venerdì 24 giugno 2022

Finita la guerra, Rachele e suo padre tornarono a Vallecrosia e nell'estate del 1945 riuscirono a riaprire la farmacia


Nel 1938 in Italia furono introdotte le leggi razziali. Gli Ebrei furono espulsi dalle scuole e dagli uffici pubblici. Conseguentemente Alessandro con la sua famiglia subì la revoca della cittadinanza italiana appena ottenuta, ma gli fu consentito di continuare la sua attività professionale. Il 10 giugno del 1940 l'Italia entrò in guerra...
Agli inizi del 1943, dopo una lunga malattia, morì Fanny per i postumi del mal di cuore e per quelli della paresi alla mano. Nel frattempo in Italia i fascisti, sollecitati dai nazisti, aumentarono la persecuzione nei confronti degli Ebrei, che, abbandonate le città di residenza, cercavano rifugio all'estero ammassandosi nelle zone vicine alle frontiere.
La famiglia di Croce Guido (classe 1930) viveva in una casetta situata a trenta metri dal Torrione di Sant'Anna, a nord della ferrovia. Al di là della strada ferrata, sulla spiaggia in mezzo alle canne, protetta dalle furie delle onde possedeva una baracca che utilizzavano nel periodo estivo. Dopo molti anni Guido ricordava che il brigadiere dei Carabinieri della locale stazione andò a trovarli a casa e chiese a suo padre Ettore di ospitare per una notte nella baracca venti ebrei che gli avevano chiesto aiuto.
E così avvenne. Nottetempo, dalla Francia sopraggiunsero delle barche e su  queste gli ebrei vennero trasportati a Montecarlo e da qui messi in salvo in luoghi sicuri. Guido col magone nel cuore dichiarava: "Non è vero che tutti i fascisti erano antisemiti!".
L'8 settembre del 1943 il Governo Badoglio diede l'annuncio della firma dell'armistizio con gli Anglo­Americani. Come reazione i tedeschi si preoccuparono di trasferire le loro truppe in Italia  ed  anche in Liguria.
A Vallecrosia occuparono la residenza del Principe Russo, la villa Cava e vi installarono il supremo Comando militare.
A quel punto, il Capo della Polizia fascista comunicò ad Alessandro che, suo malgrado, da quel momento non avrebbe potuto più proteggerlo. Difatti la vigilanza poliziesca subì subito una radicale trasformazione. Da normale controllo divenne repressione: i militari tedeschi a bordo di una motocicletta, su cui era installata una mitragliatrice andavano avanti e indietro da Ventimiglia a Bordighera, di giorno e di notte. Quando catturavano qualcuno, al malcapitato, il minimo che poteva succedergi era quello di essere costretto ad ingerire dell'olio di ricino. Il massimo la morte, come avvenne per un cittadino di Vallecrosia, trovato in possesso di una radio­trasmittente.
Si scatenò allora la solidarietà dei vallecrosini nei confronti degli Zitomirski: a turno, e per la durata massima di due giorni, li ospitarono di nascosto nelle baracche situate vicino alle loro abitazioni, offrendo loro vitto ed un giaciglio di fortuna.
Per porre fine a questa vita randagia, Alessandro e Rachele cercarono rifugio a Verezzo, sopra Sanremo, in una zona montuosa denominata "Rodi", presso la famiglia Modena Giuseppe.
A consigliare loro tale località, assai distante da Vallecrosia, fu una carissima amica e coetanea di Rachele, la signorina Bilour, i cui genitori erano proprietari di una fabbrica di racchette da tennis a Bordighera. Consapevole che la famiglia Zitomirski era molto nota nel comprensorio ventimigliese era certa che i loro spostamenti sarebbero stati notati facilmente da tutta la popolazione e anche dai tedeschi durante i controlli nell'estenuante ricerca degli ebrei.
Redazione, ... continua la storia della Famiglia Zitomirski. La vita di Rachele Zitomirski, L'eco del Nonno, Notizie dalla RPA CASA RACHELE, Febbraio 2015, N. 14

E chissà se apparteneva alla famiglia di Giuseppe Modena anche l'Antonio Modena identificato come partigiano dai brigatisti neri di Sanremo? In proposito si veda questo articolo. Adriano Maini

Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona.
In settembre insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, in quel periodo comandante della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" e, da dicembre 1944, comandante della Divisione stessa]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri di Vallecrosia che aveva aderito alla Resistenza. Vittò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il SIM (Servizio Informazioni Militare) e i SAP (Squadre d’Assalto Partigiane), e io fui nominato suo agente e collaboratore.
Renato "Plancia" Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM), 2007

Le atrocità dei nazisti nei confronti degli Ebrei suscitarono forti reazioni presso la popolazione dei territori occupati e rafforzarono i movimenti di protezione verso coloro che erano oggetto dei soprusi dell'antisemitismo. Dal canto loro i Tedeschi, una volta arrivati a Vallecrosia, occuparono la casa dei Zitomirski installandovi il loro comando. Venuti a conoscenza di questo fatto, la prima famiglia che aveva ospitato i due ebrei si spaventò ed invitò Alessandro e sua figlia ad abbandonare la loro casa. Rachele sentì il mondo crollarle addosso e venne colta da una crisi di pianto mentre percorreva la strada mulattiera che conduceva alla sua modesta abitazione. In tale condizione la trovò un residente del borgo, tale Siccardi Mario che, impietositosi del caso, diede ospitalità a lei e al padre in un casolare deserto di sua proprietà, nonostante il parere contrario della moglie, anche lei preoccupata della reazione dei tedeschi, nel caso avessero scoperto il rifugio della famiglia ebrea.
Mario, coetaneo della dottoressa, aveva una figlia di sette anni e un figlio di tre che si affezionò a Rachele, la quale dall'inizio del suo soggiorno a Verezzo cambiò il suo nome, assai raro in Liguria e che avrebbe potuto far sorgere sospetti, in quello di Maria: difatti per tutti era la dottoressa Maria "la russa". Mentre il padre viveva sempre rinchiuso in casa, Rachele si spostava da una famiglia all'altra del borgo, in quanto era solita familiarizzare con tutti. Teneva rapporti quotidiani con la famiglia Siccardi, assisteva i figli quando tornavano a casa da scuola, chi da quella materna, chi da quella elementare. Era diventata esperta nell'arte culinaria e, poiché in casa Siccardi vi era un  forno, si dilettava a sfornare pizze e torte. Si interessava inoltre alla salute di coloro che cadevano malati, dandosi da fare per procurarsi le medicine del caso. Alla signora Rodi Ilia, che aveva avuto un brutto incidente, riuscì a procurare le medicine che erano introvabili. Avevano una buona disponibilità di denaro e nella loro casa non mancava mai nulla: per loro era facile procurarsi quanto gli abitanti del borgo non avevano. Ma, col passare del tempo, anche le loro sosta ze stavano assottigliandosi al punto che un giorno Maria (Rachele) si lasciò scappare questa frase: "Speriamo cbe questa guerra finisca presto, perché non abbiamo più liquidità!". Rachele aveva impostato la sua vita piena di  impegni cbe le consentivano di trascorrere alacremente il tempo, mentre il padre sempre rinchiuso in casa, giorno e notte, viveva nel terrore di essere scoperto, quindi giustiziato dai nazisti, e nel ricordo di sua moglie. All'insaputa di sua figlia, un giorno scappò da Verezzo e alcuni vallecrosini lo trovarono piangente di fronte alla tomba della moglie e subito avvisarono il suo amico e vicino di casa Anfosso Luigi, che, a bordo della Croce Rossa di cui era autista volontario, lo ricondusse a Verezzo prima che i nazisti lo scoprissero.
Redazione, ... continua la storia della Famiglia Zitomirski. La vita di Rachele Zitomirski, L'eco del Nonno, Notizie dalla RPA CASA RACHELE, Maggio 2015, N. 15

Gli Zitomirski erano anche aiutati dagli amici che avevano lasciato a Vallecrosia, i quali periodicamente, in bicicletta, portavano viveri ed informazioni, incontrandosi a metà strada, sulle alture di Sanremo. Queste erano persone coraggiose che, in cambio di niente e rischiando molto, avevano nascosto nelle soffitte e nelle cantine dei bauli colmi di indumenti e di oggetti personali della famiglia Zitomirski.
All'inizio del 1944 il governo Badoglio, scomparso dalla scena politica Mussolini, dietro la spinta dei Comitati di Liberazione Nazionale (CLN) e dei vari partiti che si erano ricostituti, fu costretto ad emanare provvedimenti [n.d.r.: che, va da sé, ebbero vigore nel Centro-Nord Italia occupato dai tedeschi solo una volta terminato il conflitto] per la reintegrazione dei diritti dei perseguitati politici e di quelli dei cittadini colpiti da provvedimenti razziali.
Pertanto, in forza del Reale Decreto Legge n. 26 del 20 gennaio 1944, la famiglia Zitomirski tornò ad avere la cittadinanza italiana.   
Finita la guerra, Rachele e suo padre tornarono a Vallecrosia e nell'estate del 1945 riuscirono a riaprire la farmacia.        
Redazione, ... continua la storia della Famiglia Zitomirski. La vita di Rachele Zitomirski, L'eco del Nonno, Notizie dalla RPA CASA RACHELE, Agosto 2015, N. 16
 
Le ulteriori diligenti indagini svolte atte ad accertare se il Biancheri abbia o meno collaborato con i nazifascisti hanno dato esito negativo.
Il Biancheri, tenente colonnello di complemento, venne nel mese di ottobre del 1943 richiamato alle armi e assegnato alla Questura del Capoluogo in qualità di dirigente.
Dopo tre mesi di servizio ed in seguito alla sua malferma salute chiese ed ottenne di essere inviato in congedo.
Non si è iscritto al P.F.R.
Anche l'accusa mossagli di aver allontanato da Vallecrosia il farmacista Zitomirski perché appartenente alla razza ebraica è sfumata, in quanto da accertamenti eseguiti è risultato che il farmacista suddetto gli affidò, durante la sua assenza, la direzione della stessa farmacia e sono sempre stati in ottimi rapporti.
Iscrittosi al P.N.F. nel 1923 venne nominato membro del direttorio del fascio di Ventimiglia, carica che tenne fino al 1926.
Negli anni 1924-25 ricoprì la carica di Commissario Prefettizio di Bordighera e contemporaneamente quella di V. Commissario di Ventimiglia.
Egidio Ferrero, Maresciallo di Polizia, Dirigente il Nucleo di Polizia Giudiziaria alle dipendenze del P.M. presso la Corte Straordinaria di Assise - Sezione di Sanremo, senza data, Comunicazione al Pubblico Ministero, documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo (IM)