte consegnate dall'autore all'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - ripresa da Don Nino Allaria Olivieri in Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999, e ripubblicata in Quando fischiava il vento. Episodi di vita civile e partigiana nella Zona Intemelia, Alzani Editore - La Voce Intemelia - A.N.P.I. Sezione di Ventimiglia (IM), 2015

Sono nato nel 1925 e nel 1943 ero uno studente, che frequentava con profitto il liceo classico di Sanremo, sempre promosso e anche un po' imbevuto di fanatismo fascista, specialmente dopo la guerra di Spagna. A causa della propaganda di allora parteggiavo per i franchisti. Tuttavia in occasione della visita di Mussolini in Piazza d'Armi a Camporosso nel 1940, preferii andarmene sulla collina. A Vallecrosia la guerra non si sentiva e neanche la persecuzione degli ebrei era percepita dalla popolazione [...] Le cose cambiarono dal 25 luglio 1943. Dal 25 luglio all'8 settembre 1943 "La guerra continua" era un'affermazione ambigua.Verso la fine di agosto del 1943 ricordo un gran movimento di truppe corazzate tedesche dalla Francia verso l'Italia. Ci stavano occupando in forze e gli italiani cominciarono a essere uccisi non solo dai bombardamenti alleati, ma anche dai "camerati" tedeschi. Frequentavo regolarmente la scuola e un giorno mi arrivò la famosa cartolina rosa con l'ordine di presentarmi al distretto di Savona. Andai a Savona ed esposi la mia situazione di studente. Ricordo testualmente la risposta del sottufficiale: "Ma quale studente! La Patria ha bisogno di te! Ti arruoliamo subito nella Repubblica di Salò!" Era la  fine di novembre del 1943.Rimasi allibito e sorpreso perché l'arruolamento era istantaneo, senza nemmeno lasciarmi più uscire dalla caserma. Scappai dalla finestra del bagno (eravamo al primo piano) e rientrai a casa.Per qualche giorno tornai a frequentare la scuola, poi mi diedi assente [...] Con altri 6 o 7 scendemmo in Alpicella, vicino a Perinaldo (IM), dove c'era un rudere di caserma con i muri perimetrali, ma senza tetto. [...] Tra queste operazioni vi fu la tragica "Operazione Leo" a seguito della "Operazione Gino", di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione. Stefano "Leo" Carabalona e Luciano "Rosina" Mannini erano coinvolti in queste missioni di spionaggio, credo dei servizi americani, e vennero individuati dal controspionaggio tedesco nella casa di Vincenzo Biamonti in via Verbone (adesso via Matteotti) [a Vallecrosia] , dove erano in attesa del ritorno da Sanremo della staffetta partigiana Irene. Nel conflitto a fuoco "Leo" venne ferito, ma riuscì a fuggire e anche "Rosina" che avvisò del pericolo Aldo Lotti e tutta l'organizzazione.Alcune settimane dopo da Renzo Rossi apprendemmo che era necessario preparare una barca per trasportare il ferito "Leo" in Francia. La barca fu predisposta e "Leo" fu trasportato al di là delle linee nemiche e ricoverato in ospedale [...] L'operazione più importante alla quale partecipai fu la fuga dei 5 ex prigionieri alleati che trasportammo in Francia  [...] La base alleata in Francia era a Saint Jean Cap Ferrat, nella baia di Villafranca, nella villa Le Petit Rocher. Da Vallecrosia si partiva, naturalmente di notte, e si raggiungeva il porto di Montecarlo, facilmente individuabile perché l'unico illuminato. All'ingresso del porto una vedetta intimava l'alt e accompagnava il natante all'approdo sotto stretta sorveglianza. Qui l'equipaggio forniva alle sentinelle alleate del porto di Monaco solo un numero di telefono o di codice e il nome dell'ufficiale dell'Intelligence Service.In meno di un'ora erano presi in consegna dai servizi segreti alleati. Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò [Pietro Girolamo Marcenaro] e Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana.Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell'ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher [...] Renzo Biancheri chiese di poter usare il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo stupore generale iniziò a cantare "Polvere di Stelle". Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene. Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”, alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche precedente missione e con la quale di certo non scambiava lunghe conversazioni:  Sometimes I wonder why I spend /The lonely night dreaming of a song. Dopodiché potemmo raggiungere i bistrot della vicina Villafranca accompagnati da due soldati inglesi. Nei giorni successivi ci portarono nei pressi dell'aeroporto di Nizza. In un capannone erano accatastate una quantità notevole di mitragliatrici italiane Breda nuove e imballate. Evidentemente preda di guerra dell'avanzata alleata su Nizza nell'agosto del 1944. Ma perché non le avevano fornite a noi già l'anno prima? Prelevammo armi, viveri, vestiario e materiale sanitario. Al Petit Rocher predisponemmo tutto sulla banchina per stivare il carico sul motoscafo che ci avrebbe riportato a Vallecrosia. Dovemmo imbarcare anche due agenti di Ventimiglia, Paolo Loi e un altro che non ricordo, che avevano seguito un corso di sabotatori imparando a maneggiare l'esplosivo al plastico [...] Il 25 aprile 1945 avevo da poco compiuto 20 anni! La guerra, lo sfollamento, i bombardamenti con le loro vittime, l'insicurezza quotidiana e il periodo della Resistenza avevano completamente trasformato il ragazzo di 5 anni prima. Renato Plancia Dorgia in Giuseppe Mac FiorucciGruppo Sbarchi Vallecrosia, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM)>,  2007

mercoledì 18 ottobre 2023

Noi avevamo a che fare con gli americani che comandano questo fronte

La copia di una pagina di un rapporto del tenente colonnello francese Salbat. Fonte: Archivio francese SHAT (Service historique de l'armée de terre)

"[...] I francesi parlano sovente di occupare fino a S.Remo, e siccome hanno sul fronte qualche battaglione potrebbero anche farlo; ad evitare ciò basterebbe l’occupazione fatta Mezz’ora prima dai garibaldini. Noi avevamo a che fare con gli americani che comandano questo fronte. Per conto mio, sono molto migliori degli inglesi, con noi poi vanno molto d’accordo [...] Ti prego di dire a Vittò [n.d.r.: Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"] che mi tenga sempre presente come suo garibaldino perché tutto il lavoro che faccio, l’ho fatto e lo continuerò a fare come Garibaldino della 2a Divisione Garibaldi. Io tornerò in Francia fra una decina di giorni anche perché la mia ferita me lo impone (non sono riusciti a prendermi, però mi hanno ferito allo stomaco) e se sia tu o Simon o qualche altro vuol darmi qualche incarico sarò ben lieto di rendermi utile.
Ti saluto caramente
tuo Leo" 
Stefano Leo Carabalona, stralcio di lettera destinata a Nino Siccardi (Curto), comandante della I^ Zona Operativa (partigiana) Liguria, allegata al dispaccio - prot. n° 2 in data 26 febbraio 1945 - inviato dal C.L.N. di Bordighera al comandante Nino Siccardi, da documento IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), “La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

In primo piano uno scorcio di Vallecrosia (IM); sullo sfondo, da sinistra Monaco, Beausoleil, Roquebrune - Cap Martin, Mentone, le zone di ponente di Ventimiglia (IM)

4 maggio 1945
Il tenente colonnello Salbat, comandante il Sotto-Settore del Basso Roya
Al generale comandante della 1^ D.F.L.
Ho l'onore di comunicare che oggi ho ricevuto la visita del maggiore Lester E. Winslow, dello stato maggiore della 92^ Divisione di fanteria americana di stanza a Genova, venuto per prendere contatto con le prime truppe francesi.
Gli ho proposto di recarsi con me a Beaulieu, ma mi ha risposto che non aveva tempo di farlo.
È stato accompagnato da un capitano del predetto stato maggiore [...]
tenente colonnello Salbat, comandante il 18° R.T.S. per conto del tenente colonnello Le Nulzec, comandante in seconda del 1° Reggimento

8 maggio 1945

....Un distaccamento americano di 35 militari a Bordighera, previsto per lo stesso giorno l’arrivo del resto della compagnia...

Il posto di controllo francese ripiega giusto di fronte agli americani....
Il capitano britannico incaricato del distretto di Bordighera è il cap. Garrigue
 [Philip Garigue] ...

...Il cap. Garrigue
ha già incontrato il sindaco di Bordighera e preso il controllo politico ed alimentare della città.....
...Si segnalano circa 500 partigiani a Bordighera e dintorni....


12 maggio 1945

...Il sindaco di Perinaldo d’origine siciliana è lungi d’essere francofilo. Crea confusione nei civili e difficoltà.

...Operai, prigionieri evasi si presentano sempre più numerosi al posto di controllo. Devono raggiungere Ventimiglia a piedi.

...Si propone di installare al Torrione [n.d.r.: a Vallecrosia] un Centro di Accoglienza...
...Si presentano anche delle donne....

Il fornaio di Vallecrosia non ha farina, questo rifornimento prima gli arrivava da Bordighera.

E’ urgente aggregare questa località al Torrione e ai rifornimenti francesi, per propaganda e per evitare paragoni con l’AMGOT
[n.d.r.: amministrazione alleata di occupazione; per la zona intemelia aveva sede a Bordighera]....

12 maggio 1945

...Visita dei tenenti colonnello Salbat e Romanetti a Dolceacqua e Pigna....
Incontro con il Podestà ed il segretario di Pigna....

...Niente permesso di andare ad Imperia per conferire con il Prefetto, che vada a parlare con il Prefetto di Nizza....

...Sul desiderio della popolazione di annessione alla Francia conviene attenersi alla realtà.....

...La popolazione sembra assai indifferente all’idea di annessione alla Francia, ma i dirigenti e le classi agiate sembrano volere restare italiani. ...
E’ da questiloro che viene il pericolo...

...E’ indispensabile che il Governo Francese faccia uno sforzo... fatti non parole....

... In particolare è indispensabile rifornire le popolazioni....

... Da notizie ottenute risulta che mentre a Dolceacqua, Bajardo, Pigna, Buggio, le popolazioni siano nettamente francofile, le loro reazioni sono cattive a Apricale e pessime a Castelvittorio....

... A Perinaldo l’atteggiamento delle autorità ha portato il comandante Sarroche ad espellere il Podestà di origini siciliane e cinque o sei persone del suo entourage....

... Al momento, Romanetti non ha ottenuto che promesse....

... Quello che gli è stato inviato da Nizza si riduce a poca cosa....

...Bisogna ottenere rifornimenti regolari, soprattutto farina, in modo che i villaggi occupati non si rivolgano più ad Imperia...

... Inoltre bisogna che il rifornimento inviato sia di buona qualità.
A Dolceacqua la farina inviata è di cattiva qualità....

... Bisogna assolutamente soddisfare le richieste di Romanetti.

... Malgrado il divieto, a Ventimiglia circolano i giornali francesi, specialmente “Combat” e “Aurore”...

... Grandi danni alle strade dell’interno...

E’ stato segnalato a Romanetti che il Prefetto di Imperia ha aperto le porte delle prigioni ai fascisti, a condizioni che si riscattino con una azione efficace nella zona occupata dalle nostre truppe.

Uno di questi individui sarebbe stato segnalato a Ventimiglia.
E’ attivamente ricercato.....

Raccomando inoltre che sia esercitata sulle popolazioni un’efficace e intelligente propaganda .

Questa propaganda sarebbe utilmente esercitata per mezzo della stampa e del cinema.

stralci di documenti francesi (Archivio francese SHAT - Service historique de l'armée de terre) rintracciati (ma non pubblicati) da Giuseppe Mac Fiorucci in preparazione di Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)>, 2007

 

22 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Si chiedevano con urgenza "precise disposizioni nei confronti delle truppe liberatrici, che con ogni probabilità saranno Degolliste; le competenze nei confronti del CLN e delle SAP secondo gli accordi intervenuti tra voi e dette organizzazioni… se bisogna portare gradi, in caso positivo quali".
24 aprile 1945 - Dal C.L.N. di Perinaldo (IM) al comando della II^ Divisione - Comunicava che "una nostra staffetta ha preso oggi contatto con un piccolo nucleo di degollisti dentro Ventimiglia. Tutta questa zona è tranquilla".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit.

Il 5 maggio [1945], intanto, il Cln di Ventimiglia aveva deciso di interpellare il tenente colonnello Romanetti per sapere quali funzioni avrebbe potuto ancoraespletare nella nuova situazione che si era venuta a creare. Una settimana dopo giunse la risposta di Romanetti, che informò i membri del Comitato di liberazione nazionale come, per l’autorità militare francese, non vi fosse più alcun bisogno di un Cln italiano a Ventimiglia, in quanto ormai tutte le funzioni governative e amministrative erano state assunte dall’autorità di occupazione. Il giorno prima il generale Doyen aveva fatto occupare dalle sue truppe tredici paesi delle valli Nervia, Crosia e Roia, che sarebbero così entrati a far parte dei territori occupati […] La campagna propagandistica era organizzata da un apposito Comité d’action pour le rattachement à la Comté de Nice, guidato da Hilaire Lorenzi, un marmista italiano di Beausoleil, che avrebbe anche promosso la fondazione di vari sottocomitati del sodalizio in alcune località dell’estremo Ponente ligure […] Nei mesi dell’occupazione francese di Ventimiglia, il comitato presieduto da Lorenzi avrebbe svolto un’intensa attività per convincere il maggior numero di persone delle grandi opportunità che avrebbe potuto offrire a Ventimiglia il passaggio sotto la giurisdizione francese. A livello governativo, invece, la Direction générale d’études et recherches, in pratica i servizi segreti francesi, aveva già inviato in zona una propria ambasceria, detta “missione Bananier”, affidata al comandante Sarocchi, con l’incarico di organizzare plebisciti clandestini per constatare l’orientamento delle popolazioni locali in merito all’opzione annessionista. Nel maggio del 1945 si tennero quindi varie consultazioni, di carattere non ufficiale, né tantomeno vincolante, in numerosi comuni del circondario intemelio, che avrebbero dato esito favorevole alle tesi annessioniste. I plebisciti svoltisi nei paesi delle valli ventimigliesi avrebbero evidenziato, nella maggioranza dei casi, la chiara volontà delle popolazioni locali, cui si erano però aggiunti molti naturalizzati francesi fatti affluire dalla Costa Azzurra dalle autorità di occupazione, di passare alla Francia, nonostante gli alleati avessero imposto, alla guida di tali comuni, sindaci contrari alla scelta annessionista.  Andrea Gandolfo, L’occupazione francese di Ventimiglia (aprile-luglio 1945), in Rivista ILSREC, n° 2/2016

Ricordo il pilota Fernand Guyot, ferito con due costole fratturate e trasportato in salvo in Costa Azzurra in barca da Achille [Achille "Andrea" Lamberti] assieme al colonnello Ross e altri tre, un inglese e due piloti americani. II Guyot si sdebitò con Achille a fine guerra. Vallecrosia venne liberata dai francesi, i quali avevano subito manifestato mire annessionistiche per tutto l'estremo ponente della provincia di Imperia. Nei comuni si svolse pure il plebiscito per l'annessione alla Francia. Ricordo l'impegno dei preti salesiani di Vallecrosia contro l'annessione: con un vecchio ciclostile stamparono e distribuirono clandestinamente anche volantini di propaganda. Achille venne anche arrestato assieme ad Annibale Vedovati e in sua difesa fece il nome di Fernand Guyot. Messo a conoscenza dell'accaduto, Guyot fece intervenire con tutta la sua autorità l'ammiraglio francese comandante della base di Hyeres. Ad Achille fu annunciato che era in libertà, ma si rifiutò di uscire se non fosse stato liberato anche il Vedovati. Il comandante francese, disperato più che indispettito, liberò anche Annibale.
Renzo Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

A Vallecrosia il plebiscito non ebbe luogo. Per preparare la consultazione elettorale si svolse una riunione tra le autorità francesi e il CLN comunale al secondo piano della Villa Aprosio in via Don Bosco sede del municipio fino agli anni '70. Mentre Girò [Pietro Girolamo Marcenaro] "tirava lungo" con una serie interminabile di cavilli e richieste, al primo piano altri partigiani sottraevano furtivamente le liste elettorali e le schede dell'anagrafe. Svolgere il plebiscito fu impossibile. I francesi non la presero bene e arrestarono Achille Lamberti e Annibale Vedovati, presidente del CLN vallecrosino
Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

L'incubo che avvolse Pigna nell'inverno appena trascorso ebbe quindi la fine. Nella mattinata del 26 aprile entrò in paese una compagna del II Bataillon du 18eme Regiment de Tirailleurs Senegalais, truppe coloniali di reclutamento senegalese che facevano parte della 1° divisione della Francia Libera.
[...] Il presidio francese restò a Pigna per un periodo maggiore di quanto si prevedesse nel momento in cui le truppe senegalesi entrarono come liberatrici in paese. De Gaulle era deciso a presentare il conto della “pugnalata alle spalle” che l'Italia inferse alla Francia nel momento in cui dichiarò guerra al cugino d'oltralpe, ormai travolto dall'inarrestabile marcia della Wehrmacht. Il generale diede ordine di occupare militarmente tutta la valle Roia e le valli del Nervia e del Verbone (Vallecrosia) spostando il confine sul torrente Borghetto alla periferia di Bordighera. Ventimiglia e tutto il suo entroterra vennero così, di fatto, annesse ed entrarono a far parte dello Stato francese. Per recarsi a Bordighera era necessario presentare i documenti al confine dei piani di Borghetto, spiegare i motivi del viaggio, per venire, molto spesso, invitati a tornare indietro. Gli stessi ex-militari che rientravano dalla prigionia venivano respinti alla frontiera provvisoria e costretti a lunghi percorsi su per i monti per raggiungere i loro paesi d'origine e le loro famiglie. Poche settimane dopo la liberazione, nei territori occupati vennero organizzati dalle autorità francesi dei plebisciti fasulli per richiedere l'annessione alla repubblica francese, a cui parteciparono anche elettori da molti anni di nazionalità transalpina, che potevano vantare antiche origini dei paesi roiaschi e nervini e portati alle urne con corriere gratuite e incentivi in denaro.
[...] Quando nei primi giorni di luglio 1945 i francesi abbandonarono Pigna furono rapidamente sostituiti da carabinieri e finanzieri, che ristabilirono celermente la sovranità italiana. Da subito iniziarono le operazioni di bonifica dei tanti campi minati «seminati» nel '40 da italiani e francesi e nel '44 dai tedeschi.
Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016 

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021;  La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna,  IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016 ]

domenica 10 settembre 2023

Sono dunque costretti a rinunciare al viaggio in Corsica e a ritornare a nascondersi nella casa di Beppe Porcheddu



Una notte, nel novembre del 1943, quando Lina Meiffret e Renato Brunati, come già riferito, erano sicuramente già controllati per la loro attività, vengono loro consegnati dai partigiani che pattugliavano costantemente la zona di Baiardo due sbandati che si rivelano poi essere due inglesi, il maggiore Michael Ross e George Bell, ufficiale dell’HLI (Highland Light Infantry), scappati dal campo di prigionia di Fontanellato (Parma), nella speranza di raggiungere il confine con la Francia <43.
Si palesa immediatamente la necessità di portare via dalla villa i due uomini: non avrebbero saputo come prendersene cura e tenerli nascosti, anche se solo per il tempo necessario ad organizzare la loro fuga verso il confine; la situazione sarebbe stata evidentemente molto rischiosa per tutti, soprattutto per il fatto che si trattava di due uomini delle Forze alleate che, se scoperti, sarebbero stati fucilati all’istante, come già accaduto ad altri <44. Così, la sera del terzo giorno di permanenza nella villa di Baiardo, dopo il coprifuoco, Lina e Renato decidono di portarli in un luogo più sicuro, un rifugio nei boschi, in attesa di riuscire a trovare qualcuno che possa far loro da guida fino al vicino confine francese. Dopo aver preso accordi con il loro amico Beppe Porcheddu, un antifascista a capo del gruppo che operava nella zona di Bordighera-Arziglia <45, decidono di portarli nella villa dello stesso Porcheddu, dal nome “Llo di Mare”, dove Lina e Renato li lasciano per alcuni giorni. La situazione però si complica: la persona che avrebbe dovuto aiutarli nella fuga verso la Corsica (si era optato per questa soluzione che sembrava più sicura dal momento che il confine francese era pericolosamente e costantemente sorvegliato, mentre l’isola era passata da poco sotto il controllo delle Forze alleate), è irreperibile e nuovi uomini arrivano nel gruppo d’azione di Baiardo. È meglio che nessun altro sappia della presenza dei due inglesi. Si decide così di riportarli sulla costa dove Renato mette a disposizione la sua casa di Bordighera. Il mattino dopo il loro arrivo, però, Lina e Renato vengono portati via dai carabinieri per essere interrogati per la diffusione di materiale sovversivo; fortunatamente i due ufficiali riescono a fuggire e vengono tenuti nascosti dai partigiani operanti nella zona per qualche tempo a Negi, un luogo sicuro tra i monti, per poi ritornare sulla costa al momento della scoperta di una barca abbandonata (le imbarcazioni private non si trovavano, quelle poche ancora in uso erano state requisite dai tedeschi) nel giardino di una villa. Finalmente la salvezza sembra avvicinarsi, ma, dopo appena cinquanta metri di navigazione, una falla nell’imbarcazione fa capire che la libertà è ancora lontana.
Sono dunque costretti a rinunciare al viaggio in Corsica e a ritornare a nascondersi nella casa di Beppe Porcheddu. Siamo verso la fine di dicembre 1943, le feste natalizie sono passate e arriva la notizia che Lina e Renato sono stati liberati. A “Llo di Mare” i due inglesi occupano una stanza da letto ‘particolare’ in cui poter trovare rifugio in caso di pericolo (scappare dal giardino, benché vasto, in caso di visite inattese della polizia, avrebbe certamente significato essere scoperti): è infatti dotata di un sicuro nascondiglio, rappresentato da una stretta porta, nascosta da un pesante armadio, che conduceva in una minuscola stanzetta di appena un metro quadro, dotata di pannello con ripiani, che dava l’impressione di una libreria e che fungeva da seconda porta. Questa soluzione risultò vincente in diverse occasioni come, ad esempio, quando, nella primavera del 1944, due uomini della polizia del quartier generale di Imperia, che conoscevano bene le posizioni politiche della famiglia Porcheddu, perquisirono accuratamente la casa, accusando Beppe di un presunto rapporto con i movimenti clandestini e con gli ufficiali inglesi.
 
La copertina del citato libro di Michael Ross, ripubblicato di recente - con altro titolo - a cura del figlio David

Non fu certamente facile tenere in casa due prigionieri evasi <46 e, per giunta, inglesi, la probabilità di essere scoperti era molto elevata, troppe persone aderenti alla Resistenza si recavano a casa Porcheddu per incontrarsi con Beppe, la situazione si stava facendo pericolosa, soprattutto dopo il primo arresto di Lina e Renato, poiché sicuramente la polizia teneva la villa sotto controllo.
Così si organizza un loro ritorno a Baiardo con Lina e Renato, ma la villa era stata nel frattempo rovistata, verosimilmente dai fascisti: tutto era rotto, rovesciato a terra, cuscini e materassi sventrati, letti fuori uso. Fortunatamente il rifugio nei boschi non era stato scoperto e, dunque, si nascondono lì per un po’ di tempo, in attesa che venga trovata per loro una qualche sistemazione. Dopo qualche giorno Lina e Renato lasciano Baiardo per recarsi a Sanremo, delle faccende urgenti li attendono: ancora non sanno che Lina rivedrà Michael solo alla fine della guerra, mentre Renato non farà più ritorno. Una settimana dopo aver lasciato il rifugio, infatti, Lina e Renato saranno nuovamente arrestati e, questa volta, definitivamente.
I due ufficiali resteranno ancora per tutto l’inverno 1944 nella villa di Beppe Porcheddu, le Forze alleate avevano sì occupato con successo le coste del Mediterraneo ed erano arrivate sulla costa francese tra Nizza e St. Tropez, ma, nonostante il quartier generale fosse stato stabilito a 50 miglia da Bordighera, era ancora impossibile raggiungere le basi alleate <47.

Dal libro, citato, di Michael Ross

Finalmente, ma siamo già nel marzo del 1945, un nuovo tentativo [n.d.r.: nella notte dal 14 al 15 marzo 1945] via mare ha successo e, remando fino a Monte Carlo, Michael Ross e George Bell guadagnano la libertà <48.

Tav. 8. Fonte: Sarah Clarke,  art. cit. infra

Per il coraggio dimostrato in questa azione Lina, a guerra finita, riceve dal Maresciallo britannico H.R. Alexander, Comandante Supremo delle Forze Alleate del Mediterraneo, un certificato di gratitudine e riconoscimento per l’aiuto portato ai due ufficiali inglesi (Tav. 8). Michael Ross, inoltre, appresa la notizia della liberazione di Lina e del suo rientro a Sanremo dopo la prigionia, le invierà una lettera in cui ricorderà i momenti vissuti, l’aiuto ricevuto e la figura di Renato, l’amico scomparso.
L’ex ufficiale inglese, ritornato nel 1946 a Bordighera per ritrovare la famiglia Porcheddu, a cui doveva la propria salvezza, sposerà nello stesso anno una delle figlie di Beppe, Giovanna, e la Liguria resterà per sempre nel suo cuore, tanto che deciderà di dividere la sua esistenza tra l’Inghilterra e Bordighera a cui tanti ricordi lo avevano legato. Michael Ross muore nel marzo 2012, all’età di 94 anni. Lina intratterrà sempre una fitta corrispondenza e avrà continui rapporti con i coniugi Ross.
[NOTE]
43 Per le informazioni relative a questa vicenda, all’importante ruolo che Lina e Renato svolsero (con una bella e fedele descrizione, anche fisica - una delle poche, se non l’unica - degli stessi Lina e Renato), alle notevoli difficoltà che incontrarono, ai due arresti e all’organizzazione del gruppo d’azione di Baiardo, si veda il libro più volte citato, "From Liguria with love: capture, imprisonment and escape in wartime Italy", scritto da uno dei due protagonisti, Michael Ross, specialmente i capitoli 17-19 (il cap. 17 ha il titolo evocativo "Chance Meeting with the Resistance"), pp. 157 ss.. Per le vicende dei due ufficiali britannici, cfr. anche Gandolfo, "Sanremo in guerra" cit., p. 138. Le traversie che essi dovettero affrontare emergono chiaramente, oltre che nel racconto di Ross, anche nella corrispondenza che egli ebbe con la Meiffret (ne è testimone la lettera a Lina in cui Ross descrive come avvenne l’incontro con lei e con Renato).
44 Cfr. Ross, "From Liguria with love" cit., p. 172.
45 Si veda quanto già detto alla nota 7 a proposito di Porcheddu.
46 Per le vicende che videro coinvolto Beppe Porcheddu, gli arresti domiciliari e gli interrogatori, si veda Ross, "From Liguria with love" cit., pp. 174 ss. Quando Beppe fu convocato ad Imperia per essere interrogato, fu messo faccia a faccia per un confronto proprio con il suo vecchio amico Renato Brunati, arrestato da qualche tempo, e tenuto prigioniero nelle carceri della città ligure (cfr. ivi, p. 176).
47 Si aggiunse anche un’altra difficoltà: il nome di Beppe era in cima alla lista delle persone che sarebbero state arrestate a breve dai tedeschi. Velocemente la villa di “Llo di Mare” fu abbandonata e la famiglia Porcheddu fu costretta a nascondersi in vari luoghi. Cfr. Ross, "From Liguria with love" cit., pp. 183-84.
48 Per la conclusione di questa avventura dei due ufficiali inglesi con l’agognato arrivo sulle coste francesi, si veda Ross, "From Liguria with love" cit., cap. 19 dal titolo "At large with Partisans", pp. 186 ss.
Sarah Clarke, Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti, Per leggere, XIX, N. 36, 2019