martedì 18 aprile 2023

Nazisti di stanza a Sanremo presero in consegna i prigionieri francesi che avevano agito in Val Roia

Breil-sur-Roya

Il 5 febbraio 1945 Charles e Jacques Molinari, della rete C.F.L. Parent, furono catturati dai tedeschi mentre cercavano di prendere contatto con i partigiani italiani di “Giustizia e Libertà” in Alta Val Roia. Condotti a Sanremo, dove furono torturati, resistendo senza rivelare nulla, riuscirono in aprile a fuggire, poco prima di essere condotti davanti al plotone d’esecuzione. Sempre il 5 febbraio 1945 due altri agenti, della rete Gallia, Salusse e Santoni, furono sorpresi e catturati vicino a Breil-sur-Roya [Val Roia francese, dipartimento delle Alpi Marittime] e vennero fucilati a Pieve di Teco il 4 aprile.              Pierre-Emmanuel Klingbeil, Le front oublié des Alpes-Maritimes (15 août 1944 - 2 mai 1945), Ed. Serre, 2005

Verso il 7 o l'8 febbraio 1945 Sessler fu convocato a Cuneo presso lo Stato Maggiore della Divisione. Egli partì in automobile accompagnato da un miliziano francese, Lucien Pommier, vice del capitano francese Henri Puech, capo di una squadra di sabotatori composta da miliziani, e da me stesso. Arrivati a Cuneo fummo incaricati di controllare i documenti d'identità di sette prigionieri, appartenenti a tre gruppi diversi. Mi sembra di ricordare che questi uomini si chiamassero Henri Bacarisse, fratelli Molinari, Caneva, Truci [Truchi], Soletti e Dalmasso. I prigionieri erano entrati in Italia per effettuare una missione militare per conto dello S.R.O. francese, diretto a Nizza dal comandante Muller. Erano stati soprattutto incaricati di prendere contatti con i partigiani italiani, di inviduare terreni per i paracadute, ecc.
In pratica venne interrogato solo il capo missione Bacarisse.
Leon Jacobs (alias Felix), Verbale di interrogatorio, confluito in documentazione (KV-2-2288) degli archivi statunitensi N.A.R.A, ricerca di
Giorgio Caudano 

Nel gruppo dei Molinari c'era anche Marius Truchi di Moulinet [30 chilometri a nord di Mentone] che, prima di passare alle dipendenze, più propriamente, dello S.R.O. francese (diretto dalla D.G.E.R., a sua volta emanazione del B.C.R.A.), insieme a loro e ad altri aveva già compiuto diverse missioni verso Tenda, Sospel e Breil per conto dell'Oss, che li aveva reclutati perché già, anche se brevemente, partigiani del maquis: Truchi nelle Alpi di Alta Provenza. Marius Truchi ha rilasciato una lunga dichiarazione, "Memorie dei giorni di speranza", per il libro di autori vari "Racconti e testimonianze nelle guerre dal 1914 ai giorni nostri" (Edizioni In Libro Veritas, Cergy-Pontoise, 2009, compulsato in primis dallo storico locale Giorgio Caudano). Dall'articolato resoconto fatto da Truchi qui vengono estrapolati alcuni passi relativi all'avventura finale. A prendere a Tenda in consegna, dopo l'arresto, dovuto alle manovre di un certo Cartolano, era arrivato un certo Felix, di cui si sa da altre fonti che era un belga ingaggiato dai servizi segreti (S.R.A.) della Marina da guerra tedesca: al secolo Leon Jacobs, qui già citato. Truchi: "Veniamo subito portati al Kommandantur installato all'Hôtel National di Tenda; noi stiamo lì un giorno e una notte senza cibo. Il nostro arresto, si è appreso in seguito, provoca una forte reazione dei servizi di intelligence tedeschi di Sanremo. Mi sembra di ricordare che questo servizio era quello della Marina. Ci fu anche una reazione della Gestapo, per la quale lavoravano degli ufficiali francesi. L'arrivo di un alto funzionario di questi servizi decide sul nostro trasferimento". Felix aveva già avuto a che fare sulla tragica morte del capitano Gino Punzi, altro agente dell'OSS, anch'egli in precedenza maquisard, ma nella valle nizzarda del Paillon. Truchi ed altri compagni vennero trasferiti a Sanremo e imprigionati nella tristemente nota Villa Auberg, trasformata in carcere nazista. Ai pesanti interrogatori compiuti nei sotterranei dell'edificio parteciparono anche dei francesi (per Truchi "uomini dei servizi speciali che lavoravano per la Gestapo", al comando di Felix) al servizio dei tedeschi. Felix, ad un certo momento, avrebbe agevolato la fuga del capo della missione di Truchi, il che risulta confermato dal tentativo fatto da lì a breve da Felix con il suo capo Sessler di consegnarsi per tempo, per provare ad ingraziarsele, alle autorità militari alleate di Nizza. Poi i francesi vennero trasferiti ad un'altra prigione di Sanremo ("condividiamo questa sistemazione con dei delinquenti comuni, ma anche con combattenti della resistenza"). Di qui, il 19 marzo 1945 ("incatenati, saliamo di nuovo in uno dei famosi camion coperti") Truchi e due compagni, i fratelli Molinari, insieme ad altri detenuti, furono trasferiti a Genova, a Marassi. Due volte alla settimana venivano condotti in centro a Genova, alla Casa dello Studente, per le solite vessatorie inquisizioni. Il 20 aprile arrivava il verdetto di condanna a morte, ma, mentre i fratelli Molinari con altri prigionieri venivano trasferiti per l'esecuzione a Bolzano, Truchi rimase a Genova. Alla vigilia della Liberazione venne ("ultimo francese") portato fuori dal carcere da "un avvocato, membro del CLN", armato di fucile mitragliatore e chiamato a combattere per liberare altri resistenti ancora in cattività.
Adriano Maini
 
Nei primi mesi dell'anno 1945, in Breil, inizia il calvario di alcuni partigiani. Sono i fratelli Giacomo e Carlo Molinari: in viaggio per una missione a Tenda, latori di lettere per accordi con la formazione "Giustizia e Libertà" che agisce in Piemonte. All'atto del fermo riescono ad ingoiare le missive. Era il 3 di febbraio. Legati con fil di ferro schiena contro schiena per due giorni, senza cibo, subiscono serrati interrogatori. Il terzo giorno, caricati su un camion, sono condotti a Cuneo ove subiscono percosse a sangue. Trascorsi altri tre giorni si decreta il loro invio a Sanremo. Giunti ai Forti di Nava vengono imprigionati, quindi interrogati per tutta la notte e rifocillati con pane secco e acqua. Condotti a Sanremo sono presi in consegna da un non meglio identificato "signor Felice" [n.d.r.: si trattava invece di Leon Jacobs, il "Felix" qui già citato] che come guardie del corpo usa giovani fascisti "cattivi come lupi". Gli interrogatori e le percosse durano a lungo. Poi i Molinari son separati e rinchiusi a Villa Umberto. Qui avviene un incontro inaspettato con Saluzzo, Giacobbe Santeri e Bordero compagni arrestati in Breil qualche giorno prima e anch'essi detenuti dai fascisti. Il Saluzzo "Martino" [Salusse] e Santeri "Romano" [Santoni], trascorsi alcuni giorni in San Remo, vennero condotti ad Imperia e fucilati. Fu loro ardire cantare la "Marsigliese" di fronte al plotone di esecuzione: "Martino" aveva solo 21 anni e "Romano" 23. La sorte dei fratelli Molinari prosegue a quel punto come un'odissea dolorosa. Trasferiti in Genova nelle carceri di Marassi, ne uscivano ogni giorno per essere interrogati nella famigerata "Casa dello Studente" subendovi torture impensabili, non escluse atroci scosse elettriche ai genitali. Mai svelarono alcunché, mai accusarono alcuno, mai cedettero. Nell'aprile 1945 la condanna a morte definitiva: i tedeschi, temendo l'avanzata degli alleati, prelevati i prigionieri in numero di venticinque, li inviano verso i campi di sterminio in Germania. Un milite ferroviere, dopo avere chiusi i lucchetti delle catene, consegna furtivamente la chiave ai Molinari. La tradotta sosta a Bornasco tra Pavia e Milano. Un rombo di bombardieri alleati crea il fuggi fuggi generale. Sette prigionieri, e fra questi i fratelli Molinari, riescono a darsi alla fuga. Fatti segno di colpi di fucile si buttano in una gora. L'acqua gelida quasi li soffoca: comprendono che la loro salvezza sta nel resistere all'immersione. Alcuni dei fuggitivi sono catturati, fra cui il generale Cesare Rossi, ma non loro. Calata la notte si portano alla fattoria di Antonio Riffaldi che li accoglie e, dopo averli vestiti con abiti civili e rifocillati, li porta in una galleria vicina. La mattina successiva il Riffaldi reca ai fuggitivi cibo, bluse da lavoro con la scritta "Impresa O.M." di Milano e falsi documenti. Ultima sfida alla Gestapo che li ricerca accuratamente: con la guida di un prete, i Molinari sono accompagnati attraverso i campi presso una banda partigiana, dipendente dalla Quarta brigata "Matteotti". I fratelli restano così aggregati alla banda e con essa parteciperanno alla presa di Milano. Lo storico C. Botton nella sua "Histoire de Breil" scrive che i Molinari, dopo la Liberazione, videro i corpi di Mussolini e della Petacci appesi a Piazzale Loreto. Ecco dunque che i Molinari, con cinque compagni, lasciano Milano e recano a Genova le spoglie di altri partigiani morti. Proseguono verso la Riviera di Ponente. Sono accolti e consegnati all'Armata Libera di Francia.  Per il loro comportamento riceveranno l'encomio della Divisione con "Croce di Guerra e Stella d'Argento". Riportiamo citando dallo storico Botton la motivazione della decorazione: "Agenti del S.R.O. hanno effettuato numerose missioni in territorio nemico. Nel corso di una di queste, sono stati fatti prigionieri, torturati e condannati a morte, ma sono riusciti ad evadere e a riconquistare la libertà".
Don Nino Allaria Olivieri, Dalla valle del Cairos a Piazzale Loreto, "La Voce Intemelia" - Aprile 2008, articolo ripreso in "Quando fischiava il vento - Episodi di vita civile e partigiana nella Zona Intemelia" di Alzani Editore - La Voce Intemelia - A.N.P.I. Sezione di Ventimiglia (IM), 2015, pp.92,93
 
22 aprile 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 629, alla Sezione SIM della V^ Brigata - Messaggio ugentissimo con cui si segnalava che la "spia" Muscolo" molto probabilmente aveva fornito ai nemici notizie tali da rendere possibile per il 23 o il 24 aprile un rastrellamento con truppe provenienti sulla strada di Pigna e che lo stesso informatore aveva aggiunto che molte spie che parlavano francese si erano introdotte in quel periodo tra i partigiani.
23 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 85, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Missiva segreta: "Procedere all'immediato arresto di Muscolo e degli elementi francesi già appartenenti alle SS. Compiere tale arresto con la massima riservatezza, evitando assolutamente che qualcuno possa allontanarsi. Inviarli questa sera sotto scorta armata al comando divisionale".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999 

Da un verbale di interrogatorio di Ernest Schifferegger (vedere infra), confluito in un documento del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense, antenata della CIA, si apprende che Salusse e Santoni riuscirono a comunicare con un altro detenuto, un italiano, un certo Corrado, che era rientrato clandestinamente dalla Francia insieme ad un certo Vavassori per compiere, molto probabilmente a ciò forzato, una missione alleata di spionaggio: non solo lo pregarono di informare le loro famiglie della loro sorte e del loro luogo di sepoltura, ma gli trasmisero gran parte delle informazioni militari che erano riusciti a rilevare. Senonché al Corrado, portato in carcere a Sanremo, vennero ritrovati e sequestrati gli appunti che aveva in merito trascritto. Schifferegger aggiungeva che non poteva dire se il Corrado aveva tenuto gli appunti per avere una merce di scambio con i tedeschi o perché pensava di riuscire a trasferire quella documentazione oltre confine. Nè Schifferegger seppe o volle dire quale sorte fosse poi toccata al Corrado, una volta trasferito al carcere di Oneglia. 
Adriano Maini
 
Ernest Schifferegger era un italiano altoatesino che in occasione del referendum del 1939 aveva optato, come tutti i membri della sua numerosa famiglia, per la nazionalità tedesca. Entrato nelle SS, operò - a suo dire - solo nella logistica, su diversi punti del fronte occidentale. Era, tuttavia, a Roma come interprete, quando partecipò al prelievo di un gruppo di 25 prigionieri politici italiani condotti a morte nella strage delle Fosse Ardeatine. Fece in seguito l'interprete per i nazisti anche a Sanremo. Il suo grado era quello di maresciallo. La citata relazione dell'OSS riporta che alla data del 2 giugno 1947 Schifferegger era ancora in custodia alla Corte d'Assise Straordinaria di Sanremo.
Adriano Maini