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Pigna (IM), Val Nervia |
Nella Valle Nervia [dopo l'8 settembre 1943] alcuni ufficiali cercarono rifugio e sicurezza a Rocchetta Nervina, dove il tenente Stefano Carabalona ["Leo"], residente in loco, cercava di organizzare gli sbandati e di procurare il maggior numero di armi possibili.
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
L'8° distaccamento [della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"] giunge a Rocchetta Nervina verso il 20 giugno [1944]. È comandato da Alfredo Blengino (Spartaco) che il giorno 23 dello stesso mese lancia un proclama alla popolazione del paese, ringraziandola per la solita buona accoglienza fatta ai partigiani ed invitandola ad appoggiare, nella maggior misura possibile, l'azione di chi combatte per la libertà [...] Gli uomini della formazione ammontano ad una ventina, ma, in pochi giorni, il numero degli effettivi è pressocchè raddoppiato, mentre viene notevolmente migliorata l'organizzazione del distaccamento. L'armamento consiste in fucili e moschetti. L'8° distaccamento opera nella Val Roja, procurando notevoli difficoltà al traffico delle truppe nazi-fasciste.
Nei giorni successivi la formazione passa al comando di Stefano Carabalona (Leo) che si trova subito impegnato in un durissimo combattimento.
Carlo Rubaudo,
Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’
Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, p. 154
[...] il mese di luglio [1944] si aprì con un rastrellamento tedesco a largo raggio, essenzialmente rivolto verso Rocchetta Nervina, Castelvittorio, Molini di Triora e Langan.
La difesa di Rocchetta Nervina, che si protrasse dal 1° al 4 luglio 1944, ebbe luogo soprattutto ad opera dell'8° Distaccamento della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", che da circa una settimana era attestato nel paese. [...] Per alcune ore il combattimento si protrasse con alterne vicende ed alle 12 i nazifascisti si ritirarono, accusando la perdita di un centinaio di uomini.
La difesa del paese venne fiaccata il giorno successivo, 4 luglio 1944, ad opera di 800 uomini di truppa che, occupato il paese, lo saccheggiarono. Alla sera rimase sul selciato un ingente numero di vittime.
Rocco Fava di Sanremo (IM),
La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
"Ma il tedesco pagò ben caro il suo successo, perché non meno di 180 uomini furono messi fuori combattimento... Fra coloro che maggiomente si distinsero sono da ricordare il vecchio "Notu" che, benché fosse rimasto ferito due volte, continuò a lottare fino all'esaurimento delle sue munizioni, Longo [Antonio Rossi], Falce [G.B. Basso], Colombo, Filatri [
n.d.r.: Gennaro Luisito Filatro, nato il 24 giugno 1917 a Civita (CS), già sergente maggiore del Regio Esercito, ufficiale addetto alle operazioni di distaccamento, passò poi in Francia al seguito di Carabalona], il giovanissimo Arturo [Arturo Borfiga] ed il prode Lilli [Fulvio Vicàri], che doveva più tardi immolare la sua giovane esistenza per la causa della liberazione".
Stefano Carabalona (Leo) in Mario Mascia,
L’epopea dell’esercito scalzo, A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
Il rastrellamento di luglio [1944] da parte dei nazifascisti non fu lungo. Il Comandante Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] aveva ordinato ed organizzato una ritirata di emergenza e dava ordini precisi ai vari comandanti dei distaccamenti di attendere i suoi ordini. Radunò lo Stato Maggiore e studiò nei minimi particolari un attacco alla caserma di
Pigna.
[...] Il distaccamento di Stefano Leo Carabalona [
n.d.r.: poco tempo dopo comandante della Missione Militare dei Partigiani Garibaldini presso il Comando Alleato di Nizza] dalla parte di Rocchetta Nervina, con Lolli [
n.d.r.: Giuseppe Longo, in seguito vice comandante della citata Missione Militare presso il Comando Alleato], doveva vegliare con i suoi uomini la strada Dolceacqua-Pigna.
don Ermando Micheletto, Op. cit.
Verso la fine d’agosto 1944, in concomitanza con l’avanzata degli eserciti alleati sbarcati in Provenza, la V^ Brigata Garibaldi, forte ormai di oltre 950 uomini, iniziò un’azione convergente su Pigna, tenuta da un centinaio di militi repubblicani e centro delle difese nazi-fasciste della zona di montagna... In quei giorni si distinsero i distaccamenti di Gino (Gino Napolitano), di Leo (Stefano Carabalona), e di Moscone [Basilio Mosconi]. Alla fine il nemico rinunciò a difendere le sue posizioni di
Pigna: evacuò il paese e si ritirò su posizioni più arretrate (Isolabona - Dolceacqua), abbandonando nella fuga precipitosa armi e munizioni che furono recuperate dai nostri e che andarono ad arricchire l’esiguo armamento di cui la brigata era provvista. Venne occupata Pigna, dove si stabilì il comando dei partigiani, si nominò un’amministrazione provvisoria e si provvide a munire la difesa della zona sia per poter riprendere gli attacchi verso la costa ed in direzione del fronte francese che si andava spostando verso est, sia per far fronte ad eventuali contrattacchi nemici. Infatti il I° distaccamento prese posizione su Passo Muratone alla destra dello schieramento per impedire puntate provenienti da Saorge (Francia); il V° distaccamento, al comando di Leo, occupò la stessa Pigna, posta al centro dello schieramento, distaccando una squadra di venti uomini a Gola di Gouta a guardia della strada. [...] A Pigna, nel frattempo, era giunta una
missione composta di numerosi ufficiali “alleati”, accompagnati da un corrispondente di guerra canadese. La missione, studiata la zona, avrebbe dovuto proseguire per la Francia passando attraverso le maglie delle linee tedesche fra Gramondo e Sospel.
Mario Mascia, Op. cit.
Stefano "Leo" Carabalona era nato a Rocchetta Nervina (IM) il 10 gennaio del 1918. Dopo aver conseguito la maturità classica a Mondovì (CN), nell’imminenza della guerra fu chiamato alle armi ed inviato a Pola presso l’allora esistente scuola allievi ufficiali di complemento dei bersaglieri. Quale sottotenente dei bersaglieri partecipò alla campagna di Albania ed alla guerra in Grecia, dove venne decorato con una medaglia di bronzo al V.M. Promosso per merito straordinario tenente ed infine ferito più volte in combattimento, in seguito alle lesioni riportate nell’ultima delle ferite (schegge all’occhio sinistro) venne rimpatriato a Firenze presso l’ospedale militare. Congedato al termine della convalescenza, tornò a Rocchetta Nervina, ma nel 1941 in vista della campagna di Russia si arruolò volontario quale ufficiale di fanteria ed assegnato alla divisione celere “Legnano”. Rientrò in Italia a piedi con pochi superstiti della compagnia di cui era comandante. Nel 1943 si sottrasse alla chiamata della R.S.I.: per vendetta fu incendiata la casa di famiglia in Rocchetta Nervina, ma fortuite circostanze impedirono al fuoco di propagarsi e la casa si salvò; sono rimaste sul pavimento di una stanza, visibili a tutt’oggi, le tracce di quelle fiamme. Giuseppe Carabalona, figlio di Stefano, email, 2012
Arturo Borfiga portò 12 russi al Distaccamento di Leo e un'altra volta
un mulo con 2 mitragliatrici, di cui aveva infilato le canne nei
pantaloni.
Leo sgozzò l'ufficiale repubblichino che dai pressi del cimitero di Camporosso faceva sparare su Rocchetta Nervina.
Quando a Vallecrosia, il giorno del suo ferimento,
aprì la porta agli uomini dell'UPI, era riuscito a mettere la mano
sulla pistola del nemico, deviando il colpo partito nella colluttazione. Massimo Carabalona, figlio di Stefano, email, 2020
Pippo Longo (Lolli) mi raccontò che quando lo vide [n.d.r.: vide Stefano Carabalona, arrivato a Nizza gravemente ferito] era talmente giù che stentò a riconoscerlo.
Ricordo che gli americani lo curarono al Pasteur di Nizza dove gli estrassero il proiettile. Gli fecero un regalo facendo realizzare un braccialetto e fecero montare l’ogiva.
La palla fu estratta dalla schiena, dove gli rimase una significativa cicatrice.
Longo, siciliano di Catania, era ufficiale della Guardia alla frontiera GAF. Più o meno era coetaneo di mio padre. Non mi ricordo dove Longo era in servizio, sicuramente il comando era a Ventimiglia ma le unità erano assegnate sul confine. Se non ricordo male andarono in montagna insieme. Sicuramente si erano conosciuti in precedenza: Rocchetta era un centro di distribuzione di riferimento per quella porzione di fronte. Di lì partiva gran parte del tabacco e delle poche sigarette destinate ai militari. Non credo avesse avuto le stesse esperienze operative di mio padre, ma ricordo che era ben considerato e che sono stati insieme in tutti i guai.
Massimo Carabalona, figlio di Stefano, email, 23 dicembre 2021