giovedì 16 marzo 2023

La radio francese aveva annunciato l'occupazione di Briga Marittima

La Brigue. Foto: Maxim Domasev (su flickr)

Interessava al nemico tedesco la linea ferroviaria di Val Roia, che era di facile comunicazione con Piemonte e Nizza. Abbandonare la zona significava invitare i partigiani della Liguria ad unirsi con quelli del Piemonte, sempre che i partigiani badogliani accettassero di cooperare con i garibaldini dalla stella rossa.
Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] conosceva bene i luoghi. Li aveva percorsi quando, ancora giovanissimo, tentava di passare in Francia per andare ad arruolarsi con le truppe volontarie che avrebbero combattuto contro Franco in difesa della Repubblica Spagnola.
La banda di Vitò tentò qualche azione di disturbo all'inizio della primavera del 1944.
Venne organizzato un attacco a Briga Marittima [La Brigue, dipartimento francese delle Alpi Marittime].
Anche per l'alterigia dei partigiani francesi, che rivendicavano solo loro di poter compiere azioni (almeno le avessero fatte!) nel territorio di loro competenza, i garibaldini procedettero attraverso Cima Marta.
A Briga il gruppetto di fascisti, tutti giovanissimi e di recente leva, presi alla sprovvista, non reagirono all'arrivo dei patrioti e si lasciarono disarmare.
don Ermando MichelettoLa V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975 

Il 26 maggio 1944 Vittò, che non si era potuto fermare a Cima Marta a causa della zona inadatta, ritorna in Cetta, mentre il suo distaccamento si trova già in Francia; da altra parte arriva Giulio (Libero Briganti); e si incontrano Vittò, Giulio, Erven [Bruno Luppi]. Giulio dice che desidera andare con loro a Cima Marta, dove intanto si era stabilito il 4° Distaccamento (Tento e Marco). Partono per Cima Marta Giulio, Vittò, Erven, Argo e Aldo di Cetta, mentre il capitano Jasic resta in Creppo presso Petrin, che gli insegni la strada più breve per la Francia... A Cima Marta trovano il 4° distaccamento di Tento [Pietro Tento] e di "Marco" [Candido Queirolo] in grande entusiasmo per un'azione fatta poco prima (26 maggio 1944) a Briga Marittima...
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

31 gennaio 1945 - Da "Laios" al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Informava che a Briga [La Brigue, Alpes-Maritimes, Vallée de la Roya. In tutta la zona di confine, in particolare attraverso la Val Roia, proprio in quel periodo si intensificarono gli sforzi per fare penetrare agenti francesi] si trovavano 30-40 tedeschi, 50 russi ed alcuni militari della RSI. "Natalin della Gamba" riferiva che i russi di Briga gli avevano chiesto l'ubicazione delle forze partigiane, "pregandolo di aiutarli a scappare per raggiungere la zona partigiana".
16 febbraio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini", prot. n° 45, al comando della V^ Brigata  e al comando della II^ Divisione - Comunicava che a Briga Marittima erano stanziati circa 100 uomini tra tedeschi e russi, oltre a 40 genieri della RSI; che sempre da Briga erano fuggiti una ventina di soldati, in prevalenza russi, ricercati dai tedeschi; che Tenda era stata bombardara da aerei alleati, che avevano causato la morte anche di 2 ufficiali; che Fontan, Saorge, Forte Tirion e San Michele  [Frazione di Olivetta San Michele (IM)] erano occupati da tedeschi, che Breil, Libri, Piena e Olivetta [il borgo principale di di Olivetta San Michele] erano terra di nessuno.
17 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM  della V^ Brigata, prot. n° 289, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che "a Briga Marittima il presidio è di 200 uomini con molti cavalli..."
18 febbraio 1945 - Dal comando del II° Battaglione "Marco Dino Rossi", prot. n° 3, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Relazionava che "... A Briga è in transito una colonna nemica di cui si ignora la direzione...".
18 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando della II^ Divisione - Comunicava che partigiani del II° distaccamento erano riusciti ad interrompere dal 9 al 12 del mese le linee di comunicazioni nemiche per un tratto di 3 chilometri con il fronte francese.
20 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM del II° Battaglione "Marco Dino Rossi", prot. n° 4, al comando della V^ Brigata - Comunicava che "a Briga si trovano 40 tedeschi, 40 soldati repubblichini, 100 militari russi e slavi, i quali ultimi sono disarmati e adibiti alla cura dei cavalli. Da Briga partono alcune pattuglie dirette a Sanson, da dove controllano la linea telefonica Pigna-Briga ora interrotta...".
25 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Avvisava che "... A Briga ogni giorno parte un treno merci per Cuneo...".
26 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2, al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Informava che era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea... Il C.L.N. aggiungeva che Leo avvisava anche del fatto che i francesi parlassero sovente di occupare in seguito territorio italiano sino a Sanremo, per cui lo scrivente auspicava un precedente arrivo dei garibaldini: "i partigiani e la popolazione avranno maggiori contatti con gli americani, che sono migliori degli inglesi e con i quali si va più d'accordo".
22 aprile 1945  - Da Kimi [Ivar Oddone, commissario politico della II^ Divisione "Felice Cascione"] al comando della II^ Divisione - Segnalava che una fonte attendibile riferiva che la radio francese aveva annunciato l'occupazione di Briga Marittima da parte delle truppe degaulliste e la penetrazione delle stesse in territorio italiano.
22 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Si chiedevano con urgenza precise disposizioni nei confronti delle truppe liberatrici, che con ogni probabilità saranno Degolliste; le competenze nei confronti del CLN e delle SAP secondo gli accordi intervenuti tra voi e dette organizzazioni... se bisogna portare gradi, in caso positivo quali.
23 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 79, a "Max" [Massimo Porre] - "... se possibile creare un CLN a Briga con le modalità indicate da "Kimi" [Ivar Oddone, commissario politico della II^ Divisione].
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 
Appena i Tedeschi abbandonarono Briga e Tenda il 24 aprile il 10° Distaccamento autonomo della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", operante in Collardente, comandato da Franco Favero (Franco), occupava le due località e San Dalmazzo. Ma due giorni dopo, il 26, reparti del Corpo coloniale francese di occupazione, oltre un centinaio di soldati appartenenti ai Tireurs Algerien, del 29° Reggimento, si facevano avanti. Tra loro era l'ufficiale di colore di nome Kadì che, in seguito, non dimostrò tanta umanità nei confronti della popolazione. Come loro prima azione questi reparti disarmavano il 10° Distaccamento partigiano che, nel frattempo, si era ingrossato con elementi locali e gli concedevano sei ore di tempo per lasciare la zona. La notizia suscitava grande emozione e sdegno tra i partigiani. Il Comando della divisione "Cascione", che a Sanremo era già in contatto con il tenente colonnello Seymour Cousins, ufficiale americano del Comando Alleato, mobilitava immediatamente tutti suoi effettivi per far fronte all'intollerabile sopruso. Ma, appunto, per evitare un grave conflitto locale, il Cousins consigliava Vittorio Guglielmo, comandante della Divisione partigiana a non prendere iniziative, poiché si sarebbe interessato personalmente del caso presso i Comandi superiori.
[...] Anche in località Piaggia Marittima, a circa una decina di chilometri in linea d'aria a levante di Briga, pochi giorni dopo la Liberazione fortuitamente fu evitato un conflitto a fuoco tra Tireurs Algerien e partigiani della IV^ Brigata "D. Arnera" della Divisione "Bonfante", dislocata in Alta Val Tanaro.
[...] Mentre a Pigna Luigi don Pastor, ex membro della Libera Repubblica che, nella località, dal 18 agosto all'8 ottobre 1944, ebbe funzioni sovrane, per parecchio tempo dovette stare in guardia per evitare brutte situazioni personali; a Camporosso, Lorenzo Musso (Sumi), commissario della I^ Zona, e Stefano Carabalona (Leo), uno dei responsabili della Missione Giulio Pedretti (Corsaro), fermati ad un posto di blocco dai coloniali francesi, furono condotti prigionieri a Ventimiglia; solo dopo l'intervento dell'ufficiale americano Seymour Cousins evitarono di essere trasferiti in Francia e furono liberati. A Baiardo i Francesi stessi posero con durezza un loro sindaco ed a Castelvittorio innalzarono la loro bandiera durante manifestazioni pubbliche.
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. La Resistenza nella provincia di Imperia dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005 

venerdì 17 febbraio 2023

Si comunicano qui di seguito le ulteriori informazioni assunte in merito alla nota associazione sovversiva di Ventimiglia

Ventimiglia (IM): il centro urbano

Vengono qui di seguito pubblicati alcuni documenti di parte fascista che aiutano a comporre il quadro delle trame repubblichine che portarono a maggio 1944 agli arresti del gruppo Giovane Italia di Ventimiglia, al quale avevano aderito molti ferrovieri, il futuro ingegnere Elio Riello, il capitano Silvio Tomasi, già reduce della campagna di Russia, inoltre, membro del CLN di Bordighera, uomini del CLN di Bordighera, altri patrioti della zona intemelia. Di tutti i valorosi, che erano stati consegnati ai nazisti,  si salvarono dalla morte solo Elio Riello, Tommaso Frontero, Amedeo Mascioli, Aldo Biancheri ed Antonio Biancheri, pur reduci dai lager tedeschi. Il ferroviere Emilio Airaldi era, invece, già riuscito a fuggire dal treno della deportazione all'altezza di Bolzano. Giuseppe Palmero e Ettore Renacci furono fucilati a Fossoli nella tremenda strage - 12 luglio 1944 - del poligono di tiro del Cibeno, voluta per rappresaglia dagli sgherri del III Reich. Olimpio Muratore, Silvio Tomasi, Giovanni Garibaldi [o Stefano Garibaldi? L'indicazione viene da Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese. Vol. II], Alessandro Rubini, Eraldo Viale, Ernesto Lerzo e Pietro Trucchi morirono nel campo di Mauthausen.
Adriano Maini

COPIA CONFORME        -   SEGRETO
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA     Ventimiglia, li 24/4/1944 XIII°
COMANDO SEZIONE POLIZIA FERROVIARIA
Ventimiglia               n° 111/1867/5
OGGETTO segnalazione
[a] COMANDO LEGIONE POLIZIA FERROVIARIA  GENOVA
p.c. COMMISSARIO CAPO DELL'UFFICIO POLIZIA REPUBBL. STAZIONE FERROVIARIA  VENTIMIGLIA
Il giorno 23 andante, alle ore 15 circa, l'Alunno d'ordine in prova, abilitato al Movimento, della stazione di Ventimiglia,
                                       MURATORE Olimpio
di Pasquale e di Bonacchi Adelaide, nato il 9/12/1922 a Ventimiglia, ivi residente e domiciliato in Via Sottoconvento 16/3, avvicinava cautamente il dipendente Allievo Milite, di recente assunzione,
                                      CALVI Carlo
mentre questi prestava servizio di guardia al posto fisso n. 5 (posto di cintura vicino alla cabina degli A.C. di manovra) e, fidandosi dell'antica, reciproca amicizia, gli chiedeva notizie precise sulla quantità e sulla qualità delle armi in dotazione a questo Comando. Inoltre gli consegnava un nastrino di stoffa rettangolare formato su tre quadrati rispettivamente di colore rosso, bianco e verde e con la scritta sul quadrato centrale bianco "G.I." che potrebbe significare Gruppo Italiano Liberazione oppure Giovane Italia.
Detto nastrino l'Allievo Milite Calvi l'avrebbe dovuto applicare sotto il risvolto della punta destra del bavero della giubba, quale segno di riconoscimento.
L'Allievo Milite finse di annuire, riservandosi di fornire le informazioni richieste in prosieguo di tempo e domandò al Muratore il numero dei componenti l'associazione.
Il Muratore, premettendo che le informazioni riguardanti l'armamento in dotazione alla Milizia Ferroviaria interessavano un certo Cherubini, non meglio indicato, soggiunse che il numero dei componenti l'associazione si aggirava sulla quarantina circa; ed invitava il Calvi a procurare dei nuovi aderenti.
Il Muratore Olimpio era già iscritto alle organizzazioni del P.N.F. con tessera 213467 dell'anno XIX°. Egli in questi ultimi tempi con il suo modo di fare aveva attirato su di sé l'attenzione di questo Comando, per il comportamento apparentemente ostile al Governo Repubblicano, attraverso manifestazioni sporadiche non gravi le quali potevano attribuirsi anche a temperamento difettoso suo personale se non fossero state accompagnate dall'azione che ci occupa.
Un suo fratello di nome Francesco è pure impiegato presso questa stazione con la qualifica di Alunno in prova ma la condotta di questi risulta ineccepibile sotto ogni riguardo a meno che non si tratti di intelligente atteggiamento.
Giova ricordare che il Muratore Olimpio, poco dopo l'infausta data dell'8 settembre u.s., pregò l'amico Calvi, ora nostro Legionario, di rintracciare delle armi e delle munizioni che, a tempo opportuno, avrebbero dovuto servire contro i fascisti.
Stando così le cose, valutata l'importanza delle cose, in collaborazione con il Commissario Capo della Polizia Repubblicana del posto, allo scopo di poter addivenire alla scoperta dell'associazione che ci occupa, dei suoi fini precisi e delle persone che la compongono, d'accordo col predetto funzionario, è stato interessato l'Allievo Milite Calvi di assecondare il Muratore fornendo dei dati ipotetici e cercando di insinuarsi nell'organizzazione onde scoprirne le trame dall'esito delle quali poi ne deriverà la conseguente azione repressiva.
Nel riservarmi di segnalare l'esito dell'operazione prego codesta superiore Sede voler ratificare la decisione presa circa l'impiego dell'Allievo Milite Calvi nell'operazione in corso.
IL COMANDANTE LA SEZIONE (Capitano Giovanni Gozzi)
Documento in Archivio di Stato di Genova - ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo (IM) -

COPIA CONFORME        -   SEGRETO
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA     Ventimiglia, li 11/5/1944 XIII°
COMANDO SEZIONE POLIZIA FERROVIARIA
Ventimiglia               n° 111/9/5
OGGETTO segnalazione
[a] COMANDO LEGIONE POLIZIA FERROVIARIA  GENOVA
p.c. COMANDO PROVINCIALE GUARDIA NAZ.LE  IMPERIA
p.c. COMMISSARIO CAPO DELL'UFFICIO POLIZIA REPUBBL. STAZIONE FERROVIARIA  VENTIMIGLIA
A seguito delle precedenti segnalazioni fatte con le note n° 111/1867/5 in data 26 scorso mese e n° 111/8/5 del 3 corr. si comunicano qui di seguito le ulteriori informazioni assunte in merito alla nota associazione sovversiva di Ventimiglia:
Capo zona del territorio di Ventimiglia è un ex ufficiale dell'89° Reggimento Fanteria del disciolto R. Esercito, certo Tommasi [Silvio Tomasi], da cui il Muratore Olimpio prende le direttive.
Sono a Ventimiglia Cinque o 6 individui sbarcati da un sommergibile nei pressi di Genova i quali sono a contatto col Tommasi.
In questi giorni nei pressi di San Remo doveva avvenire un lancio da parte di apparecchi nemici di armi e denaro per la G.I., ma in seguito ad una probabile delazione gli individui che dovevano ricevere oil materuiale sono stati arrestati. La Polizia non è però in possesso di prove sufficienti ed i suddetti elementi verranno certamente rilasciati.
L'azione è stata così rinviata e gli elementi sostituiti.
Occorre ora un po' di tempo per riorganizzare l'azione.
Un certo Riello esercente una tabaccheria in Via Cavour è incaricato insieme ad altri di organizzare il governo del territorio di Ventimiglia e di assicurare il rifornimento di viveri alla popolazione. I suddetti individui hanno un ordine scritto che vieta tassativamente il saccheggio dei negozi anche di quelli appartenenti a fascisti.
Uno degli scopi principali degli organizzatori di Ventimiglia è quello di prendere possesso della ferrovia.
Agli affiliati saranno distribuiti dei bracciali di riconoscimento. Essi fanno affidamento sulle masse di ferrovieri che sebbene non affiliati alla G.I. per la loro nota avversione al Regime si schiereranno certamente dalla loro parte.
Al momento dell'azione verrà subito disarmata la polizia ferroviaria e diversi elementi di provata fede fascista saranno eliminati o messi nella impossibilità di nuocere. Fra questi si fanno i nomi dei Brigadieri Ghio e Tripodi e di un certo Raimondo ora non più appartenente alla Polizia Ferroviaria.
Dell'ordine pubblico saranno incaricati i Carabinieri di cui molti sarebbero affiliati alla G.I.
Quanto sopra è stato confidato dall'Alunno d'ordine Muratore Olimpio al nostro informatore Allievo Milite Maccario Ernani.
Il Maggiore Balocco di cui è cenno nella nota n° 111/8/5 del 3 corrente risulterebbe ora residente a Cuneo ove riceve direttive da Torino.
IL COMANDANTE LA SEZIONE (Capitano Restituto Aprosio)
Documento in Archivio di Stato di Genova - ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo (IM) -

Ventimiglia
Fu qui significativa la presenza di un gruppo cospirativo di ferrovieri antifascisti. Scoperti nella primavera del 1944, molti furono arrestati e deportati. Notevole fu anche la presenza di gruppi di giovani datisi alla macchia che ben presto si unirono a distaccamenti di bande partigiane giunte dalle zone più orientali della Provincia.
Paolo Revelli, La seconda guerra mondiale nell'estremo ponente ligure, Atene Edizioni, Arma di Taggia (IM), 2012

lunedì 23 gennaio 2023

Rastrellamenti nazifascisti a Baiardo (IM)

Baiardo (IM)

Alipio Amalberti, nato a Soldano (IM) l’11 febbraio 1901… Già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna [a Baiardo, borgo in altura, alle spalle di Sanremo] insieme a Renato Brunati [di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino] e Lina Meiffret [n.d.r.: proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, venne deportata pochi mesi dopo in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva]. Amalberti fu arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo. Venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un'azione del distaccamento di Artù (Arturo Secondo) compiuta il 31 maggio 1944.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944-8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

[...] [Baiardo] visse l’esperienza della guerra di liberazione con diversi scontri tra Tedeschi e partigiani. Il primo avvenne il 14 agosto 1944 quando un gruppo di partigiani attaccò alcuni soldati tedeschi nei pressi dell’Asilo infantile del paese, dove i nazisti uccisero con raffiche di mitra i tre resistenti Gino Amici, Alfredo Blengino e Nino Agnese (Marco), mentre Mario Laura rimase ferito alle gambe.
Il 2 settembre successivo due uomini del 2° distaccamento della V Brigata comandata da Vittorio Guglielmo (Vittò) aprirono il fuoco contro una pattuglia di trenta Tedeschi nelle vicinanze del cimitero del paese uccidendone otto e facendone uno prigioniero. Per fronteggiare l’attesa reazione nazifascista, alle tre del mattino del 5 settembre una squadra composta dai garibaldini Piero Bernocchi, Francesco Sappia e altri si piazzarono con due pesanti mitragliatrici «Fiat» nella parte sud di Baiardo, mentre un altro mitragliatore e uno sputafuoco furono posizionati nei pressi per proteggere la strada proveniente da Apricale e controllare quella proveniente da San Romolo e da Ceriana. Alle 7,30 circa del mattino una colonna di Tedeschi venne investita dal fuoco delle postazioni garibaldine, che uccisero sei nazisti, mentre altri caddero sulla strada di San Romolo e di Ceriana.
Dopo aver appreso che i Tedeschi stavano ormai rientrando a Baiardo attraverso il passo del cimitero al bivio delle strade provenienti da Monte Bignone, Ceriana e Badalucco, i garibaldini che avevano preso parte all’operazione contro la colonna tedesca, smontarono le armi e si ritirarono in ordine nei boschi di Castelvittorio in località Marixe. L’8 settembre la zona di Baiardo venne nuovamente interessata da una perlustrazione di nazifascisti, che, nei pressi dell’abitato fucilarono il garibaldino baiardese Mario Tamagno (Bastone). Pochi giorni dopo il paese fu selvaggiamente saccheggiato da un gruppo di brigatisti neri, i quali catturarono anche una cinquantina di ostaggi, che furono condotti a Sanremo e poi però rilasciati.
All’alba del 25 settembre 1944 una formazione di settanta fascisti marciò verso il cimitero di Baiardo entrando subito dopo nella strada provinciale del paese, mentre altri gruppi di Tedeschi accerchiarono il borgo istituendo posti di blocco a Berzi e in altre località per impedire tentativi di fuga di civili o partigiani verso i boschi circostanti. Nel corso delle ore successive il segretario politico del Fascio di Sanremo Angelo Mangano, imbaldanzito per l’assenza di partigiani in paese, ordinò ai suoi uomini di distruggere la casa che ricoverava i partigiani con una puntata offensiva durante la quale venne ucciso il giovanissimo partigiano di Vallebona detto «Rebaudo». Sempre nel mese di settembre il Comando della V Brigata diffuse presso i contadini di Baiardo un manifesto con cui si esaltava il loro contributo alla causa della Resistenza e li si spronava a continuare la loro lotta contro i nazifascisti in attesa dell’ora della liberazione ormai imminente.
Le drammatiche conseguenze del conflitto si fecero purtroppo sentire anche nei mesi finali della guerra, e in particolare dal 20 dicembre 1944 al 25 aprile 1945, quando un gruppo di bersaglieri fascisti della «9ª Compagnia della Morte» iniziò ad usare violenza, spargere terrore, assassinare e torturare civili inermi, oltre ad irrompere nelle case portando via tutto quello che trovavano, effettuare prelievi notturni, tenere interrogatori forzati e compiere sevizie efferate contro chiunque fosse stato accusato di aver aiutato i partigiani. Un giorno i suddetti fascisti arrestarono i baiardesi Luigi, Silvio, Mauro e Giobatta Laura, che furono fucilati a Sanremo dai nazifascisti il 24 gennaio 1945. Acquartieratisi nell’albergo «Miramonti», i bersaglieri fascisti operarono scassi e furti, rapinarono le scorte alimentari, seviziarono diverse donne e numerosi uomini del paese, mentre il 10 marzo del ’45, dopo aver catturato nel corso di un rastrellamento i garibaldini Gaetano Cervetto e Matteo Perugini, li legarono per due giorni ad un palo sottoponendoli ad ogni sorta di torture e sevizie, e infine li fucilarono nel cimitero di Baiardo. Nel marzo ’45 venne anche ucciso il garibaldino Riccardo Vitali da parte di un milite fascista della 9ª Compagnia, che avrebbe tuttavia pagato caro i suoi crimini con la perdita di oltre un centinaio di bersaglieri fascisti tra morti, prigionieri e disertori [...]
Redazione, Baiardo nel racconto dello storico sanremese Andrea Gandolfo, Riviera24.it, 22 ottobre 2022

Ricordo il mio arrivo a Baiardo nella notte del 13 novembre [1944].
[...] Il ricordo di Baiardo è strettamente legato a lunghissime scarpinate dovute alle operazioni di pattugliamento che eseguivamo ogni giorno a largo raggio e che sapemmo, dopo la guerra, avere messo in profonda agitazione i nostri avversari, che non riuscivano a rendersi conto della nostra presenza per ogni dove.
Si trattava di pattuglie di un paio di squadre, e quindi piuttosto robuste, con un fucile mitragliatore come arma principale. Non avevamo mezzi di comunicazione con il Comando, per cui la pattuglia rimaneva praticamente isolata per tutto il tempo della missione e senza possibilità di ricevere rinforzi o appoggio in caso di cattivi incontri. In questa attività abbiamo percorso non so quante ore di cammino raggiungendo il Monte Bignone, Perinaldo e tante altre località delle alture sopra San Remo.
[...] Piccole pattuglie scendevano a Ceriana per mantenere i rapporti con il Comando di battaglione, portare nostre notizie e recuperare la posta a noi destinata.
La Quinta non fu mai attaccata e il suo soggiorno a Baiardo si svolse tranquillo.
Nell'ultimo giorno della nostra permanenza fui impegnato con altri in una vera sfacchinata. Ricevemmo l'ordine di scendere a Ceriana per ritirare munizioni per il trasferimento al fronte e per consentire il cambio con la compagnia di Buratti, che ci avrebbe dovuto sostituire. A Ceriana dovemmo caricare non ricordo bene quali armamentari che rammento solo pesantissimi, sistemare il tutto sui muli, recuperare Duranti ed altri "imboscati" al Comando di battaglione e poi riprendere la strada per Baiardo. La strada saliva per ampi tornanti in mezzo ai boschi e, secondo le buone regole militari, una avanguardia, una retroguardia e dei fiancheggiatori avrebbero dovuto garantire la sicurezza del trasferimento.
Noi però preferimmo, per accelerare la marcia, tagliare tutti i tornanti in modo da rendere più rapida e meno lunga la passeggiata.
Andò a finire che un gruppetto di noi, fra i quali c'erano, oltre al sottoscritto, Duranti, Cordani ed altri, andò ad imbattersi in partigiani appostati lungo la strada. Ci trovammo gli uni di fronte agli altri improvvisamente e con grande reciproca sorpresa. Ricordo uno di questi, appostato per terra ad una decina di metri da noi, che rimase facile bersaglio prima di Duranti, il cui moschetto si inceppò, e poi di Cordani che pure sparò, ma senza successo ed infine del sottoscritto che non ebbe il tempo di sistemare a terra il suo Skoda in quanto l'avversario si era dileguato a grande velocità.
I colpi sparati misero in allarme la pattuglia: l'episodio si esaurì così con un po' di trambusto e senza danno per nessuno. Intanto muli, bersaglieri, armamentari vari avevano raggiunto Baiardo e ci preparammo a partire per l'agognato fronte.
Il Comando pensò bene di precettare tutti i possessori di muli del paese per il trasporto dei nostri carichi. Si formò così una strana colonna di militari, borghesi, donne e ragazzi e così partimmo per il fronte. Fatte le debite consegne ai bersaglieri della Nona, che ci dovevano sostituire, incominciamnmo a scendere da Baiardo verso Camporosso.
Antonio Ferrario
I nostri giorni cremisi (1943-1995), Diario raccolto e coordinato da Umbertomaria Bottino per gli amici del II (XX) Battaglione, 3° Reggimento Bersaglieri Volontari R.S.I., edito in Milano, nel maggio 1995 

La V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" venne fatta oggetto nei primi giorni di settembre 1944, nella zona di Baiardo (IM), di un mal riuscito tentativo di rastrellamento da parte nazi-fascista. Il 4 settembre 1944 nei pressi del cimitero del paese le sentinelle garibaldine avvistarono un gruppo di nemici che si avvicinavano e, aperto il fuoco, causarono otto morti ed un ferito. "Il caso volle che il prigioniero ferito fosse un polacco, il quale informò i partigiani che il sergente tedesco comandante della pattuglia, roso dall'ira per la sconfitta subita, aveva svelato il piano nemico: l'indomani cinquanta tedeschi sarebbero giunti a Baiardo per sloggiare i banditi" (Francesco Biga, Storia della Resistenza imperiese, Vol. III: Da agosto a dicembre 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e con patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977). Questa preziosa informazione eliminò il fattore sorpresa a vantaggio degli attaccanti, in quanto i garibaldini poterono organizzare la difesa del paese sotto gli ordini di "Vitò" ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, da luglio 1944 comandante della V^ Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni" e dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"] e di "Gino". Alle 6 del mattino i tedeschi attaccarono da tre direttrici: "la prima proveniente da Badalucco-Ceriana, la seconda da San Romolo-Monte Bignone, la terza da Isolabona-Apricale" (Francesco Biga, Op. cit.).I partigiani con il loro ampio raggio di fuoco impedirono l'avanzata dei tedeschi e successivamente si sganciarono verso Monte Ceppo in modo da essere fuori dalla portata del tiro dei mortai nemici.Contemporaneamente i garibaldini di Pigna (IM) puntarono la loro mitragliatrice pesante in direzione del trivio di accesso a Baiardo e bloccarono in questo modo i nazisti. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Un piccolo gruppo al comando di Marco Bianchi (Beretta), comandante del IX distaccamento della IV brigata, era posizionato lungo la strada che da Badalucco, costeggiando la Madonna della Neve, porta a Ciabaudo in Valle Oxentina. Dopo aver trascorso la notte con l'incarico di proteggere il resto del distaccamento posizionato qualche chilometro più a monte, alle prime luci dell’alba il piccolo gruppo si preparava a ritornare alla base. All’improvviso venivano assaliti da un gruppo della GNR in perlustrazione. Subito l’aria veniva solcata da numerose raffiche sparate da ambedue le parti. Marco Bianchi rimaneva gravemente ferito all’addome. Il suo compagno Enzo Magro se lo caricava sulle spalle e con i suoi compagni riusciva a disimpegnarsi. Bianchi morì circa una settimana dopo, il 14 gennaio 1945, a San Bernardo di Badalucco.
Giorgio Caudano, Op. cit.  

Il 17 gennaio 1945 iniziarono altri rastrellamenti dei nazifascisti contro i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria.
Avanzarono per primi contro i patrioti della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", attestati nella zona di Vignai, Frazione di Baiardo (IM), e Ciabaudo, Frazione di Badalucco (IM), i granatieri di stanza a Molini di Triora (IM), con una colonna, in direzione delle località San Faustino e Tumena.
I nemici dei presidi di Montalto Ligure [n.d.r.: oggi comune di Montalto Carpasio (IM)] e di Badalucco cercarono di effettuare l'accerchiamento in località Pellera.
Un terza colonna partita da Ceriana (IM) si congiunse a Vignai con i tedeschi del presidio di Baiardo (IM): in parte si diressero verso San Bernardino e Monte Ceppo.
Caddero in combattimento durante questo rastrellamento a Ciabaudo i garibaldini della Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione Antonio De Santis (Marco), nato a Napoli il 12 marzo 1921, già tenente del Regio Esercito, ed Emilia Rosso (Irma), nata a Ceriana, il 26 gennaio 1926. Nella zona di San Bernardino vennero uccisi altri 2 garibaldini e  "due signorine che si accompagnavano con loro".
[...]  Il grave momento vissuto dalla IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" risulta evidente nello scritto di Venko del 19 gennaio 1945, indirizzato al Comando Divisionale.
Il Comando Divisionale prese nei giorni successivi la decisione di intitolare il I° Battaglione della IV^ Brigata a Carlo Montagna (Milan) e l'ex Distaccamento "Italia" ad Angelo Perrone (Bancarà).
Il 29 gennaio rese noto il nuovo organico direttivo della stessa Brigata.
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

Il 17 gennaio 1945 nella zona di Baiardo Bersaglieri Repubblicani catturano i sapisti Laura Giobatta, Laura Mario, Laura Silvio Antonio, Laura Silvio Luigi e Laura Luigi “Miccia”. I cinque partigiani con il medesimo cognome, facenti parte della banda locale di Baiardo furono incolpati di aver trasportato un carico di farina da Baiardo a Passo Ghimbegna e a Vignai per rifornire i partigiani. Vennero portati a Sanremo nella Villa Negri, situata vicino alla Chiesa Russa, dove c’erano delle piccole celle. Il partigiano Laura Luigi “Miccia” riesce a fuggire durante un allarme aereo e a mettersi in salvo. Gli altri quattro partigiani furono trasferiti in un primo tempo nella Villa Oberg e successivamente in un luogo poco distante Villa Junia, dove dai Bersaglieri furono obbligati a scavarsi la fossa e quindi dagli stessi fucilati il 24 gennaio 1945.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, 2005,
Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005

Durante la notte del 9 febbraio 1945 una colonna, formata da soldati tedeschi, bersaglieri repubblichini e militari delle Brigate Nere, "guidati dietro informazioni e con la presenza di un ragazzo quattordicenne precedentemente catturato dai bersaglieri di Bajardo", circondò il paese di Argallo, sorprendendo nel sonno, in casa di una donna di nome Olga, cinque garibaldini 'Martinetto' [Martino Blancardi di Bordighera], 'Chimica', 'Biondo', 'Ba' e 'Lucia'.
Solo il primo, Martinetto, riusciva a salvarsi.
Un altro partigiano, 'Masiero', veniva ucciso mentre si stava allontanando da una casa privata del paese.
Rocco FavaOp. cit. - Tomo I

Nella notte del 9 febbraio 1945 elementi appartenenti a reparti della Brigata Nera, Tedeschi e bersaglieri, circa centosessanta uomini, partiti da Baiardo la sera precedente verso le ore 22, effettuano un rastrellamento nella zona di Vignai-Argallo; rimane ucciso Mario Bini (Cufagna) del II° Battaglione, e quattro altri partigiani vengono catturati: Chimica, Biondo, Bà, e Martinetto [Martino Blancardi di Bordighera] del I° Battaglione, compresa la staffetta Lucia.
Giorgio Caudano, Op. cit.

Amedeo Anfossi: nato a Sanremo il 27 novembre 1915, milite della GNR in servizio presso il Comando Provinciale della GNR, compagnia di Sanremo
Interrogatorio dell’8.6.1945: Mi sono arruolato nella GNR nel mese di febbraio del 1944 e dal Comando provinciale di Sanremo fui destinato in servizio a Sanremo, prima a Villa al Verone e poi all’ex caserma dei carabinieri. [...] Durante il mio servizio ho preso parte ai seguenti rastrellamenti. Verso il 20 febbraio 1945, ho preso parte al rastrellamento effettuato nella zona di Baiardo unitamente ad una quindicina di altri militi, un reparto di bersaglieri, brigate nere e soldati tedeschi. Noi della GNR eravamo al diretto comando del Tenente Salerno Giuseppe. Io ero adibito al servizio di conducente di una carretta per il trasporto dei rifornimenti. Il rastrellamento è durato circa 8 giorni [...]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019 

giovedì 12 gennaio 2023

Al rumore degli aerei molta gente scappa verso la campagna

 

Ventimiglia (IM): uno scorcio del ponte ferroviario sul fiume Roia e della zona Gianchette
 

Ventimiglia e la seconda guerra europea. (Appunti Storici dei Fratelli Maristi in Italia - Libro in edizione)
(1943)
[...]
Cominciando da dicembre in poi, anche Ventimiglia fu bombardata spaventosamente. La prima incursione aerea, il 10 dicembre, sorprese la popolazione nelle case, sull'ora di mezzogiorno: le vittime, nella regione tra il camposanto e il ponte ferroviario, e poi nella regione di Vallecrosia [n.d.r.: zona Nervia di Ventimiglia, invero], salirono quasi al centinaio. Un gruppo di Fratelli della comunità accorse per portare i primi soccorsi ai colpiti. Due giorni dopo, tutte le sezioni della casa parteciparono, fungendo da cantoria, al funerale celebrato dal Vescovo in presenza dell'imponente montagna di feretri, alcuni ancora socchiusi in attesa di identificazione, accatastati proprio sul luogo da noi scelto di recente per la nostra tomba di famiglia. I presunti obbiettivi del bombardamento, i due ponti ferroviari, ai due estremi della città, risultarono completamente incolumi.
Pochi giorni dopo, il 13 dicembre, nuova incursione. Gli studenti che si recavano presso l'apiario per la ricreazione, scorsero presto la formazione dei 18 bombardieri venire dal lato del mare e dopo un attimo trovarsi quasi sulle loro teste senza avere, credevano, sganciato nulla. Mentre alcuni cominciavano a darsela a gambe, ecco sulla costa del mare alzarsi colonne d'acqua, pietre, fumo, sempre più vicino, in direzione precisamente della casa nostra. Allora fu una fuga terrorizzata verso qualunque riparo. Per fortuna nessun proiettile venne sganciato a meno di 500 metri da casa! Spavento ancora maggiore toccò ai novizi già avviati per la passeggiata verso la città. Erano vicini alla caserma Gallardi quando furono sorpresi dai primi scoppi di bombe sul sovrastante forte San Paolo. C'era da aspettarsi un macello; mentre, grazie certamente a una protezione speciale del cielo, solo poche zolle di terra li raggiunsero accovacciati contro il muro superiore della strada. Anche questa volta il Fr. Direttore permise ad alcuni Fratelli di accorrere in soccorso dei feriti. Le vittime per fortuna non furono numerose, ma lo spavento fu grandissimo tra la nostra gioventù. Anche ai più maturi la nostra casa, così appartata, non sembrò più offrire tutte le garanzie di sicurezza. Tra i più giovani poi, del noviziato e dello scolasticato, un certo numero, di complessione nervosa meno resistente, cominciarono a non aver più riposo...
Aa.Vv., Pennellate storiche sulle Comunità mariste d’Italia e Destinazione annuale dei Fratelli, 1887-2003. Volume 3º, Provincia Marista Mediterránea, Guardamar del Segura - España, 2018

Ventimiglia (IM): uno scorcio dell'ex Casa dei Frati Maristi

Ventimiglia (IM): un tratto della strada di accesso all'ex Casa dei Frati Maristi in Località Santo Stefano

Ventimiglia (IM): il Convento dei Frati Maristi. Fonte: Aa.Vv., Pennellate storiche... op. cit.

10 dicembre 1943, venerdì
Prima incursione aerea su Ventimiglia, alle ore 13,30 circa. Prima è stato sorvolato e bombardato il ponte sul Nervia, verso Vallecrosia. Il ponte è rimasto intatto, ma sono state mietute molte vittime. Pochi minuti dopo, altro stormo di aeroplani, circa 26, che ha colpito le Gianchette, in via Tenda. Le vittime, fra un posto e l’altro, oltrepassano il centinaio. Il frantoio, la casa Palmero e tutte le case vicine sono state rase al suolo.
22 dicembre
Morte del nonno, ore 10.
23 dicembre
Alle ore due del pomeriggio si deve fare il funerale. Poco prima dell’ora stabilita, seconda incursione su Ventimiglia. Bombe sganciate, qualcuna in mare e le altre in via Saonese, vico Colletta e viuzze vicine [n.d.r.: strade di Ventimiglia Alta]. Meneghin Palmero u Descaussu e qualche altro non sono stati più trovati. Un posto che è stato proprio centrato in pieno è dove abita Giuanin de Lüchin. Ben cinque sono state le bombe sganciate in quel sito che hanno spianato tutto schiantando le piante d’olivo e rovinando ogni cosa. Maria era sola in casa e si è salvata miracolosamente. Giuanin è venuto al funerale del nonno e questa è stata forse la sua salvezza. Se fosse stato in casa o in campagna chissà se ora sarebbe ancora vivo. Funerale davvero da ricordare; la gente che era venuta per l’accompagnamento spaventata, parecchi sono corsi via. Perfino il curato ha detto di sospendere il funerale, che poi è stato fatto circa mezz’ora dopo, appena saputo che il ponte e la strada erano intatti. Lo spavento è stato indescrivibile per tutti, si vedevano due grandi nubi di fumo salire, su dietro Peidaigo. Giuanin è corso via perché temeva che fosse successo qualche cosa nel luogo dove abitava e così fu infatti: è stato un posto molto colpito. Lo zio Andrea è stato ferito, si trovava al Campassu [zona specializzata delle ferrovie verso Nervia], è stato colpito da schegge ad una coscia ed ha un braccio rotto. L’hanno portato a Sanremo, assieme agli altri feriti. Il funerale del nonno è finito con solamente pochissimi parenti, ossia quelli di casa.
24 dicembre
Giuanin, dopo aver passato la notte scorsa di vedetta alla sua casa rovinata, stasera è venuto a prendere alloggio nella nostra casa, che certo a noi non disturba e siamo contenti di offrire quel che possiamo. Anche la zia Antonia è qui.
25 dicembre. Natale
Moltissimo lavoro * abbiamo perché la gente è tutta in giro per le campagne. Per paura dei bombardamenti, nessuno vuole più stare a Ventimiglia. * Come si è detto, l’Autrice del Diario, Caterina Gaggero ved. Viale, gestiva, con l’aiuto della figlia Ada, l’osteria-trattoria da Bataglia, sita nel territorio della frazione Ville, ma nelle vicinanze di Latte (nota di Renzo Villa).
26 dicembre
Anche oggi moltissima gente in giro, causa gli allarmi. Per fortuna che fanno bellissime giornate, sembriamo essere al mese di maggio.
Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988 
 
I ponti - stradale e della ferrovia - sul torrente Nervia, tra la zona Nervia di Ventimiglia e Camporosso



«Sono 24; no, sono 26» discutono tre ragazze che da Vallecrosia - dove frequentano le scuole di Maria Ausiliatrice al Torrione - pedalano verso casa a Ventimiglia.
Ma la discussione viene interrotta da argomenti assai convincenti: le bombe che piovono dagli aerei americani.
È la prima volta che la zona viene bombardata.
Le ragazze quasi per istinto si gettano a terra ed assistono alla distruzione di Nervia, che nel 1943 non era certo come oggi. Nessuno degli attuali palazzi; case anche abbastanza isolate attorno alla Piazza d’armi, quello stesso spiazzo che esiste ancora oggi in parte ed utilizzato per giochi dei bambini.
Poi l’orrore: chi descrive oggi quel giorni, lo fa ancora con le lacrime agli occhi, lacrime che capiscono coloro che oggi hanno passato i cinquanta, ma meno i più giovani, che difficilmente sanno immaginare cosa si possa provare al trovarsi accanto la amica morta e straziata.
Ma c’è anche la solidarietà. Alle ragazze sole la proposta di amici, anche loro nelle stesse condizioni, di aiutarle a guadare il Nervia: ma siamo al 10 dicembre e l’acqua è gelida. E i genitori che a Ventimiglia hanno tutto sentito ma nulla sanno dei loro figli? Subito avvisare la scuola, come punto di riferimento, perché il telefono non era diffuso. Poi c’è chi finalmente vede il padre; due trovano uno sconosciuto ferito ad una gamba. Non ci sono ambulanze, perché la strada non esiste più: e allora lo si carica sulla canna della bicicletta e a mano lo si porta dove possa essere medicato.
Poi si raggiunge Ventimiglia: ma come?  Passando - bicicletta in spalla - per Collasgarba, dalla quale però si sente, più che vedere, ciò che stava succedendo sul ponte del Roia
[...]  Era una giornata splendida e sia lungo il mare che in città erano molti anche i forestieri che passeggiavano al sole. Al rumore degli aerei molta gente scappa verso la campagna, in particolare verso le Gianchette, dove c’erano alcune case semplici e dove ancora pascolavano le mucche.
Ma proprio lì, per un errore di calcolo, picchiano le bombe.
«Noi scappavamo da Ventimiglia - racconta una signora - verso le Gianchette, praticamente in campagna, dove ci avevano offerto rifugio il marmista e una sua vicina; alcuni che erano con noi si sono fermati, e sono morti. Mia mamma per fortuna ci portò di corsa nella galleria (una sorta di casamatta) allora esistente all’interno del cimitero: qui trovammo rifugio e salvezza. Ciò che si presentò ai nostri occhi quando uscimmo non lo so; mia mamma mi impedì di vedere a me, bambina, tanto era lo strazio».
Tutto distrutto alle Gianchette.  Sotto le macerie quanti vi si erano rifugiati.
«Io mi sono salvato - racconta un altro - perché al sentire gli aerei mi sono gettato a terra assieme a due persone che erano con me. Due nostre amiche che camminavano poco più avanti e che non si gettarono a terra, furono prese in piedi e in pieno. Una fu poi riconosciuta tramite un suo anello, tanto poco era rimasto di lei; un’altra, ferita all’addome, una volta ricomposta in faccia era bella come una madonna. Orribili a vedersi i cadaveri, denudati e anneriti dalle esplosioni».
«Ma lo strazio del 10 dicembre 1943 - prosegue un’altro, che in quel giorno perse mamma e parenti ed ebbe la moglie ferita - va ricercato nel fatto che da tempo gli aerei passavano su Ventimiglia per andare a bombardare Torino e Grenoble: quindi non ci facevamo gran caso, e fummo presi di sorpresa».
Chi ha vissuto questi giorni, chi li ricorda sulla propria pelle o chi ha perso parenti ed amici; quando ne parla non può non commuoversi: sono cose che incidono in perpetuo la vita di una persona.
Marisa De Vincenti, C'ero anch'io, La Voce Intemelia, anno XLVIII n. 12 - dicembre 1993, articolo qui ripreso da Cumpagnia di Ventemigliusi
 
6 gennaio 1944. Epifania
Anche oggi molta gente qui nella nostra osteria [n.d.r.: la "Battaglia", tra Strada Ville e Frazione Latte, in Ventimiglia (IM)], come del resto quasi tutti i giorni; abbiamo avuto un allarme solo alle undici.
7 gennaio 1944
Stamane, Antonia e Manin si sono alzate alle 5 e mezzo per andare a San Remo a trovare lo zio Andrea e sono state molto in dubbio nel partire dato che si sentiva un violento bombardamento. Sebbene fosse lontano tremavano i vetri.
Sono partite, ma anche a San Remo non se la sono passata tanto bene, si sono rifugiate verso Bignone.
8 gennaio 1944
Oggi tre allarmi, anche stamane verso Nizza (dicono Saint-Raphael) violento bombardamento. Anche a San Remo sono state gettate alcune «pillole», sul porto e in città, ma nulla è capitato allo zio Andrea.
La città più devastata nella nostra Riviera è Imperia-Oneglia; quasi tutti i giorni vi fanno visita gli aeroplani inglesi.
9 gennaio 1944
Anche oggi due allarmi e abbiamo sentito il violento bombardamento in Francia. Qui da noi molta gente, come del resto tutti i giorni e noi siamo arcistufe essendo stanche di fare una vita così. Sebbene ci sia ancora il guadagno, preferiremmo il lavoro della campagna.
Caterina Gaggero Viale, Op. cit.