martedì 15 dicembre 2020

L’aviazione ha bombardato il 7 Bordighera

La prima pagina del rapporto della I^ Armata Francese in data 30 dicembre 1944. Fonte: Archivio francese SHAT (Service historique de l'armée de terre)

30 dicembre 1944 - I^ Armata Francese - Gruppo Alpino Sud - 1° Gruppo del Battaglione Alpino [...]

RAPPORTO SETTIMANALE

Ventimiglia (IM): posto di (ex) frontiera di Ponte San Luigi

1) Linea del fronte: immutata. Le posizioni americane riguardano la linea dal Monte Grammondo a Ponte San Luigi [n.d.r.: zona sulla frontiera in Frazione Grimaldi di Ventimiglia (IM)]. Il 1° Gruppo dei Battaglioni controlla la costa tra Ponte San Luigi e Cap Martin. 2) Schieramento delle truppe. P.C. 1° Gruppo Villa Mont Agel strada Gorbio [...] Schieramento delle unità americane: immutato. 3) Operazioni eseguite. A.P e pattuglie normali sulla costa. Incidenti da ricordare. Nella notte tra il 23 e il 24 ed in quella tra il 27 e il 28 colpi di arma da fuoco sparati da pattuglie dei vecchi quartieri del porto [di Mentone]. Il 28 dicembre il 22° Battaglione C.A. ha ripreso un prigioniero italiano che tentava di passare in Italia in barca. Era evaso da Villafranca (Caserma Rochambault) al mattino alle 6 in barca, si era fermato a Monaco per cercare da mangiare ed era subito ripartito. È stato obbligato ad accostare dal fuoco dei nostri mitraglieri che lo avevano scorto davanti a Mentone verso le 15. 4) Rapporti Americani. Servizio giornaliero abituale di pattuglia. Obiettivi: Ciotti, alture sopra Villatella, Sant'Antonio, Calvo [n.d.r.: località e/o Frazioni nel ponente del territorio comunale di Ventimiglia (IM)] evacuati. Tiri di disturbo dell’artiglieria americana. 5) Attività nemica. Tiri di disturbo su Roquebrune, Carnollès. Insignificanti. 6) Informazioni ottenute.

Rapporto francese del 26 gennaio 1945. Fonte: Archivio francese SHAT (Service historique de l'armée de terre)

26 gennaio 1945 - I^ Armata Francese - Gruppo Alpino Sud - 1° Gruppo dei Battaglioni [...]

RAPPORTO SETTIMANALE

Roquebrune - Cap Martin: Cap Martin

1) Linea del fronte: immutata. 2) Posizione delle truppe: immutata.. 3) OPERAZIONI ESEGUITE: 1)
Notte tra il 20 e il 21 gennaio: una pattuglia americana della compagnia C in avanscoperta ha fatto 14 prigionieri. Alle 21 una pattuglia americana di 9 uomini [...] sentono parlare all'interno di uno chalet [...] Nessuno risponde. Diventa d'obbligo sparare sulle porte e sulle finestre. Due tedeschi tentano di scappare ma vengono abbattuti (8 italiani e 6 tedeschi [...]) 7 nemici feriti, 1 americano ucciso. 2) Il 21 gennaio: alle 23 una barca condotta da due uomini si presenta all'entrata del porto di Mentone. Cielo coperto, mare agitato. La sentinella per due volte non ottiene risposta ai suoi appelli. Spara un colpo in aria. A quel punto la barca oscilla verso il largo, uno degli occupanti getta un pacchetto in mare. La vedetta fa fuoco da 18 metri. La barca affonda, 1 morto, 1 ferito che viene portato al Posto di Soccorso del Gruppo. Il ferito chiede di vedere il Capitano Jones (SR americano)  [...] l'incidente deriva senza dubbio da un errore degli agenti italiani che credevano di trovarsi ancora sulla costa occupata dal nemico [n.d.r.: quindi, in territorio italiano]. D'altra parte è urgente insistere ancora una volta sul fatto che il 1° Gruppo dei Battaglioni sia preavvertito circa l'arrivo di agenti, anche una o due notti prima. (2 notti prima di questo incidente gli americani avevano preavvisato che un arrivo avrebbe avuto luogo [...] ma, siccome nessun altro avviso era stato dato per la notte seguente, l'avvenimento era stato considerato concluso). 3) 23 gennaio: tre uomini appartenenti alla 1^ compagnia del 21° B.V.E. (1)Battaglione stanziato a Cap Martin sono saltati su una mina. 1 ferito grave, 2 feriti seri [...] Movimenti di truppe tedesche in Val Nervia [...]

Fonte: Archivio francese SHAT (Service historique de l'armée de terre)

[7 febbraio 1945] I^ Armata Francese - Gruppo Alpino Sud - Stato Maggiore - 2ème Bureau - Chiffre - TELEGRAMMA [...] Arrivato: 7/2/45 alle ore 18. Decifrato alle ore 19. Mittente: Comandante del G.B.I. Destinatario: Comandante del G.A.S. - 2me Bureau. Testo: 5 febbraio 1945. Un MAS italiano con due uomini a bordo. Catturato dagli americani a Cap Martin. Materiale preso in consegna dalla Marina [Inglese]. Stop. Manovra da Monaco a Mentone. Stop. 42 colpi nemici su Mentone. Stop. Artiglieria, Aviazione e Marina amiche in azione [...]

Fonte: Archivio francese SHAT (Service historique de l'armée de terre)

 

10 febbraio 1945 - I^ Armata Francese - Gruppo Alpino Sud - 1° Gruppo dei Battaglioni [...]

RAPPORTO SETTIMANALE

1) Linea del fronte: immutata. 2) Dispiegamento delle unità: immutato. 3) Operazioni eseguite: [...] Il 9 febbraio tiri di mortaio da 81 al limite della gittata. Obiettivi, castello Voronoff  [n.d.r.: sulla frontiera in Frazione Grimaldi di Ventimiglia (IM)] e sopra la caserma dei Carabinieri, 60 colpi. 4) Da Cap Martin 50 tiri di cannone da 75 sul castello Voronoff e Grimaldi - Reazione dell’artiglieria nemica: 2 ore, senza danni. Sminamento all'interno di Cap Martin e messa in opera di nuove mine sulla costa [...] Attività pressoché nulla del nemico [...] Attività giornaliera della marina. L’aviazione ha bombardato il 7 Bordighera. Non è ancora stata effettuata l'evacuazione totale di Mentone. 5) Operazioni in corso: Tiri di mortaio [...]

Cap Martin, Mont Agel, Mentone

stralci di documenti francesi (Archivio francese SHAT) rintracciati da  Giuseppe Mac Fiorucci in preparazione di Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)>, 2007

Una vista da Bordighera (IM) fino alla Costa Azzurra

 
Una vista da Mentone fino a Bordighera

Una vista da Roquebrune - Cap Martin fino a Bordighera

(1) 25/8/44 - Terminato il suo rapporto sulla sconfitta subìta sul monte Grammondo, “Nettu” [Ernesto Corradi] ottiene da “Giulio”, commissario di divisione [Libero Remo Briganti], il permesso di partire per la Francia, ed io con lui [...] 8/9/1944 - Scendiamo per la seconda volta in città [Mentone]; “Nettu” è fermato dalle autorità francesi e trattenuto per alcuni giorni [...] 15/9/44 - Avevamo l’incarico di perlustrare le pendici del Monte Grammondo, dove alcune pattuglie tedesche appostate potevano ancora dirigere il tiro delle loro artiglierie sulle truppe alleate in movimento. Giorgio Lavagna (Tigre), Dall’Arroscia alla Provenza. Fazzoletti Garibaldini nella ResistenzaIsrecIm, ed. Cav. A. Dominici, Oneglia Imperia, 1982 

A settembre 1944 Giorgio Lavagna ed il suo gruppo vennero arruolati nella FSSF, First Special Service Force (chiamata anche The Devil’s Brigade, The Black Devils, The Black Devils’ Brigade, Freddie’s Freighters), reparto d’elite statunitense-canadese di commando, impiegato anche nella Operazione Dragoon nel sud della Francia, tuttavia sciolto nel dicembre 1944. A questa data, per non farsi internare, questi garibaldini furono costretti ad immatricolarsi nel 21/XV Bataillon Volontaires Etrangérs francese. Adriano Maini

domenica 13 dicembre 2020

Già notati svariate volte gruppi di ribelli armati

Dolceacqua (IM): Cappella dell'Addolorata

L'11 corrente, da certo Secondo BOSIO, residente in Ventimiglia, è stato catturato un colombo viaggiatore che portava un messaggio dei ribelli diretto alle autorità militari inglesi.
Si unisce copia del messaggio
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) del 28 maggio 1944, p. 21, così come da pubblicazione in Fondazione Luigi Micheletti.
 

Il Comando delle Brigate Nere ha una vasta rete di spionaggio che fornisce informazioni sui movimenti e sull'ubicazione delle formazioni partigiane.

Nel mese di giugno 1944 il predetto Comando ha a sua disposizione molte notizie sulla situazione numerica dei garibaldini e ne traccia un prospetto:

Rocchetta Nervina (IM)

«... Zona di Rocchetta Nervina
Già notati svariate volte gruppi di ribelli armati, in località Monte Forquin, al passo Mairige, a Monte Abellio; tutti provenienti dalla località Testa d'Alpe.

Airole (IM): uno scorcio di Val Roia

Zona di Airole
Notati gruppi di avvistamento a quota 677, quota 563 e presso il chilometro 10 della strada Ventimiglia-Airole.

Zona di Dolceacqua
Circa 70 ribelli armati trovansi nei pressi della Cappella dell'Addolorata, tra Dolceacqua e Monte Belgestro. Pare che altri gruppi di ribelli pure armati si trovino sulla cispluviale tra Roverino (Val Roja) e Camporosso (Val Nervia). Notati gruppi di avvistamento al chilometro 9 della strada Dolceacqua-Isolabona ed alla q. 370.

Isolabona (IM)

Zona di Isolabona
Notati gruppi di avvistamento e di sbandati presso il monte Morgi e presso la Cappella Marra a q. 577.

Pigna (IM): Corso De Sonnaz

Zona di Pigna e Castelvittorio
Accertata presenza di ribelli armati con armi automatiche e mortai e armamento individuale a Monte Gouta, Colle Venoso, Regione Grai, Margheria dei Boschi e monte Giardino. Il numero di questi è complessivamente di circa 800. Gruppi di avvistamento a monte Altomoro e Madonna di Campagna a q. 477, a Madonna Passoscio. Altri gruppi sparsi di circa 50 e 80 uomini armati sono stati visti a Buggio, Colle Prealba, a Monte Toraggio, a Monte Mera, a Monte Lega, con gruppi di avvistamento a quota 440, a Madonna del Carmine, a Madonna di Lausegno e nel paesetto di Orvegno, vicino a Monte Lega.

Apricale (IM): la strada provinciale

Zona di Apricale
Gruppi di sbandati notati, armati, a Monte Ruscarin, Monte Calvaria e a q. 300.

Vallebona (IM): alture di ponente

Zona di Vallebona e Seborga
Visti sostare diverse volte, presso il Passo del Bandito q. 703, gruppi di sbandati armati della forza di circa 20 - 30 elementi.    

Zona di Baiardo - Perinaldo e Ceriana
Accertata presenza di circa un centinaio di ribelli armati a Monte Mera; pure un centinaio a Monte Caggio, con gruppetti di avvistamento al chilometro 8 ed al chilometro 11 della strada Vallebona-Perinaldo. Sono stati visti transitare diverse volte, da San Romolo in direzione di monte Bignone, gruppi di 20 e 30 elementi di ribelli armati. Accertata presenza di due gruppi di circa 40 ribelli a Monte Ceppo e a Monte Cavanello, con gruppi di avvistamento al Passo di San Bernardo. Notati pure nuclei di ribelli armati a Baiardo nella villa Maiffret, nella galleria rifugio della villa e nella boscaglia adiacente. Accertata la presenza di un gruppo di circa 25 ribelli armati a Fascia d'Ubaga e a monte Merlo con gruppi di avvistamento a quota 536, quota 485, al chilometro 10 ed al chilometro 6 della strada Sanremo-Ceriana [...]».

Dagli incompleti dati in possesso del nemico, seppur non tutti attendibili e molti indubbiamente inesatti, si può valutare la possibilità di lotta della nostra Resistenza in quel periodo in cui l'entusiasmo saliva alle stelle ed in ogni valle risuonavano le canzoni partigiane.

Sul finire del mese di giugno del 1944, avviene un cruento combattimento sostenuto dal 16° distaccamento, che potrebbe anche essere ricordato come «La prima e l'ultima battaglia»; la battaglia cioè di un distaccamento appena costituito che si batte con grande coraggio, infligge gravi perdite ai Tedeschi e subisce, a sua volta, un rastrellamento tanto feroce, e giorni di martirio da non poter più essere ricomposto. I bravi giovani superstiti passano, quindi, a far parte di altri reparti. Noi, invece, il combattimento lo intitoliamo al nome della località presso cui si verificò e diciamo: «La battaglia di Sella Carpe».

Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Pagina 33 del Notiziario GNR del 24 giugno 1944 cit. infra - Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Il 20 corrente, verso le ore 17,30, banditi armati irruppero in Castelvittorio e, dopo aver bloccato tutte le strade di accesso al paese, penetrarono nella casa comunale dove bruciarono i manifesti e le bollette esattoriali, asportando una macchina da scrivere. Successivamente si portarono nell'ufficio postale ove danneggiarono l'apparecchio telegrafico, rendendolo inservibile. Infine si presentarono in diversi negozi di commestibili, asportando complessivamente 15 quintali di generi alimentari. Nell'allontanarsi costrinsero certo Bruno Rebaudo a seguirli [...].
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 24 giugno 1944,
p. 33, così come da pubblicazione in Fondazione Luigi Micheletti

giovedì 3 dicembre 2020

La moglie e la figlia di Concetto Marchesi rifugiate nel ponente ligure

Apricale (IM)

Mentre Luciano Canfora ultimava e dava alle stampe il suo "Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano" (Laterza, Roma-Bari, 2019), la più completa e ricca biografia storica di Concetto Marchesi ora premiata come vincitrice dell'Acqui Storia, io, con il più modesto saggio "Con la Resistenza. Intelligence e missioni alleate sulla costa ligure" (Edizioni Seb27, Torino, 2019), incrociavo la figura di Salvatore Marchesi, fratello di Concetto, partigiano fra Sanremo e Ventimiglia. Una casuale e fortuita colleganza di ricerca. Concetto Marchesi, latinista e antifascista, dopo il coraggioso appello agli studenti dell'Università di Padova del novembre-dicembre 1943, dopo l'espatrio e la presenza in Svizzera da fine '43 a fine '44, ritornò in ltalia per collaborare nell'ultima fase resistenziale. Fascisti e tedeschi posero una significativa taglia sulla sua cattura. Per garantire la sicurezza alla famiglia, alla moglie Ada Sabbadini e alla figlia Lidia, Concetto coinvolse il fratello Salvatore Marchesi (Salvamar), dottore in chimica, esponente della Resistenza ed antifascismo fra Sanremo e Bordighera, ispettore del Cnl [circondariale di Sanremo] e capo delle Sap di Bordighera.
Il fratello Salvatore riuscì, fra dicembre '44 e gennaio '45, a far ospitare in incognito Ada e Lidia dall'amico Beppe Porcheddu, nella propria villa di via Arziglia di Bordighera. In quel periodo, sempre nella villa vi erano nascosti due ufficiali inglesi collaboranti con i partigiani. Erano Michael Ross e George Bell. Uno di essi diventerà genero del Porcheddu
[...]
Il soggiorno di Ada e Lidia Marchesi presso la villa di Porcheddu durò fino al 24 gennaio 1945. Alcune segnalazioni e allarmi giunti dalla rete informativa consigliarono di mutare nascondiglio.
A Ventimiglia, fra il '43 e il '45, nei pressi della stazione ferroviaria e di fronte alla chiesa principale, vi era un albergo-­pensione gestito da Maria Pisano. L'albergo fu meta e passaggio di molte operazioni di espatrio clandestino di ebrei verso la Francia, di rifugio di antifascisti e resistenti, di incontro fra partigiani e missioni alleate. Maria Pisano era originaria di Apricale, località nell'entroterra ligure. Aveva sposato Giobatta Littardi di Pigna, altra località poco distante. La Pisano nascose nella propria casa di Apricale la signora Ada e la figlia Lidia Marchesi sotto il falso cognome di Mendelsoni, fino al mese di aprile 1945. Apricale era una località più sicura, non oggetto di rappresaglie tedesche e controlli fascisti. Vi era infatti un intreccio di rapporti famigliari che forse motivarono la maggior sicurezza. Enrico Littardi, figlio di Maria Pisano e di Giobatta Littardi, sposò Paola, figlia dei titolari di una nota vetreria artistica tedesca operante a Torino, la Vetreria Jorger-Faholaber. Proprio per questi rapporti con una vetreria tedesca, Apricale venne ritenuta oasi di non particolare osservazione nazi­fascista.
La ricostruzione di questa vicenda è stata possibile dopo ricerche in alcune testimonianze scritte di allora, grazie ai ricordi trasmessi oralmente ai parenti dei protagonisti. Preziose le ricerche di Marco Cassini, Gianpaolo Lanteri, Paolo Veziano, Giorgio Caudano e Silvano Pisano, attuale sindaco di Apricale.

Sergio Favretto, Il Piccolo, venerdì 16 ottobre 2020 

[Alcune pubblicazioni di Sergio Favretto: Con la Resistenza. Intelligence e missioni alleate sulla costa ligure, Seb27, Torino, 2019; Fenoglio verso il 25 aprile, Falsopiano, 2015; La Resistenza nel Valenzano. L’eccidio della Banda Lenti, Comune di Valenza, 2012; Resistenza e nuova coscienza civile. Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese, Falsopiano, 2009; Giuseppe Brusasca: radicale antifascismo e servizio alle istituzioni, Atti convegno di studi a Casale Monferrato, maggio 2006; Casale Partigiana: fatti e personaggi della resistenza nel Casalese, Libertas Club, 1977 ]

 

Era una struttura privata e segretissima, una formidabile arma occulta della Resistenza. Operava fra Padova e la Svizzera, attraverso lo snodo fondamentale di Milano.
Era una raffinata, organizzata, capillare rete informativa coi tentacoli stesi fra il nemico, collegata ai servizi d’informazione elvetici, inglesi (Soe) e americani (Oss) fra Lugano e Berna, capace di alimentare tutti quegli aiuti di cui avevano estremo bisogno le formazioni partigiane che si stavano organizzando dopo l’8 settembre.
Una rete clandestina che portava curiosamente il nome delle sillabe iniziali di due straordinari personaggi della vita culturale e politica del tempo. I due fondatori: Ezio Franceschini e Concetto Marchesi.
Questo oggetto semisconosciuto della recente storia patria si chiamava “Gruppo Fra.Ma”.
La dirigevano con saggezza e prudenza, un cattolico e un comunista, il primo discepolo dell’altro sui banchi storici di quella Università di Padova dove, il secondo, Concetto Marchesi, il 1° dicembre 1943 prima di lasciarne la guida (era il rettore magnifico) lanciò agli studenti il famoso messaggio con cui li invitava a prendere il fucile e lottare per la libertà contro la tirannide.
[…] quello che sarebbe di lì a poco nato sotto la spinta di Ezio Franceschini quasi in modo occasionale sull’esperienza avviata da un cappuccino, padre Carlo Varischi, assistente alla Cattolica che a Milano aveva organizzato con successo un ufficio clandestino di falsificazione di documenti per l’espatrio di antifascisti ed ebrei.
Costretto alla fuga per non essere arrestato, Varisco affidò a Franceschini il servizio.
Fu il primo passo verso il “Gruppo Frama” che prese corpo mentre Marchesi a Padova viveva i suoi ultimi giorni da uomo libero, ricercato com’era dai nazifascisti (si era dimesso il 28 novembre), dopo l’appello pubblico rivolto agli studenti.
Franceschini non perse tempo: andò in Toscana, fra Lucca e Pisa, ad informare la moglie e la figlia di Marchesi perché si mettessero in salvo; organizzò la clandestinità di Marchesi a Padova sottraendolo al rischio dell’arresto dall’appartamentino di via Marsala 35 dove, per una disattenzione, aveva lasciato tracce utili ai suoi inseguitori (l’uomo non sapeva fra l’altro maneggiare un’arma, camuffarsi, stare tranquillo); studiò il trasferimento a Milano il 29 novembre (vedi la testimonianza di Paride Brunetti, comandante partigiano della brigata “Gramsci” nel Bellunese) dove soggiornò fino al 9 febbraio 1944 in un appartamento in viale Regina Elena 40 (ora Tunisia); favorì il passaggio in Svizzera (con il fratello Salvatore), su cui il Pci espresse il suo accordo pur affermando di non poter essere in grado di fornirgli un passaggio sicuro, che Franceschini da par suo trovò, consentendo al “maestro” (che non ne aveva molta voglia) di trovare ospitalità in Canton Ticino dal valico pedonale di Maslianico, presso Como, il 9 febbraio 1944, dopo un fallito tentativo due giorni prima. […]
Franco Giannantoni, Il Gruppo “FRAMA”. Il comunista Marchesi e il cattolico Franceschini: una rete nella Resistenza, Triangolo Rosso n. 1-2, gennaio-marzo 2008 - ANED

 

Nel gennaio 1945 la Signora Marchesi, moglie del capo comunista Concetto Marchesi, e la figlia sposata Mendelssohn con un ebreo americano, venivano ricoverate in casa mia coll’aiuto del dott. Marchesi, fratello di Concetto; esse sottostavano alla taglia di 1 milione, già applicata a Concetto Marchesi; fuggito questo in Svizzera le sue familiari rilevarono il funesto privilegio.
Esse restarono in casa mia 25 giorni mentre ivi albergavano pure i 2 ufficiali inglesi; la prudenza e infinite cautele oltre al volere degli ospiti stranieri ci obbligarono ad occultare la presenza di questi alle signore Marchesi: e ci riuscimmo.
Il 24 gennaio il dott. Marchesi precipitatosi in casa mia comunicò che i tedeschi dovevan partire entro 2 giorni, prelevando tutti i designati ostaggi di cui io risultai capolista.
Si impose una fuga generale; Marchesi collocò altrove cognata e nipote, noi ci rifugiammo nella villa di Kurt Hermann… nazista, naturalmente a sua insaputa: i 2 ufficiali inglesi, guidati da mio figlio pei monti, di notte, raggiunsero rifugi ignoti, mentre mio figlio scendeva la costa in attesa degli avvenimenti.
La notizia dataci risultò imprecisa, chè la fuga tedesca tardò ancora 3 mesi.
Ma i 2 inglesi dopo romanzesche avventure in montagna e sulla costa di Vallecrosia raggiunsero la Francia e si misero finalmente al sicuro.  

Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento IsrecIm) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019