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La spiaggia tra Bordighera (IM) e Vallecrosia |
.. il distaccamento S.A.P. di
Vallecrosia nato negli ultimi giorni di luglio '44.
Rocco Fava di Sanremo (IM),
La Resistenza nell'Imperiese.
Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto
Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio -
30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli
Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea
in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
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La spiaggia, tra Vallecrosia e Bordighera, all'altezza del rio Rattaconigli, teatro di alcune operazioni del Gruppo Sbarchi
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La
missione
Leo, alla quale appartenevano
Rosina [Luciano Mannini di Vallecrosia (IM)],
Lolli [Giuseppe
Longo], Giulio [
Corsaro]
Pedretti [di Ventimiglia (IM)] ed alcuni altri giovani che si erano temprati
nelle lotte di montagna, si portò [partendo da una spiaggia di Vallecrosia (IM)] a Nizza nel [il 10] dicembre 1944,
dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria
imbarcazione guidata dall'infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da
Pascalin [Pasquale
Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come
Pedretti]. A Nizza,
Leo [Stefano
Carabalona] si incontra con i responsabili dei servizi
speciali
alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che
comportava, fra l'altro, l'uso di apparecchi radio trasmittenti, per i
quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945
la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato
in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno...
I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [
Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All'inizio l'attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell'immediato retroterra. Dopo la costituzione della missione
Leo e l'arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione
Leo stessa e col cap.
Gino * [Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l'assassinio del
Gino. Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata...
Mario Mascia,
L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Ed. Alis, 1946, ristampa a cura dell'
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia del 1975
Nell'agosto del 1944 gli alleati sbarcarono a St. Raphael vicino a Marsiglia.
A sbarco consolidato, l’avanzata alleata si divise su due
direttrici, la prima verso Marsiglia, composta principalmente dall’Armée
d’Afrique francese; la seconda verso la Costa Azzurra e il confine
italiano.
Sulla riva destra del Var, prima di entrare in Nizza, l’avanzata si
arrestò non per opposizione delle forze tedesche ma per scelta del
comando alleato. La resistenza francese della Costa Azzurra insorse
spontaneamente, quasi costringendo gli alleati a liberare Nizza e a
proseguire fino a Mentone, che venne liberata ai primi di settembre 1944
riportando i confini all’anteguerra. A Gattières, sopra Nizza, fu installata una scuola per
l’addestramento di sabotatori, alla quale parteciparono diversi
partigiani
italiani; a Mentone vennero installate delle piccionaie di colombi
viaggiatori che venivano impiegati nelle operazioni di spionaggio oltre
le linee. Le agenzie di intelligence alleate (francesi, inglesi e americane)
iniziarono a lavorare più in concorrenza fra loro che in
collaborazione.
Il nostro C.L.N. assisteva con timore a queste azioni in “concorrenza”, perché mettevano in pericolo tutta l’organizzazione. […]
Renzo "Stienca" Rossi in
GRUPPO SBARCHI VALLECROSIA di Giuseppe Mac Fiorucci < ed.
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM) >, 2007
Credo che dal lungomare tenuto "aperto" dalla sezione sbarchi salpasse [operazione della tarda notte del 10 dicembre 1944 citata poc'anzi] anche la prima imbarcazione con "Leo" Carabalona, "Rosina" (Luciano Mannini), "Caronte" (Pedretti) e altri di Ventimiglia... Con lo sbarco [6 gennaio 1945] del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di "Leo" Carabalona, del quale faceva parte Giulio Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio.
Renato "
Plancia" Dorgia, in
Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo ["
Stienca"]
Rossi.
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [o
Gireu, Pietro Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia (IM)]
, che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo].
[...]
A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto anche "
Ivano", in quel momento comandante della V^ Brigata d'Assalto "Luigi Nuvoloni", da
dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"]
.
Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito
alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di
organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari]
e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore.
In novembre
[1944]
mi aggregai al battaglione di Gino Napolitano a Vignai, ma dopo alcune
operazioni di collegamento tra Vallebona e il comando di Vignai, il
comando mi richiamò ad operare nel Gruppo Sbarchi di Vallecrosia.
Renzo "Gianni"
Biancheri (1), "
Rensu u Longu", in
Giuseppe Mac Fiorucci,
Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed.
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM) >, 2007
A quel proclama [quello del generale Alexander del 13 novembre 1944] rispose duramente Carlo Farini [
Simon], ... incitando i partigiani a serrare le fila e a combattere
ancora più duramente contro i nazifascisti, rinfacciando altresì agli
alleati la scarsissima consistenza degli aiuti inviati ai garibaldini,
sporadicamente, e fino ad allora solo per mare con una minuscola
imbarcazione che sbarcava nella zona tra Bordighera e Ventimiglia.
Sandro Badellino,
Mia memoria partigiana. Esperienze
di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese
(1944-1945), edizioni Amadeo, Imperia, 1998
Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)…
dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di
permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi
tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze
resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività…
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
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Vallecrosia (IM): un'altra spiaggia, più a ponente rispetto a quella già indicata, da cui partirono missioni del Gruppo Sbarchi
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Da questa situazione nacque
l’idea, nel comando della “Felice Cascione”, di una nostra missione, che
dovesse portarsi in Francia presso i Comandi Alleati per sollecitare
l’invio di divise, viveri, armi e munizioni. E per combinare azioni
militari congiunte contro le forze nazifasciste nella nostra zona.
Così nacque la Missione Kanhemann, con la supervisione del comandante “U Curtu” [Nino Curto
Siccardi]
. Fra i componenti furono assunti fra gli altri (non li ricordo tutti), con me, Alberto Guglielmi “Nino” e Luciano Mannini “Rosina“.
Io, perché ufficiale dell’esercito, a conoscenza delle lingue francese e
inglese, studiate a scuola e poi coltivate privatamente. Nino e Luciano perché conoscevano la zona a menadito, soprattutto i camminamenti tra le mine sulla spiaggia. [...] nelle prime ore del mattino successivo [la missione era partita la notte del 14 dicembre 1944 da una spiaggia di Vallecrosia] stavamo già nella sede della gendarmeria di Nizza […] Quasi
subito fu prelevato Kanhemann, capo della nostra missione e portatore
di tutti i documenti referenziali attestanti la nostra identità politica […] La notte del 6 gennaio 1945 la missione con tutti noi e con il capitano Bentley e il suo marconista ripartì per Vallecrosia […]
Domenico “Mimmo” Donesi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Con Renzo "u Longu" [Biancheri] ci nascondemmo nel macello a fianco della postazione dei bersaglieri [sul lungomare di Vallecrosia]. Vivemmo 2 giorni appollaiati e nascosti sulle travi del tetto tra le catene, le carrucole e i ganci. Poi finalmente Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e gli amici prepararono la barca e partimmo. Era dicembre [1944] e tra i compagni di viaggio ricordo sicuramente Luciano Mannini. Remammo a turno e sbarcammo a Monaco bagnati fradici, perché durante il viaggio aveva cominciato a piovere a dirotto. Appena arrivati fummo... arrestati dai francesi e portati al posto di polizia di fronte al porto. Ci aspettavano, era tutto pronto. Poco dopo arrivarono gli ufficiali inglesi, gentilissimi, che ci portarono a Nizza dove ci vestirono con la divisa inglese e ci rifocillarono...
Ampelio Elio Bregliano, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Il rapporto del Ten. Col. Robert Peter McMullen, redatto il 23
maggio 1945, comandante della missione “Clover” (M.11) per la Liguria e
la parte occidentale dell’Emilia, ci informa di come una missione
dedicata alla Liguria di Ponente fosse stata pianificata nel settembre
1944, subito dopo l’operazione “Dragoon” [
n.d.r.: lo sbarco vittorioso
degli alleati in Provenza, agosto 1944] [...] A tal fine,
la N. 1 Special Force, la sezione italiana del SOE, organizzò l’invio di una missione, comandata dal capitano Robert C. Bentley, denominata “Saki”, che dal confine francese si sarebbe portata nella provincia di Imperia.
Bentley avrebbe studiato la possibilità di approvvigionamenti alle forze partigiane via mare, e
avrebbe cercato di collegarsi con la missione “Flap”
che era già
operativa nel Piemonte meridionale e al confine con la
provincia di Savona. Dopo una ulteriore missione, denominata “Clarion”,
comandata dal maggiore Duncan Lorne Campbell, sarebbe stata paracadutata
per svolgere compiti di collegamento nella zona montagnosa a sud delle
Langhe, egli avrebbe preso il comando del personale britannico nelle
province di Imperia e Savona. [...] Questo è quanto scrive McMullen, ma
andando a ritroso, leggendo le istruzioni operative (Operation
Instruction) redatte il 24 settembre 1944 dal commander RNVR Gerald
Alfred Holdsworth, comandante della N. 1 Special Force per la missione
del maggiore Campbell, denominata “Clarion”, troviamo che le cose
andarono in modo diverso. Inizialmente la missione doveva essere
paracadutata nella zona di Cuneo dove sarebbe stata contattata dal
maggiore Temple della missione “Flap”, e successivamente avrebbe preso contatto con la 2° Divisione Ligure a nord di Imperia.
La missione Flap era in contatto con le formazioni autonome del Maggiore Enrico Martini “
Mauri”
dell’Esercito di Liberazione Nazionale. Ma siccome nelle intenzioni
dei garibaldini imperiesi, dopo la ritirata delle forze nemiche, c’era
l’occupazione delle città della Liguria occidentale da Albenga al
confine francese, i compiti della missione erano militari (misure
antistorch, cioè la protezione degli impianti, del personale, delle
infrastrutture dalle possibili distruzioni dei tedeschi) e politiche,
cioè l’organizzazione successiva delle autorità amministrative, dei
partigiani, il mantenimento dell’ordine pubblico in attesa dell’arrivo
delle truppe alleate e dell’AMG. Le istruzioni operative descrivono
dettagliatamente gli scopi, i metodi, la consistenza delle forze nemiche
e dei partigiani, la presenza di altre missioni alleate, la politica da
adottare con i partigiani, i mezzi finanziari di cui la missione
avrebbe disposto, i collegamenti con la base.
Il vice comandante sarebbe stato il capitano Bentley, ma la missione Clarion non iniziò come previsto. Nelle istruzioni operative della missione “Saki” del
capitano Bentley,
redatte un mese dopo, il 30 ottobre 1944, troviamo che la sua missione
sarebbe arrivata via mare, avrebbe raggiunto le formazioni garibaldine
della Div. “Cascione” sulle montagne imperiesi e solo dopo il suo
insediamento sarebbe stata paracadutata la missione Clarion del maggiore
Campbell. Al suo arrivo Bentley avrebbe lasciato il comando della
missione a Campbell. Ma anche la missione Saki non ebbe luogo secondo
quanto pianificato per le cattive condizioni climatiche. La missione
Clarion venne paracadutata l’8 dicembre 1944: era composta dal maggiore
Campbell, dal capitano Irving-Bell, dal tenente Clark e da due operatori
radio. Questa informazione ci è fornita dal rapporto del capitano
Cosa, comandante della 3° Divisione Alpina (autonomi), redatto il 7 aprile
1945. Il lancio aveva avuto luogo dopo che i tedeschi avevano già
occupato Villanova Mondovì e già si sapeva che si stavano preparando per
operazioni di rastrellamento su larga scala. “Io avevo già avvertito
il Ten. Clark di questo fatto e avevo energicamente insistito sul fatto
che il lancio non doveva essere effettuato. Al più presto cercai un
luogo sicuro con la sua missione in pianura, dove l'avrei accompagnato
con una buona scorta, al fine di evitare l’incerto destino di venire
rastrellati. Invece egli desiderava ritirarsi più in alto sulle
montagne, per non correre il rischio di attraversare le linee nemiche
(eravamo ormai circondati). Dopo alcuni giorni molto duri in montagna la
missione è scesa per riposarsi a Frabosa, ma è stata sorpresa dai
tedeschi, quasi tutti sono stati catturati. Solo il capitano Irving-Bell
fu salvato.[...]” [...]
La missione via mare di Bentley riuscì ad infiltrarsi nella notte del 6-7 gennaio 1945, dopo otto tentativi di sbarco, sulla spiaggia nei pressi di Bordighera [
n.d.r.: più probabile, invece, dato il subitaneo arrivo del gruppo in parola, dopo l'approdo, alla casa della famiglia di "Nino" Guglielmi, che si trattasse di Camporosso Mare].
Antonio Martino,
La missione alleata "Indelible" nella II^ Zona Operativa savonese, in Storia e Memoria, rivista dell'
Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2011-1
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La zona di Camporosso, alla foce del torrente Nervia e prossima a Ventimiglia, dove abitava la famiglia Guglielmi
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La notte della Epifania [del 1945] riapparve mio fratello Nino con “Mimmo” [Domenico Dònesi] e un ufficiale inglese [
n.d.r.: il capitano Robert Bentley, inglese, che doveva assumere per l’appunto l’incarico del collegamento degli Alleati con la I^ Zona Partigiana Liguria], bagnato fradicio, che era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina, poi si incamminarono di nuovo…
Emilia Guglielmi in
Giuseppe Mac Fiorucci,
Op. cit.
Da parte alleata gli aiuti furono del tutto inesistenti fino al
terminare dell'anno 1944. Ai primi del 1945 vennero inviati presso le
nostre formazioni di montagna ufficiali di collegamento, la cui opera fu
talvolta preziosa più dal punto di vista morale che materiale... fu
soltanto nel marzo del '45, a poche settimane dalla liberazione che
qualche limitato invio di armi automatiche si effettuò da parte alleata,
via mare, grazie, peraltro, al coraggio ed alla determinazione dei
nostri ragazzi, e solo una prima volta volta in marzo... lanci...
Mario Mascia, Op. cit.
Nell’estate 1944 i
servizi segreti americani avevano inviato sulla costa
una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi
. Dovendo tornare in
Francia, per attraversare le linee Gino Punzi si avvalse della
collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei
tedeschi, durante il viaggio venne ucciso [n.d.r.: in zona Marina San Giuseppe a Ventimiglia - vedere infra]. Il comandante tedesco si
infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere
furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a
conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e
telegrafisti alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando
arrivò il telegrafista “Eros” lo catturarono, ferendolo. Si avvalsero di
lui per trasmettere falsi messaggi al comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione “Leo”
[Mannini in
Mario Mascia,
Op. cit., definisce, invece, "
Missione Leo" la vera e propria presa di contatto di Stefano
Leo Carabalona [comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] con gli Alleati, cementata nel dicembre 1944. Nella missione erano - sempre secondo Mannini - coinvolti, tra gli altri, Giulio "
Caronte" o "
Corsaro" Pedretti e Pasquale
Pirata Corradi di Ventimiglia (IM), nonché
Lolli [Giuseppe Longo, vice comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] e, lui stesso, Mannini di Vallecrosia. Rientrarono sulla costa dell'estremo ponente ligure, dopo adeguata preparazione fornita dagli alleati, a gennaio 1945]
Renzo "Gianni" Biancheri (1), in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
[...] avevano luogo sbarchi di materiale bellico nella zona di
Vallecrosia-Bordighera. I volontari che si occuparono di tali trasporti
appartenevano al gruppo di "
Leo", che fungeva da tramite tra i
garibaldini e la missione alleata in Francia. Giulio Pedretti fu il
partigiano che più di ogni altro si impegnò in tali operazioni, al punto
che alla fine della guerra aveva effettuato 27 traversate per
recapitare armi e uomini attraverso il tratto di mare prospicente la
zona di confine italo-francese.
Rocco Fava,
Op. cit.
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Tre dei bersaglieri che aiutarono clandestinamente il Gruppo Sbarchi con un militare tedesco sulla collina di Collasgarba, la cui sommità è divisa tra Camporosso e Ventimiglia. Fonte. G. Fiorucci, Op. cit. |
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Una vista - in direzione di Camporosso e Vallecrosia - dalla collina di Collasgarba |
I bersaglieri [n.d.r.: un gruppo di bersaglieri, comandato dal sergente Bertelli e di servizio, una volta arrivati nella zona di confine, prima sulla collina di Collasgarba, poi sul lungomare di Vallecrosia, aiutò clandestinamente in vari modi i sappisti del Gruppo Sbarchi di Vallecrosia]
ci aiutarono [la notte del 6 marzo 1945]
a mettere in acqua
la barca e a caricare “Leo”
ferito [...] Il nostro ritorno fu programmato subito con il
motoscafo di Giulio "Corsaro"
Pedretti e di Cesar, con il quale si
dovevano recuperare anche alcuni prigionieri alleati; ma il motoscafo in
mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo
in balia delle onde: Renzo Rossi, Pedretti e Cesar sotto un telo, al
chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi
albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi.
Sulla spiaggia di Vallecrosia il Gruppo Sbarchi attese invano con i 5 piloti [n.d.r.: non tutti piloti, anche se si trattava di militari alleati sfuggiti in vario modo alla prigionia, con il singolare caso, una vera epopea, di due di loro, due ufficiali inglesi, Bell e Ross, che da più di un anno e mezzo attendevano l'occasione di rientrare nelle file alleate]
.
I piloti vennero trasferiti in Francia nei giorni successivi da Girò
[Pietro Gerolamo Marcenaro]
e Achille.
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Aldo Lotti, Achille Lamberti, Pietro Gerolamo Marcenaro e Renzo Biancheri in Bordighera (IM), 30 aprile 1945. Fonte: G. Fiorucci, Op. cit. |
Io, Renzo Rossi, Achille Lamberti e Girò ritornammo in un'altra
occasione dalla Francia con un carico di armi. Per sbarcare dovemmo
attendere il segnale dalla riva, ma, come altre volte, non arrivò alcun
segnale. Sbarcammo proprio davanti alla postazione dei bersaglieri,
vicino al bunker.
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Renzo Biancheri e Renzo Rossi in Bordighera (IM) a febbraio 1944. Fonte: G. Fiorucci, Op. cit. |
Pochi giorni dopo, senza Achille, che rimase a
dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] un’altra
traversata, accompagnando “Plancia” [Renato Dorgia] a
prendere armi e materiale. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di
una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono
momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì
distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non
si accorsero della nostra presenza e passarono oltre.
Tra il
bunker del Borghetto e quello del Verbone, era tutto un campo di mine,
eccetto, giusto alla metà tra i due bunker, un passaggio largo meno di
un metro, dalla battigia fino al rio Rattaconigli. Sbarcarono a
Rattaconigli e superarono il campo minato attraverso quel sentiero.
Quella sera dal bunker di Vallecrosia fino alla foce del Nervia era
tutto un pullulare di tedeschi e fascisti. Ci aspettavano. La fortuna fu
dalla nostra...
Renzo Gianni Biancheri (1), "Rensu u Longu", in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
(1) ... Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Renzo
Biancheri, già allora sordo come una campana. Per me era la prima volta,
mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher... Renzo Biancheri chiese di poter
usare il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo
stupore generale iniziò a cantare Polvere di Stelle. Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene. Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”, alle orecchie
di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche precedente
missione e con la quale di certo non scambiava lunghe conversazioni:
Sometimes I wonder why I spend
The lonely night dreaming of a song
Renato Plancia Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
[A Sanremo] sotto la direzione del responsabile del SIM il
servizio di informazioni si sviluppò e si potenziò: notizie militari e
politche furono diramate ovunque; piani militari vennero studiati nei
loro dettagli; si provvide al rilievo delle fortificazioni e postazioni
nemiche e al trasporto via mare a mezzo della coraggiosa organizzazione
di Vallecrosia - Bordighera, diretta dal garibaldino Renzo [Stienca] Rossi
(Renzo) e da Renzo [Gianni] Biancheri il (Lungo) di numerose armi automatiche e
munizioni inviate dai comandi
alleati in Francia, materiale che venne
convogliato in montagna o smistato in città; spie, traditori,
informatori vennero pedinati, segnalati o eliminati...
Inoltre
il C.L.N. curò l'organizzazione del Fronte della
Gioventù, quella dei
C.L.N. comunali (Ventimiglia, Vallecrosia, Bordighera, Ospedaletti) ...
E' doveroso ricordare, fra i
collaboratori diretti del C.L.N. ... Salvatore Marchesi (Salvamar), ispettore circondariale per la zona Bordighera-Ventimiglia.
Mario Mascia,
Op. cit.
14 febbraio 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto" Nino
Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando della Divisione “Silvio
Bonfante” - Comunicava che erano imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione e precisava i criteri di distribuzione dei medesimi.
13 febbraio 1945 - Dall'Ispettore [
Simon, Carlo
Farini] della I^ Zona Operativa Liguria al comandante "
Veloce" [Ermanno Sebastiano Martini, comandante del III° Battaglione "Orazio 'Ugo' Secondo" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice
Cascione"] - ... Invitava "
Veloce" ed i suoi uomini a non fare, fino a nuovo ordine, puntate perlustrative verso il mare per evitare false aspettative su sbarchi alleati di materiali, una soluzione [per zone lontane dalla frontiera italo-francese] a cui si era già rinunciato.
7 aprile 1945 - Dal CLN circondariale di Sanremo a
Turi Salibra
[Salvatore Marchesi, ispettore circondariale, incaricato del collegamento tra CNL di Sanremo e
CLN di Bordighera] ed al CLN di Bordighera - L'ufficiale addetto al
Comando,
Piero [Pietro De Andreis], sarebbe
stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la
ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi
le armi sarebbero state assegnate per un quarto alle SAP di Ventimiglia,
Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti,
Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]...
13 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [
capitano Bentley] i 23
Sten ed i 2
Breda
sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in
zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2
istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten
con relative munizioni, portati da
Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a
capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località
Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo
missione della VI^ Divisione “Silvio
Bonfante”
presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei
giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si
aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia
tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in
effetti].
documenti Isrecim in
Rocco Fava, Op.cit., Tomo II
* Luigi Gino
Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare, nato ad Acquafondata
(Frosinone) nel 1917, già del 5° reggimento di artiglieria alpina,
combattè nei Balcani.
Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Combattente
in territorio oltre confine non si arrendeva ai tedeschi ed in impari
lotta opponeva fiera resistenza mantenendo alto l’onore e il valore del
soldato italiano. Benché ferito riusciva a sfuggire alla cattura e
unitosi al movimento clandestino francese organizzava la partecipazione
al “Maquis” di formazioni partigiane composte di connazionali in
Francia. A Peille, Peiracava e alla Turbie si univa ad essi ed eseguiva
ardite missioni per collegare e coordinare nella zona di frontiera ed in
quella rivierasca l’azione dei partigiani francesi e italiani. Mentre
rientrava alla base di ritorno da una missione particolarmente
rischiosa, veniva proditoriamente colpito da un sicario prezzolato che
lo finiva a colpi di scure. Cadeva nel compimento del dovere dopo aver
riassunto nella sua opera le belle virtù come militare e partigiano
d’Italia - Alpi Marittime - Ventimiglia, 8 settembre 1943 - 6 gennaio 1945 [in effetti al capitano Punzi venne dato il colpo di grazia il 5 gennaio 1945]
L’8
settembre 1943 colse Punzi nella IV^ armata italiana, presente nel
sud-est della Francia. Probabilmente combattè in quei frangenti contro
le occupanti truppe naziste e, benché ferito, riuscì a fuggire per
unirsi in Costa Azzurra a costituende formazioni partigiane composte di
francesi e di connazionali.
Una testimonianza scritta, rilasciata in
Imperia dal sottocitato Panascì alla fine della guerra, come riportato
in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. III, Da settembre a fine anno 1944, Amministrazione Provinciale di Imperia e Isrecim, Milanostampa, 1977,
lascia emergere che, arrestato a Ventimiglia (IM) nel dicembre 1943, il
capitano aveva potuto esibire, per salvarsi, altresì aiutato in questo
tentativo dall’interessamento inopinato degli agenti di polizia Antonino
Panascì e Gaetano Iannacone, documenti rilasciatigli dal Comando di
Milizia Confinaria; che era già attivo nel tentativo di creare una rete
clandestina antifascista in provincia di Imperia; che aveva continuato
ad operare nel mentovato senso nel ponente ligure, soprattutto tenendo
contatti con il già rammentato Panascì.
Punzi combatté, poi,
valorosamente, alla fine di agosto 1944 con i partigiani francesi del
Nizzardo per la liberazione di Peille e dintorni. Ormai stabilmente
operativo con l’O.S.S. americano a Villa Petit Rocher, in quel sito dovrebbe avere conosciuto Stefano Leo Carabalona, colà giunto il 10 dicembre 1944 in qualità di responsabile (con vice Lolli, Giuseppe Longo) della Missione dei partigiani del ponente ligure presso il Comando Alleato. Adriano Maini
Senza data - Testimonianza sul capitano Gino della missione alleata, che aveva fatto da collegamento anche con i maquisard francesi, in cui si sosteneva che il capitano Gino era stato attirato in un tranello ed ucciso dai tedeschi il 6 gennaio 1945 [n.d.r.: in effetti, come sopra già scritto, il capitano Punzi venne gravemente colpito alla testa con una scure il 4 gennaio a Marina San Giuseppe di Ventimiglia da un pescatore-contrabbandiere, che si era impegnato a portarlo in Francia, dato il ritardo di altri collaboratori all'appuntamento che Gino aveva già programmato, ma, come risulta da alcuni verbali di interrogatori, Punzi non morì subito ed il respondabile dei servizi segreti della Marina tedesca, accorso sul posto, chiamato dal traditore, impartì l'ordine, constatato che non era più possibile salvargli la vita, di finirlo con un colpo di pistola].
documento dell'Archivio del Comune di Sanremo (IM) in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II