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Breil-sur-Roya |
Il 5 febbraio 1945 Charles e Jacques Molinari, della
rete C.F.L.
Parent, furono catturati dai tedeschi mentre cercavano di prendere
contatto con i partigiani italiani di “
Giustizia e Libertà” in Alta Val
Roia. Condotti a Sanremo, dove furono torturati, resistendo senza
rivelare nulla, riuscirono in aprile a fuggire, poco prima di essere
condotti davanti al plotone d’esecuzione. Sempre
il 5 febbraio 1945 due altri agenti, della rete Gallia, Salusse e
Santoni, furono sorpresi e catturati vicino a Breil-sur-Roya [Val Roia
francese, dipartimento delle Alpi Marittime] e vennero fucilati a Pieve
di Teco il 4 aprile.
Pierre-Emmanuel Klingbeil,
Le front oublié des Alpes-Maritimes (15 août 1944 - 2 mai 1945), Ed.
Serre, 2005Verso il 7 o l'8
febbraio 1945 Sessler fu convocato a Cuneo presso lo Stato Maggiore
della Divisione. Egli partì in automobile accompagnato da un miliziano
francese, Lucien Pommier, vice del capitano francese Henri Puech, capo
di una squadra di sabotatori composta da miliziani, e da me stesso.
Arrivati a Cuneo fummo incaricati di controllare i documenti d'identità
di sette prigionieri, appartenenti a tre gruppi diversi. Mi sembra di
ricordare che questi uomini si chiamassero Henri Bacarisse, fratelli
Molinari, Caneva, Truci [Truchi], Soletti e Dalmasso. I prigionieri
erano entrati in Italia per effettuare una missione militare per conto
dello S.R.O. francese, diretto a Nizza dal comandante Muller. Erano stati
soprattutto incaricati di prendere contatti con i partigiani italiani,
di inviduare terreni per i paracadute, ecc.
In pratica venne interrogato solo il capo missione Bacarisse.
Leon Jacobs (alias Felix), Verbale di interrogatorio, confluito in documentazione (KV-2-2288) degli archivi statunitensi N.A.R.A, ricerca di Giorgio Caudano
Nel gruppo dei Molinari c'era anche Marius Truchi di Moulinet [30
chilometri a nord di Mentone] che, prima di passare alle dipendenze, più
propriamente, dello S.R.O. francese (diretto dalla D.G.E.R., a sua
volta emanazione del B.C.R.A.), insieme a loro e ad altri aveva già
compiuto diverse missioni verso Tenda, Sospel e Breil per conto
dell'Oss, che li aveva reclutati perché già, anche se brevemente,
partigiani del maquis: Truchi nelle Alpi di Alta Provenza. Marius
Truchi ha rilasciato una lunga dichiarazione, "Memorie dei giorni di
speranza", per il libro di autori vari "Racconti e testimonianze nelle
guerre dal 1914 ai giorni nostri" (Edizioni In Libro Veritas,
Cergy-Pontoise, 2009, compulsato in primis dallo storico locale Giorgio Caudano). Dall'articolato resoconto fatto da Truchi qui
vengono estrapolati alcuni passi relativi all'avventura finale. A
prendere a Tenda in consegna, dopo l'arresto, dovuto alle manovre di un
certo Cartolano, era arrivato un certo Felix, di cui si sa da altre
fonti che era un belga ingaggiato dai servizi segreti (S.R.A.) della
Marina da guerra tedesca: al secolo Leon Jacobs, qui già citato. Truchi:
"Veniamo subito portati al Kommandantur installato all'Hôtel National
di Tenda; noi stiamo lì un giorno e una notte senza cibo. Il nostro
arresto, si è appreso in seguito, provoca una forte reazione dei servizi
di intelligence tedeschi di Sanremo. Mi sembra di ricordare che questo
servizio era quello della Marina. Ci fu anche una reazione della
Gestapo, per la quale lavoravano degli ufficiali francesi. L'arrivo di
un alto funzionario di questi servizi decide sul nostro trasferimento".
Felix aveva già avuto a che fare sulla tragica morte del capitano Gino Punzi,
altro agente dell'OSS, anch'egli in precedenza maquisard, ma nella
valle nizzarda del Paillon. Truchi ed altri compagni vennero trasferiti a
Sanremo e imprigionati nella tristemente nota Villa Auberg, trasformata
in carcere nazista. Ai pesanti interrogatori compiuti nei sotterranei
dell'edificio parteciparono anche dei francesi (per Truchi "uomini dei servizi speciali che lavoravano per la
Gestapo", al comando di Felix) al servizio dei tedeschi. Felix, ad un
certo momento, avrebbe agevolato la fuga del capo della missione di
Truchi, il che risulta confermato dal tentativo
fatto da lì a breve da Felix con il suo capo Sessler di consegnarsi per
tempo, per provare ad ingraziarsele, alle autorità militari alleate di Nizza. Poi
i francesi vennero trasferiti ad un'altra prigione di Sanremo ("condividiamo questa
sistemazione con dei delinquenti comuni, ma anche con combattenti della
resistenza"). Di qui, il 19 marzo 1945 ("incatenati, saliamo di nuovo
in uno dei famosi camion coperti") Truchi e due compagni, i fratelli Molinari
,
insieme ad altri detenuti, furono trasferiti a Genova, a Marassi. Due
volte alla settimana venivano condotti in centro a Genova, alla Casa
dello Studente, per le solite vessatorie inquisizioni. Il 20 aprile
arrivava il verdetto di condanna a morte, ma, mentre i fratelli
Molinari con altri prigionieri venivano trasferiti per l'esecuzione a
Bolzano, Truchi rimase a Genova. Alla vigilia della Liberazione venne
("ultimo francese") portato fuori dal carcere da "un avvocato, membro
del CLN", armato di fucile mitragliatore e chiamato a combattere per
liberare altri resistenti ancora in cattività.
Adriano Maini
Nei primi mesi dell'anno 1945, in Breil, inizia il calvario di alcuni partigiani. Sono i fratelli Giacomo e Carlo Molinari: in viaggio per una missione a Tenda, latori di lettere per accordi con la formazione "Giustizia e Libertà" che agisce in Piemonte. All'atto del fermo riescono ad ingoiare le missive. Era il 3 di febbraio. Legati con fil di ferro schiena contro schiena per due giorni, senza cibo, subiscono serrati interrogatori. Il terzo giorno, caricati su un camion, sono condotti a Cuneo ove subiscono percosse a sangue. Trascorsi altri tre giorni si decreta il loro invio a Sanremo. Giunti ai Forti di Nava vengono imprigionati, quindi interrogati per tutta la notte e rifocillati con pane secco e acqua. Condotti a Sanremo sono presi in consegna da un non meglio identificato "signor Felice" [
n.d.r.: si trattava invece di Leon Jacobs, il "Felix" qui già citato] che come guardie del corpo usa giovani fascisti "cattivi come lupi". Gli interrogatori e le percosse durano a lungo. Poi i Molinari son separati e rinchiusi a Villa Umberto. Qui avviene un incontro inaspettato con Saluzzo, Giacobbe Santeri e Bordero compagni arrestati in Breil qualche giorno prima e anch'essi detenuti dai fascisti. Il Saluzzo "Martino" [Salusse] e Santeri "Romano" [Santoni], trascorsi alcuni giorni in San Remo, vennero condotti ad Imperia e fucilati. Fu loro ardire cantare la "Marsigliese" di fronte al plotone di esecuzione: "Martino" aveva solo 21 anni e "Romano" 23. La sorte dei fratelli Molinari prosegue a quel punto come un'odissea dolorosa. Trasferiti in Genova nelle carceri di Marassi, ne uscivano ogni giorno per essere interrogati nella famigerata "Casa dello Studente" subendovi torture impensabili, non escluse atroci scosse elettriche ai genitali. Mai svelarono alcunché, mai accusarono alcuno, mai cedettero. Nell'aprile 1945 la condanna a morte definitiva: i tedeschi, temendo l'avanzata degli alleati, prelevati i prigionieri in numero di venticinque, li inviano verso i campi di sterminio in Germania. Un milite ferroviere, dopo avere chiusi i lucchetti delle catene, consegna furtivamente la chiave ai Molinari. La tradotta sosta a Bornasco tra Pavia e Milano. Un rombo di bombardieri alleati crea il fuggi fuggi generale. Sette prigionieri, e fra questi i fratelli Molinari, riescono a darsi alla fuga. Fatti segno di colpi di fucile si buttano in una gora. L'acqua gelida quasi li soffoca: comprendono che la loro salvezza sta nel resistere all'immersione. Alcuni dei fuggitivi sono catturati, fra cui il generale
Cesare Rossi, ma non loro. Calata la notte si portano alla fattoria di Antonio Riffaldi che li accoglie e, dopo averli vestiti con abiti civili e rifocillati, li porta in una galleria vicina. La mattina successiva il Riffaldi reca ai fuggitivi cibo, bluse da lavoro con la scritta "Impresa O.M." di Milano e falsi documenti. Ultima sfida alla Gestapo che li ricerca accuratamente: con la guida di un prete, i Molinari sono accompagnati attraverso i campi presso una banda partigiana, dipendente dalla Quarta brigata "Matteotti". I fratelli restano così aggregati alla banda e con essa parteciperanno alla presa di Milano. Lo storico C. Botton nella sua "Histoire de Breil" scrive che i Molinari, dopo la Liberazione, videro i corpi di Mussolini e della Petacci appesi a Piazzale Loreto. Ecco dunque che i Molinari, con cinque compagni, lasciano Milano e recano a Genova le spoglie di altri partigiani morti. Proseguono verso la Riviera di Ponente. Sono accolti e consegnati all'Armata Libera di Francia. Per il loro comportamento riceveranno l'encomio della Divisione
con "Croce di Guerra e Stella d'Argento". Riportiamo citando dallo storico Botton la motivazione della decorazione: "Agenti del S.R.O. hanno effettuato numerose missioni in territorio nemico. Nel corso di una di queste, sono stati fatti prigionieri, torturati e condannati a morte, ma sono riusciti ad evadere e a riconquistare la libertà".
Don Nino Allaria Olivieri,
Dalla valle del Cairos a Piazzale Loreto, "La Voce Intemelia" - Aprile 2008, articolo ripreso in "
Quando fischiava il vento - Episodi di vita civile e partigiana nella Zona Intemelia" di Alzani Editore - La Voce Intemelia - A.N.P.I. Sezione di Ventimiglia (IM), 2015, pp.92,93
22 aprile 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 629, alla Sezione SIM della V^ Brigata - Messaggio ugentissimo con cui si segnalava che la "spia" Muscolo" molto probabilmente aveva fornito ai nemici notizie tali da rendere possibile per il 23 o il 24 aprile un rastrellamento con truppe provenienti sulla strada di Pigna e che lo stesso informatore aveva aggiunto che molte spie che parlavano francese si erano introdotte in quel periodo tra i partigiani.
23 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 85, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Missiva segreta: "Procedere all'immediato arresto di Muscolo e degli elementi francesi già appartenenti alle SS. Compiere tale arresto con la massima riservatezza, evitando assolutamente che qualcuno possa allontanarsi. Inviarli questa sera sotto scorta armata al comando divisionale".
da documenti IsrecIm in
Rocco Fava di Sanremo (IM),
La
Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della
documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della
Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) -
Tomo
II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico
1998-1999
Da un verbale di
interrogatorio di
Ernest Schifferegger (vedere
infra), confluito in un documento del 2 giugno 1947 redatto dall’
OSS
statunitense, antenata della CIA, si apprende che Salusse e Santoni
riuscirono a comunicare con un altro detenuto, un italiano, un certo
Corrado, che era rientrato clandestinamente dalla Francia insieme ad un
certo Vavassori per compiere, molto probabilmente a ciò forzato, una
missione alleata di spionaggio: non solo lo pregarono di informare le
loro famiglie della loro sorte e del loro luogo di sepoltura, ma gli
trasmisero gran parte delle informazioni militari che erano riusciti a
rilevare. Senonché al Corrado, portato in carcere a Sanremo, vennero
ritrovati e sequestrati gli appunti che aveva in merito trascritto.
Schifferegger aggiungeva che non poteva dire se il Corrado aveva tenuto
gli appunti per avere una merce di scambio con i tedeschi o perché
pensava di riuscire a trasferire quella documentazione oltre confine. Nè
Schifferegger seppe o volle dire quale sorte fosse poi toccata al Corrado, una volta trasferito al
carcere di Oneglia.
Adriano Maini
Ernest Schifferegger era un italiano altoatesino che
in occasione del
referendum del 1939 aveva optato, come tutti i membri della sua numerosa
famiglia, per la nazionalità tedesca. Entrato nelle SS, operò - a suo
dire - solo nella logistica, su diversi punti del fronte occidentale.
Era, tuttavia, a Roma come interprete, quando partecipò al prelievo di
un gruppo di 25 prigionieri politici italiani condotti a morte nella strage
delle Fosse Ardeatine. Fece in seguito l'interprete per i nazisti anche
a Sanremo. Il suo grado era quello di maresciallo. La citata relazione
dell'OSS riporta che alla data del 2 giugno
1947 Schifferegger era ancora in custodia alla Corte d'Assise
Straordinaria di Sanremo.
Adriano Maini